Diabete, ecco perché minaccia il sorriso e la salute dei denti

Uno studio mostra come il diabete di tipo 1 e 2 possono avere effetti negativi sullo smalto dei denti e sulla dentina. Come comportarsi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Quando si pensa al diabete, sia esso di tipo 1 o 2, giustamente il pensiero va all’alimentazione, ai problemi metabolici che la patologia comporta, alla necessità di avere particolare attenzione alla salute cardiovascolare. Ed è ovviamente fondamentale, in chiave di controllo della patologia, seguire attentamente tutte le indicazioni in termini di cura che il medico propone, caso per caso. Ma ci sono aspetti che non vanno sottovalutati. Ad esempio, anche se non ci si riflette, occorre una grande attenzione alla salute della bocca.

Sia perché il diabete può aumentare il rischio di patologie del tessuto che circonda i denti, dalla classica gengivite fino a vere e proprie parodontopatie, sia perché potrebbe influire anche sulla comparsa di carie. A segnalare un possibile motivo di questa possibile correlazione, peraltro ampiamente provata nella vita reale, è una ricerca condotta dagli esperti dell’Università Rutgers.

Cosa succede allo smalto

La ricerca è stata condotta sugli animali e sembra provare che in chi deve fare i conti con il diabete potrebbero esserci effetti negativi sullo smalto e soprattutto sulla dentina, ovvero quel composto duro che sta sotto lo smalto stesso e contribuisce a creare la struttura base del dente. Stando a quanto riporta lo studio, proprio alterazioni nella microdurezza dei denti sarebbero alla base di questi effetti.

La ricerca ha valutato due popolazioni di animali, una con diabete di tipo 1 e l’altra no, controllando quanto avvenisse con specifici test mirati proprio a valutare questo parametro. All’inizio le strutture dentali erano del tutto simili. Poi, lo smalto ha iniziato a diventare più ”morbido” negli animali con diabete e progressivamente il divario per questo parametro si è dilatato, fino a giungere ad una vera e propria differenza dopo diverse settimane, con coinvolgimento prima dello smalto stesso poi della dentina sottostante.

In questo modo, traslando ovviamente i dati osservati sull’essere umano, si potrebbe spiegare quanto nella pratica degli odontoiatri si osserva giorno dopo giorno. Nei diabetici si tende ad avere un maggior rischio di sviluppare carie dentali ed anche gli interventi di “riparazione”, come ad esempio il posizionamento di otturazioni, tendono a non avere il successo desiderato nel tempo.

Questo studio aggiunge un tassello importante alle conoscenze, dimostrando che esistono veri e propri meccanismi biologici, correlati alla presenza della malattia, che possono influire sul benessere del sorriso e sulla salute dei denti. Probabilmente tutto questo è dovuto al fatto che in presenza di diabete possono esserci alterazioni nella normale aggiunta di tessuto minerale ai denti che, come è ovvio, si consumano con il loro impiego.

Diabete e salute della bocca

L’indagine riporta alla luce un tema che spesso viene dimenticato e che poco tempo fa è stato studiato in un documento congiunto di Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), Società Italiana di Diabetologia (SID) e Associazione Medici Diabetologi (AMD). Gli 8 milioni di pazienti con parodontite, l’infiammazione estesa delle gengive, hanno infatti il 20% di probabilità in più di sviluppare diabete; i circa 4 milioni di diabetici hanno proprio la parodontite come sesta complicanza più frequente. Ed il dentista può diventare un punto di riferimento importante non solo per il controllo regolare dell’igiene orale, da non dimenticare mai, ma anche per ipotizzare la presenza di diabete ed eventualmente inviare i propri pazienti verso lo screening.

L’odontoiatra può infatti identificare i pazienti che dovrebbero essere sottoposti alla valutazione del glucosio nel sangue semplicemente rivolgendo loro poche domande. In termini generali, si ricorda che è opportuno che si sottopongano al test per la glicemia tutti gli over 45 con parodontite che da oltre 3 anni non controllano i livelli di zuccheri nel sangue e tutti i pazienti con indice di massa corporea superiore a 25, quindi in sovrappeso od obesi, che abbiano almeno uno fra fattori di rischio come ad esempio la familiarità per diabete di tipo 2, l’ipertensione o una terapia antipertensiva in corso, il colesterolo HDL basso e/o i trigliceridi alti, la sedentarietà.

Nelle donne, sono fattori di rischio il parto di un neonato di oltre 4 chili o la sindrome dell’ovaio policistico. Altrettanto importante fare attenzione, durante la visita, a sintomi riferiti dal paziente e indicativi di diabete come polidipsia e poliuria, infezioni genito-urinarie ricorrenti, calo di peso e astenia.

Il diabetologo d’altro canto, oltre a informare i suoi pazienti del maggior rischio di malattia parodontale e del filo rosso che lega le due malattie, potrà contribuire allo screening della malattia parodontale chiedendo al paziente durante la visita di controllo se abbia sanguinamento, gonfiore o fastidio gengivale, ipersensibilità o mobilità dei denti, alitosi. Oltre a suggerire ai pazienti di rivolgersi all’odontoiatra in caso di bocca secca, bruciore o comparsa di chiazze biancastre indicative di micosi, il diabetologo dovrebbe motivarli anche a sottoporsi a controlli annuali anche in assenza di dolore o altri sintomi.