Piccola, potenzialmente letale e dal nome insolito: si tratta della cubomedusa, ovvero uno degli animali ritenuti più pericolosi al mondo.
La tipologia da cui stare maggiormente alla larga è quella che si trova nelle acque tropicali, in particolare quelle dell’Australia settentrionale e del bacino che comprende l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico. In particolare Filippine, Malesia, India, Thailandia, Hawaii e Papua Nuova Guinea.
È presente anche nel mare Adriatico, ma non è così pericolosa come quelle che si trovano al di fuori del Mediterraneo.
Le sue dimensioni sono piuttosto piccole, inoltre è trasparente quindi è difficile notarla. Ha anche quattro tentacoli di una decina di centimetri e le sue punture sono urticanti. Il nome tecnico è Carybdea marsupialis e fa parte del gruppo dei cubozoi il medesimo delle vespe di mare. Quest’ultime sono meduse killer che si trovano nei pressi delle coste australiane. Sono recentemente balzate agli onori delle cronache perché una bambina di Roma, dopo essere stata punta, è morta nelle Filippine.
Ma perché sono così pericolose? Contengono tossine che attaccano cuore, sistema nervoso e cellule epidermiche di chi entra in contatto con i suoi tentacoli. Esiste l’antidoto alle sue punture, talmente dolorose da provocare un choc immediato, ma non tutti coloro che vengono punti riescono a sopravvivere. Per comprendere quanto possa essere pericolosa basti pensare che fa più vittime degli squali bianchi.
Questo, però, non accade con le cubomeduse presenti nell’Adriatico recentemente avvistate anche nello specchio di mare pugliese. La ragione di questa presenza potrebbe derivare dalle temperature più calde dell’acqua. Molto urticante ma meno pericolosa delle “cugine” tropicali, i suoi effetti non possono essere paragonati a quelli letali che arrivano ad uccidere un uomo in pochi minuti.
Nonostante siano meno pericolose, entrare in contatto con i tentacoli di queste meduse presenti nell’Adriatico resta comunque doloroso e inaspettato, infatti essendo piccole e trasparenti è difficile scorgerle nell’acqua.
In caso di puntura è intervenire. La cosa più importante da non fare è frizionare la pelle che è entrata in contatto con i suoi tentacoli, perché potrebbe provocare una diffusione del veleno nell’organismo. Vietato anche l’utilizzo di alcol o sostanze derivate. Utile, invece, può essere procedere con un’accurata pulizia della parte lesionata con molto aceto.
