Insonnia da ansia per Covid-19, chi colpisce e come affrontarla

L'insonnia da ansia per Covid-19 è realtà: colpisce principalmente le donne, ma può essere affrontata con le dovute precauzioni

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Si sa. Ci sono aspetti diversi che entrano in gioco in questo lungo periodo pandemico, che ha modificato profondamente il nostro stile di vita e ha determinato la comparsa di quadri ansiosi che si possono riflettere anche sulla qualità del sonno. A segnalare questa situazione, fatta di problemi che vanno dalla difficoltà ad addormentarsi e a riposare regolarmente senza svegliarsi nel bel mezzo della notte fino ad un accorciamento dei tempi del riposo notturno e addirittura a sogni poco tranquilli, è un’analisi sulla popolazione americana voluta dall’American Academy of Sleep Medicine (AASM), l’associazione scientifica che si occupa di disturbi del sonno. Gli esperti oltreoceano hanno addirittura coniato un neologismo per spiegare questo quadro: “Covid-somnia”, offrendo anche una serie di indicazioni per far fronte alle difficoltà.

Importante mantenere le abitudini

Timori per la pandemia, stress legato al futuro, problemi economici che possono essere insorti proprio in questo periodo sarebbero i principali motori che fanno da carburante per i meccanismi che stimolano i problemi a cadere tra le braccia di Morfeo e a riposare serenamente. In questo senso, l’ansia da Covid-19, a prescindere dalla situazione oggettiva che si crea, rappresenta sicuramente un fattore disturbante per un buon riposo con ripercussioni che possono manifestarsi anche nelle ore del giorno. Si fa fatica a rimanere concentrati, ci si sente irritabili, diventa più complesso rapportarsi con gli altri.

Per questo, gli esperti americani, in un’epoca di distanziamento sociale, di uso delle mascherine protettive e di vaccinazioni (tre misure che si sono dimostrate estremamente utili nel ridurre l’impatto delle forme gravi dell’infezione) provano comunque ad offrire qualche consiglio per migliorare il riposo notturno. In primo luogo, appare importante “prepararsi” ad andare sotto le lenzuola, L’ideale, stando a quanto riporta il sito dell’AASM, sarebbe programmare il momento di appisolarsi con un rituale che può accompagnarci, dal bagno caldo alla lettura fino a percorsi di meditazione.

E’ un grave errore abbassare le palpebre sul divano per poi trasferirsi a letto, sperando di prendere sonno immediatamente. In questo senso è anche importante evitare la sera di seguire febbrilmente le notizie che possono creare ansie, comprese quello che appaiono sui social. L’ideale sarebbe spegnere i dispositivi elettronici e cercare di limitarne l’impiego quotidiano.

Infine, tra i moniti per riposare meglio, c’è anche quello di non alterare le abitudini in corrispondenza dei fine settimana. Sarebbe importante invece mantenere un’abitudine che si protrae per tutte le sere, cercando di coricarsi e risvegliarsi quando le lancette dell’orologio si trovano più o meno nello stesso punto.  Sapendo comunque che alla fine, insieme al medico, si possono trovare i giusti rimedi per l’insonnia più seria, non collegata a condizioni e a momenti particolari.

Cosa rischiano le donne

Stando ad una ricerca pubblicata su Sleep Medicine, condotta dagli esperti dell’Università Laval, in Canada, e dell’Università di Oxford, sarebbero soprattutto le donne ad affrontare questa condizione. Lo studio ha preso in esame diversi Paesi in quattro continenti e si è concentrato nel periodo di massima “pressione” dell’epidemia, quello della primavera del 2020. Sono stati considerati nell’indagine, comprendente un centinaio di domande proposte attraverso un questionario mirato, oltre 20.000 persone.

Poi si sono analizzati i dati utilizzando specifiche scale scientifiche come l’Insomnia Severity Index (ISI) per valutare l’impatto sulla qualità del sonno e sulla sua durata. Questo strumento è particolarmente impiegato per controllare il quadro di insonnia. A fianco di questo, ovviamente si sono valutate anche le condizioni emotive, studiando con scale “ad hoc” sia il tono dell’umore sia lo stato d’ansia. Risultati: in oltre una persona su tre si è verificato un chiaro peggioramento della qualità e quantità del sonno, ovvero una chiara condizione d’insonnia. In questo quadro, poi, esiste anche una differenza di genere: scomponendo i dati si è visto che le donne sono state maggiormente esposte a questo pericolo rispetto ai coetanei maschi.

Qualcosa di simile, ma non era certo difficile attenderselo, si è verificato anche sul fronte dell’ansia e di quel quadro di umore cupo che fa da anticamera alla depressione. In genere, circa il 25% delle persone in esame ha mostrato segni di queste condizioni. A preoccupare per la salute psichica c’è in particolare un dato. Le percentuali di prevalenza dell’insonnia, a detta degli scienziati, si sono praticamente raddoppiate rispetto a quanto si osservava nei periodi “normali”, prima della pandemia.

E’ un dato che deve far riflettere e spiega il profondo malessere psicologico, che poi si riflette ovviamente anche sulle condizioni fisiche, in periodo pandemico. Va detto infine che ovviamente chi aveva dovuto fare i conti con l’infezione è risultato maggiormente esposto al rischio di sviluppare insonnia e che la stessa tendenza si è notata anche in chi ha avuto problemi economici per la pandemia o era costretto all’isolamento in abitazioni molto piccole in cui vivevano molte persone.