Gestire il reflusso gastroesofageo è importante per non avere ripercussioni sulla salute ben più gravi. Il motivo? Si delinea perfettamente in quelle che sono le sostanziali statistiche di differenza tra gli industrializzati Paesi occidentali, e gli Stati dell’Asia centrale e di quella dell’Estremo Oriente. Difatti, se nei Paesi dell’Europa e degli Stati Uniti d’America del reflusso gastroesofageo soffrono almeno il 20% dei cittadini, in Asia tale valore è inferiore del circa 10 volte. Gli abitanti delle regioni asiatiche mangiano di meno, preferendo le sostanze sane a quelle ricche di grassi e potenzialmente dannose, e assumono il cibo in piccole dosi (a differenza di come è d’usanza in Europa). In più, le persone asiatiche prestano attenzione ad alcuni piccoli accorgimenti, come l’evitare di portare dei vestiti troppo stretti o andare a dormire con il cibo già digerito da alcune ore.
Lo studio sul reflusso gastroesofageo è stato effettuato dall’American Gastroenterological Association, che ha mostrato come questo disturbo sia strettamente legato ad abitudini di vita ben precisi. Al tutto si aggiunge anche la differenza tra gli alimenti occidentali e quelli orientali. In particolare, il reflusso gastroesofageo è dovuto a un malfunzionamento del cardias (è quella valvola che come scopo ha separare l’esofago dallo stomaco), che durante la produzione di certi gas nell’intestino umano può andare incontro ad alcuni malfunzionamenti. D’altro canto, bisogna ammettere che il reflusso gastroesofageo può essere causato anche dall’acidità e dal bruciare dello stomaco (entrambi causate da determinati cibi piuttosto che da altri), dallo stress, dalla depressione, dall’insonnia, o persino dall’aumento di peso. Alcune persone soffrono di questo disturbo nei periodi di sovraffaticamento, quando, per esempio, hanno da preparare un esame.
Come hanno evidenziato alcune ricerche scientifiche, il reflusso gastroesofageo può avere sia un carattere cronico avanzato, che manifestarsi in casi ben più sporadici e solo se realizzate alcune condizioni primarie. Ovviamente, nel caso in cui tale disturbo si manifesti continuatamente, assumendo i tipici connotati di una malattia continuativa, il malato dovrà rivolgersi a un medico specialista. Il tutto per evitare che il disturbo degeneri ulteriormente, provocando malumore, stanchezza, ansia o insonnia. La degenerazione del reflusso gastroesofageo può essere il trampolino di lancio per altre malattie del tratto digestivo, interessando anche le vie aeree superiori. Come mostra l’esperienza di trattamento del reflusso gastroesofageo, iniziare in tempo una terapia farmacologica può fermare del tutto l’evolversi della malattia.
Se, però, si vuole prevenire il problema del tutto, si dovrà seguire i cinque suggerimenti proposti dal dottor David Katzka, un medico del dipartimento di gastroenterologia della Mayo Clinic, negli Stati Uniti d’America (nel Minnesota, per precisione). Il primo fattore a cui prestare attenzione è sicuramente il mangiare sano. E sembrerebbe strano il contrario. La maggior parte dei reflussi gastroesofagei si sviluppa proprio in seguito a cattive abitudini alimentari. Certamente, smettere di mangiare cibo insano potrebbe significare un dramma per molti, ma bisogna capire che senza fare i dovuti sacrifici si rischia lo sviluppo di disturbi ben peggiori. Ed è sempre meglio evitare che curare, no? La dieta dev’essere povera di grassi o cibi troppo pesanti, di quelli che vengono digeriti in modo difficile. Anche i drink vanno limitati: niente alcolici, bibite gasate o caffè.
Molto meglio dei succhi di frutta naturali. Ogni persona che vuole evitare di soffrire di reflusso gastroesofageo deve scrivere un opportuno diario alimentare, in cui segnare, giorno per giorno, i piatti che si mangiano e come ci si sente dopo certi pasti. Questo aiuterà a capire quali piatti assumere, e quali, invece, evitare. Una particolare attenzione va prestata alle porzioni dei cibi. Perché esagerare? Le porzioni devono essere bilanciate, con l’apporto di calorie necessarie all’organismo. La diminuzione della quantità del cibo che si mangia durante i pasti apre la strada ad altre possibilità per non sentire costantemente fame. Per esempio, le merendine. Circa cinque nell’arco di un’intera giornata. E basta che siano sani e facilmente digeribili.
Mangiare tanto è sconsigliabile, perché costringe l’organismo umano a uno sforzo troppo arduo. L’apparato digerente fatica a “masticare” e ci vuole più tempo perché le sostanze nutrienti degli alimenti vengano assorbite dalle pareti intestinali. Gli ultimi due accorgimenti riguardando il sonno e i vestiti. Nel primo caso si consiglia di non mangiare cibo subito prima di andare a dormire, ma aspettare prima di distendersi a letto per riposare. Il motivo risiede nel fatto che la posizione supina rallenta la digestione. Nel secondo caso, invece, è tutto chiaro. I vestiti stretti stringono la vita, il che favorisce il reflusso gastroesofageo. Al contrario, bisogna utilizzare vestiti comodi e leggeri, che non facciano pressione sulla pancia e che in tal modo favoriscano la digestione.