I tumori del cervello, come si manifestano e come si affrontano

I tumori cerebrali sono lesioni di gravità molto diverse. Come riconoscere i sintomi e le cure disponibili

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La morte di Marie Fredriksson (9 dicembre 2019), cantante dei Roxette, riporta l’attenzione sui tumori cerebrali. Si tratta di lesioni con caratteristiche di gravità molto diverse tra loro, che hanno in comune il fatto di localizzarsi nell’encefalo, distinguendosi quindi da altre forme tumorali che interessano il sistema nervoso centrale.

In generale, comunque le forme tumorali di questa struttura non sono particolarmente frequenti: le stime per l’Italia parlano di circa 6000 nuovi casi l’anno. Non va infatti dimenticato che in molti casi le lesioni cerebrali non sono primitive, cioè non nascono dalle cellule cerebrali, ma piuttosto sono localizzazione secondarie di altre patologie oncologiche, a carico soprattutto dei polmoni e del seno.

Come è fatto il cervello

Il cervello è composto da tre parti principali: l’encefalo, che si trova nella parte superiore del cranio. Più in basso ci sono il cervelletto e il tronco encefalico, una specie di prolungamento che scende dentro il cranio e da cui poi parte il midollo spinale. Da quest’ultima struttura, che corre all’interno della colonna vertebrale, si dipartono poi i nervi periferici che arrivano a captare i segnali delle zone più lontane dell’organismo e a inviare gli ordini di risposta.

L’organo appare grigio perché nella zona più esterna dell’encefalo si trova la sostanza grigia, punto d’arrivo dei segnali nervosi. Questa parte è “solcata” dalle circonvoluzioni, “deformazioni” che aumentano la capacità “ricettiva” del cervello, facendo lievitare le dimensioni della materia grigia.  Nelle parte più interna, però, la materia grigia lascia al posto a quella bianca, che contiene la mielina, una specie di “superconduttore” che accelera il viaggio dei messaggi nervosi.

L’encefalo è diviso in due emisferi. Questi sono la stazione d’arrivo delle informazioni e da essi partono gli ordini di risposta. Anche se sembrano separati, gli emisferi lavorano insieme perché sono collegati tra loro da diversi “ponti” nervosi che permettono il costante passaggio delle comunicazioni da una zona all’altra.

Gli emisferi a loro volta sono divisi in quattro lobi: davanti c’è il lobo frontale, lateralmente quello temporale e più in basso il parietale, dietro il lobo occipitale. Ad ognuno di essi è più specificamente delegata una particolare funzione, ma, grazie alla capacità di adattamento delle cellule nervose, queste “specializzazioni” possono anche essere svolte in altre zone.

Scendendo verso il basso si incontra il cervelletto, che ha il compito di mantenere il corpo in equilibrio, regolando i movimenti dei muscoli in questo senso. Ad esempio quando ci alziamo da letto o ci sediamo, occorre che i muscoli, senza nemmeno che ce ne accorgiamo, diano ordini precisi al  corpo perché questo non cada. Il tronco encefalico invece svolge diverse funzioni, in base alle strutture che lo compongono. Il bulbo, la zona più in alto, contribuisce a regolare la pressione arteriosa, i battiti cardiaci e il ritmo del respiro. Il ponte ed il mesencefalo, le strutture che si trovano più in basso, sono invece “stazioni” intermedie per i segnali nervosi che vengono poi trasmessi più in alto, nelle parti specializzate del cervello.

Come si manifestano e si curano i tumori del cervello

In circa quattro casi su dieci il tumore cerebrale primitivo prende origine da particolari cellule del sistema nervoso centrale, chiamate cellule gliali. Per questo le lesioni che si creano vengono definite gliomi, che poi possono assumere nomi diversi in base alle cellule da cui prendono vita, per cui si parla di astrocitomi, oligodendrogliomi o altri. Particolarmente temibile in questo senso è il glioblastoma. Esistono anche altri tipi di tumore, che vengono de nominati in base alle cellule da cui originano.

In termini generali, in ogni caso, i sintomi e i segni dipendono non solo dall’aspetto dei tessuti che generano le lesioni ma anche e soprattutto dalla localizzazione delle lesioni. Ci sono persone che, ad esempio, possono avere problemi legati all’interessamento del lobo frontale: in questo caso possono prevalere una certa confusione, una forte depressione, difficoltà a muovere un’area del corpo.

Quando i tumori interessano il lobo parietale prevalgono invece quadri come paralisi inspiegabili e/o convulsioni. Quando la lesione si localizza nella parte posteriore dell’encefalo, il lobo occipitale, possono essere presenti problemi alla vista oltre alle convulsioni e alle allucinazioni. Infine, quando viene coinvolto il lobo temporale che si trova in corrispondenza delle tempie, può diventare difficile parlare, muoversi nello spazio e mantenere l’equilibrio. Infine le lesioni possono interessare il cervelletto (alterati soprattutto l’equilibrio e la coordinazione) oppure l’ipotalamo.

Sul fronte dei sintomi l’ingrandimento della lesione e la formazione di edema, ovvero di liquido, porta alla compressione delle strutture che si traduce in mal di testa difficilmente trattabili, oltre che a crisi epilettiche.

Per le cure, il trattamento va scelto caso per caso pur se si punta soprattutto sull’eliminazione della lesione attraverso un intervento chirurgico: questo non si basa più solo sul classico bisturi ma anche su radiazioni mirate che, grazie alla perfetta localizzazione della lesione attraverso le tecniche di imaging cerebrale, possono “distruggere” la lesione senza aprire il cranio. Ovviamente questi interventi sono effettuabili solamente in casi specifici, con lesioni piccole e non diffuse (non più di tre localizzazioni).

In molti casi al trattamento si può associare la radioterapia e, in alcuni casi, la chemioterapia che solo negli ultimi anni ha trovato spazio grazie alla disponibilità di farmaci in grado di superare la barriera naturale che protegge il cervello (barriera ematoencefalica). In futuro si punta anche sull’immunoterapia, che potrebbe spingere il corpo ad aumentare le proprie difese specifiche nei confronti delle cellule tumorali e a difendersi meglio da solo.