Labirintite: cos’è, come si riconosce e perché provoca le vertigini

Il termine labirintite indica una generica infiammazione del labirinto che si trova nell'orecchio. Porta a riduzione dell'udito e vertigini

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Si fa presto a dire labirintite. Come ogni volta che un termine si chiude con il suffisso “ite”, questa parola indica una generica infiammazione del labirinto. Ma non sempre, anche se comunemente si parla di labirintite, i problemi di posizione del corpo nello spazio che si rivelano con le classiche vertigini (nelle diverse forme), nascono in questa sede.

Per questo è sempre importante che la diagnosi venga fatta da uno specialista, per capire i meccanismi alla base delle vertigini. Ed allora, detto che caso per caso occorre avere un quadro ben definito, ecco cosa è utile sapere e come informare il medico che provvederà poi ad impostare la terapia più indicata caso per caso.

Come il corpo controlla il movimento

Il labirinto si trova nella parte più interna dell’orecchio vicino al cervello. Ed è una struttura assai sofisticata. È formato dai canali semicircolari e dalla chiocciola, che hanno funzioni diverse. All’interno dei canali semicircolari, tre anelli posti su tre piani  in modo che ognuno di essi sia messo ad angolo retto con gli altri due, si trova un fluido, che si chiama endolinfa. Questo liquido normalmente, quando il corpo è in equilibrio, è in riposo: ed è come l’acqua di un lago placido, senza onde.

I problemi cominciano quando si fa un movimento anche semplice. Basta ad esempio che scuota il capo per creare qualche onda nel mare, creando un moto “ondoso” nell’endolinfa. In questo caso le piccole cellule sensitive che si trovano lungo i canali semicircolari registrano immediatamente le onde dell’endolinfa e inviano al cervello e al cervelletto, attraverso il ponte ed il mesencefalo, il messaggio.

A questo punto dalla corteccia temporale parte l’ordine di risposta. Il cervello comanda ai muscoli e ai tendini di  qualche parte del corpo di contrarsi o rilassarsi. Ad esempio fa portare indietro o in avanti le braccia, finché non si ritrova l’equilibrio e l’endolinfa ritorna allo stato di calma.  Mentre i canali semicircolari controllano l’equilibrio del corpo in movimento, la chiocciola coordina la posizione del fisico in fase in equilibrio statico. Le cellule della chiocciola sono leggermente diverse da quelle dei canali semicircolari e sono provviste di piccole particelle, gli otoliti, che premono sui filamenti nervosi quando l’endolinfa si muove. Da lì, poi, i segnali vanno al cervello che reagisce di conseguenza.

Quando le vertigini sono dovute a labirintite

Anche se si parla spesso, magari non proprio a proposito, di labirintite, le vertigini che nascono in questa parte dell’orecchio sono rare. Il problema può essere  legato ad un eccesso di endolinfa, il liquido che si trova nel labirinto, o piuttosto a un abbassamento di “livello” del liquido dovuto a scarsa produzione del liquido da parte della stria vascolare, una piccolissima struttura formata da capillari. Anche in questo caso, tuttavia, il difetto originale nasce da un deficit della microcircolazione localizzato in questo grumo di piccolissimi vasi sanguigni.

Oppure  ad altre condizioni: un tumore, un trauma o una grave infezione (ad esempio un’otite non guarita, che si è espansa verso l’interno) possono alterare il sistema di “ricevimento” dei segnali. Per cui viene inviato uno stimolo scorretto al cervello, con conseguente comparsa di giramenti di testa, nausea e gli altri disturbi che si accompagnano alle vertigini.

Quando la labirintite è dovuta ad un’infezione dell’orecchio

Ci sono casi in cui la labirintite fa seguito ad un’infezione legata all’invasione dell’orecchio interno da parte di batteri. In questi casi si può avere una labirintite purulenta che può far seguito soprattutto ad un’otite media oppure ad un’infezione da organi vicini. Nell’otite media acuta i germi passano nel labirinto attraverso le vie di collegamento delle due strutture anatomiche, cioè le “finestre” ovale e rotonda. Il rapporto tra meningite e labirintite è invece più complesso, e può essere “reciproco”.

Infatti la prima può determinare la seconda, ma spesso accade che una labirintite non curata a dovere possa attaccare anche le meningi, dando luogo ad un quadro estremamente grave. In ogni caso la labirintite purulenta porta sempre alla comparsa di vertigini molto intense e di nistagmo.

Nelle forme più gravi si può addirittura avere una totale sordità, mentre se viene interessato il nervo facciale che decorre in prossimità del labirinto si può addirittura avere una paralisi nervosa, che si manifesta con trazione della bocca verso un lato del viso. La cura di questa patologia infettiva si basa sugli antibiotici, che quasi sempre sono sufficienti a risolvere il quadro. Nelle forme più gravi può essere necessario un intervento chirurgico, la labirintectomia, per consentire la totale ripresa della funzione del labirinto.

Quando inizia a funzionare il labirinto

Il bimbo molto piccolo quando muove i primi passi ciondola terribilmente, fino a crollare tra le braccia della mamma. Ma questa “debolezza” non dipende solo dai  muscoli, incapaci di  sopportare a lungo il peso della gravità sul corpo. Ai più piccoli manca soprattutto l’allenamento perché nei neonati il centro che regola la posizione del corpo nello spazio, non è ancora abituato a comandare.

Una funzione che assumerà in breve tempo, non appena, dopo qualche mese, i suoi movimenti diverranno più sicuri. Quando il suo labirinto, l’organo che controlla la posizione del corpo nello spazio, avrà ricevuto le necessarie informazioni.

Anche se è perfettamente formato  al momento della nascita, infatti, il labirinto non riesce ancora a lavorare. Perché il piccolo non è abituato a regolare i propri movimenti in base agli stimoli che il corpo, muovendosi nell’ambiente,  invia al cervello. Verso i quattro – cinque mesi, settimana più settimana meno, il sua capo smetterà di ciondolare. E piano piano, imparerà a stare in piedi, a muoversi e correre senza cadere.

Cosa succede se soffriamo di vertigini

La testa gira. E nei casi più gravi, si perde l’equilibrio. Insomma si soffre di vertigini. Anche se qualche tempo fa questo meccanismo veniva fatto risalire totalmente all’orecchio e più precisamente al labirinto, che ha il compito di “registrare” i bruschi mutamenti di posizione, oggi si sa che il sistema di controllo della posizione nello spazio è molto più complesso.

Tanto che quando soffriamo di cinetosi, mal d’auto o mal di mare, gli “sballottamenti” dell’ambiente esterno inducono un’alterazione dell’endolinfa (il liquido che si trova nel labirinto e deve rimanere sempre in perfetto equilibrio quando il corpo è in posizione fissa), che provocano questi disturbi. Pochi minuti dopo lo “stop”, tuttavia, la situazione si riequilibra. E la testa smette di girare.

In qualche caso, però, le vertigini compaiono per l’eccessiva eccitazione. Capita ad esempio dopo una sbornia perché l’alcol in eccesso, pur dando un senso di euforia, tende a modificare la percezione del corpo nello spazio. E qualcosa di simile, pur se solo sotto l’aspetto linguistico e non sotto il profilo propriamente clinico, potrebbe capitare quando si vede una bella ragazza.

Quando le vertigini indicano labirintite o malattia

La sensazione “patologica” di perdere l’equilibrio, quindi, si può sviluppare per tanti motivi. Molti infatti sono gli elementi che concorrono a mantenere la posizione del corpo nello spazio. In chi soffre di aterosclerosi o ha comunque un deficit della microcircolazione il danno vascolare può interessare le zone deputate alla discriminazione degli input provenienti dalla periferia del corpo, che sono dislocate in diverse zone del sistema nervoso centrale. Lungo il ponte ed il mesencefalo, che fanno parte del tronco encefalico (il tratto che collega la corteccia cerebrale al midollo spinale).

Nel cervelletto, che si trova esattamente dietro ad esse. Oppure anche nella corteccia temporale, dove si trovano i centri di raccolta e di integrazione delle sensazioni che giungono dal corpo. Un piccolo danno vascolare localizzato in queste parti, o comunque un’insufficiente irrorazione ai neuroni specializzati in questa funzione possono scatenare le vertigini.

Le cellule nervose, infatti, hanno costante bisogno di nutrimento, in particolare di glucosio ed ossigeno, che vengono trasportati dal sangue. E un deficit della microcircolazione, cioè dei microscopici vasi capillari che irrorano le zone più periferiche della corteccia,  può determinare carenze localizzate e impercettibili, in grado però di squilibrare il normale funzionamento di queste zone di controllo. Lo stesso meccanismo può essere chiamato in causa anche nelle forme di grave anemia, perché l’emoglobina che trasporta l’ossigeno all’interno dei globuli rossi è insufficiente.

Non solo: In alcuni casi il danno non è legato direttamente alla circolazione, quanto piuttosto all’insufficienza dei neurotrasmettitori, i composti che permettono il passaggio dei segnali nervosi da un neurone all’altro. La risposta di adattamento dell’organismo, che normalmente si attiva in pochi millesimi di secondo, può quindi ritardare, lasciando per un attimo la sensazione di perdita dell’equilibrio. Infine, sempre nel cervello possono nascere le vertigini in chi è ansioso. In questo caso però entra in gioco il sistema limbico, una zona molto antica del sistema nervoso che entra nella gestione delle emozioni. Da questa parte vengono inviati segnali alla corteccia temporale, che a sua volta può avere difficoltà a svolgere la sua funzione di controllo.

Cosa sono la sindrome vertiginosa acuta e la vertigine parossistica benigna

La vertigine parossistica benigna è forse la forma più comune ed è del tutto benigna, come dice la denominazione. In questo caso le crisi vertiginose sono di brevissima durata e si manifestano frequentemente, specie quando si pone il capo in determinare posizioni (ad esempio con la testa china verso il basso). La sensazione vertiginosa non si accompagna ad altri disturbi.

La causa, che un tempo veniva fatta risalire solo all’artrosi cervicale, viene oggi identificata spesso con la cupololitiasi, ovvero nella formazione di piccole “pietruzze” simili a calcoli nella zona posteriore del labirinto, capaci di alterare il normale equilibrio del fluido presente. In caso di vertigine parossistica benigna si è+ di fronte quasi sempre ad attacchi occasionali in cui la sensazione che la testa giri e che il corpo non sia ben posizionato nell’ambiente si prolunga per alcuni giorni.

In genere alle vertigini si accompagnano a nausea e vomito e durano alcuni giorni. Progressivamente però la situazione tende a sistemarsi. La causa va quasi sempre riconosciuta in problemi di tipo circolatorio, ma a volte può essere legata a traumi oppure all’infiammazione del nervo che riceve e coordina i segnali in arrivo dal labirinto, il nervo vestibolare.

Come si fa diagnosi di labirintite e vertigini

Lo specialista è ovviamente in grado di definire, caso per caso, i test diagnostici necessari oltre alla visita e al racconto del paziente per definire il quadro e studiare terapie mirate. Ovviamente gli esami specifici vanno richiesti “su misura”. Ecco qualche controllo che viene effettuato in questi casi.

  • Valutazione della postura. Si effettua con una speciale pedana chiamata stabilometrica. Si tratta di una struttura collegata ad un computer che consente di misurare la capacità dell’individuo di rimanere fermo e tranquillo senza giramenti di testa, oltre che di verificare se sono presenti posizioni viziate (ad esempio la tendenza ad avere il collo leggermente reclinato su un lato per atteggiamento antalgico ad un’eventuale artrosi cervicale. Per avere a disposizione più dati, l’atteggiamento posturale può anche essere studiato mentre la persona cammina.
  • Studio del nistagmo. L’elettronistagmografia si pratica fornendo stimoli termici al labirinto e consente di valutare i movimenti degli occhi in seguito a queste stimolazioni. In pratica si fanno giungere direttamente nell’orecchio più interno dove si trova il labirinto piccole quantità di acqua fredda (30 gradi) e calda (44 gradi) attraverso sottili tubicini, prima da un lato dal capo poi dell’altro. Grazie alla registrazione degli episodi di nistagmo si può quindi valutare se esiste una particolare sensibilità oculare in grado di giustificare le vertigini e indirizzare sulla possibile causa del disturbo.
  • Risonanza magnetica. L’esame viene effettuato solo in casi specifici e selezionati, quando ci si aspetta che esista lesioni estremamente limitate a carico dell’orecchio interno, del cervelletto, del tronco encefalico o di altre zone implicate nella gestione della posizione del corpo nello spazio. Visto che in molti casi queste lesioni potrebbero essere dovute a insufficiente irrorazione di piccole aree di tessuto, spesso l’esame viene effettuato con un mezzo di contrasto per risonanza magnetica, che consente di evidenziare la microcircolazione.
  • Doppler dei vasi sopra-aortici. L’esame è del tutto indolore e rivela la presenza di eventuali restringimenti lungo i vasi che portano il sangue al cervello. In particolare per la diagnosi delle vertigini è utile valutare se esistono problemi a carico delle arterie vertebrali, che corrono lungo la parte alta della spina dorsale e con i loro rami irrorano sia il cervello stesso che l’orecchio interno.

Fonti bibliografiche

  • Labirintite, GVM
  • DʹAuria, F., In Salute. Vertigini da labirintite: spaventose ma benigne, IlBoLive, Università di Padova.
  • Lustig, L.R., Labirintite purulenta, rivisto dal punto di vista medico 2021, Manuale MSD