Malattia di Lyme e zecche: sintomi, durata e cura

La malattia di Lyme si trasmette attraverso il morso della zecca. Come riconoscere i sintomi, limitare i rischi e come si cura

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

A volte non è facile pensare che i problemi di salute potrebbero essere legati alla malattia di Lyme, quando ovviamente non ci sia nella memoria una puntura di zecca. La Borreliosi di Lyme, questo il nome scientifico della patologia, è infatti causata da una spirocheta, la Borrelia burgdorferi, trasmesso all’uomo dalla zecca. E gli esperti ricordano che non bisogna mai sottovalutare l’evenienza di una borreliosi quando esistono sintomi che possono farla ipotizzare ed il paziente giunge da zone in cui questi animali sono presenti.

È vero che se manca il ricordo della puntura di zecca e dell’eritema specifico, può essere difficile capire che un’artrite è provocata dalla borreliosi. Ma bisogna riconoscere la situazione: l’artrite di Lyme può infatti scomparire con opportuna terapia antibiotica. In alcune situazioni ci sono casi di artrite di Lyme che non vengono diagnosticati per tempo, e si deve attendere l’inefficacia dei comuni trattamenti antireumatici perché ne affiori il sospetto. Curiosità finale: la malattia prende il nome dalla città di Lyme, nel Connecticut, dove è stata descritta per la prima volta nel 1975.

I sintomi della malattia di Lyme

La malattia esordisce nella maggior parte dei casi con eritema cronico migrante. Si tratta di una caratteristica lesione cutanea che tende ad espandersi e spostarsi, ma ovviamente non è l’unica condizione che deve allarmare. A mettere in guardia debbono essere anche i dolori articolari inspiegabili, che magari si spostano da un’articolazione all’altra, e soprattutto debolezza, dolori muscolari, magari mal di gola e qualche linea di febbre. si pensa quindi alla classica influenza.

Ma nelle forme più classiche dell’infezione il quadro si diffonde attraverso il sangue e può provocare meningite, polineuriti, turbe della conduzione cardiaca, miocardite, paralisi del nervo facciale. Mesi o anche anni più tardi, dopo una fase di latenza, la malattia può ripresentarsi in maniera persistente con artrite cronica o intermittente, encefalopatia cronica, polineuropatia o lesioni cutanee. Soprattutto i sintomi possono ricomparire anche a distanza di tempo, dopo una fase di latenza, sotto forma di artrite cronica o intermittente.

Come si cura la malattia di Lyme

Prima di tutto ricordiamo che è importante riconoscere il quadro. Poi si può  mettere in atto precocemente una terapia antibiotica mirata. Come riporta il sito del Ministero della salute, la somministrazione di antibiotici nella forma precoce di malattia di Lyme è la terapia più efficace e generalmente esita in completa guarigione. Si raccomanda la somministrazione orale di antibiotici, come doxiciclina, amoxicillina, cefuroxima, eritromicina o simili. Le persone affette da forme cardiache o neurologiche possono necessitare di trattamento antibiotico per via endovenosa. Il tutto, ovviamente, deve prevedere la diagnosi precoce anche per evitare il rischio di un’infezione tardiva cronica che è comunque piuttosto rara: con terapia antibiotica adeguata, infatti, la prognosi allo stadio di infezione disseminata è generalmente positiva.

La diagnosi della malattia di Lyme

La diagnosi precisa è un imperativo, ed occorre evitare errori diagnostici per eccesso e per difetto. Importante in questo senso è l’esecuzione di esami del sangue che identificano gli anticorpi contro i ceppi che causano la malattia. I controlli sono di diversi tipi e quindi possono essere integrati tra loro, in base alle indicazioni del medico.

Dal punto di vista reumatologico, in ogni caso, in presenza di dolori e sospetto l’analisi di quanto avviene all’interno di un’articolazione con test come l’ecografia o l’esame del liquido sinoviale può essere d’aiuto per giungere ad un’altra diagnosi e quindi aiuta a far scartare la malattia di Lyme. Purtroppo, come detto, non è sempre facile identificare un paziente che ha sviluppato la malattia di Lyme.

La malattia può presentare infatti manifestazioni cliniche molto varie e differenti, così che nelle zone endemiche il sospetto è giustificato anche di fronte a sintomi e segni incerti, e l’accertamento sierologico, anche ripetuto, diventa doveroso. L’anamnesi non deve poi comprendere solo la ricerca del morso della zecca, ma anche la provenienza da area endemica.  Tutto questo perché col tempo può calare l’efficacia della cura antibiotica e al contrario può salire il rischio di complicanze anche gravi se questa non viene attuata.

Come mai aumentano le punture di zecca?

Da una parte l’incremento medio della temperatura terrestre negli ultimi vent’anni – non ingannino le scorse settimane – dall’altra il progressivo aumento della fauna selvatica. Sommate questi due fattori e otterrete un effetto collaterale non gradito: c’è sempre più spazio per le zecche, nemici delle gite fuori porta, che fino a qualche tempo fa si concentravano soprattutto in primavera ed oggi sono presenti nei nostri boschi per quasi sei mesi l’anno. Il problema è che il morso della zecca può risultare pericoloso e in qualche rarissimo caso addirittura mortale, perché l’animale può anche diventare il mezzo di contagio di gravi infezioni.

Le zecche sono parassiti degli animali (cani, topi, uccelli, ovini, animali selvatici) dei quali succhiano il sangue che serve loro da nutrimento. Utilizzano particolari propaggini articolate, i cheliceri, per trafiggere la pelle in modo indolore e raggiungere un capillare sanguigno, poi consolidano la presa con l’aiuto di appendici uncinate e, quando sono sazie, si staccano senza alcuna conseguenza per l’ospite. Occasionalmente anche l’uomo può esserne vittima e alcune specie possono trasmettere all’essere umano, con la saliva, malattie come la borreliosi di Lyme.

Quali altre malattie può trasmettere la zecca?

Non c’è solo la malattia di Lyme, tra le patologie trasmissibili attraverso la puntura di zecca. Basti pensare ad esempio alla meningoencefalite che viene trasmessa dalla zecca ixodes ricinus. Con il suo morso, quasi sempre indolore, l’animale può inoculare un virus nell’organismo umano attraverso piccoli morsi indolori. All’inizio questa malattia può essere confusa con una banale influenza appena fuori stagione (leggera febbre, mal di testa dolori muscolari che compaiono a una-due settimane dal morso), a cui segue (se trascurata o sottovalutata) una seconda fase con l’interessamento del sistema nervoso centrale.

Allo stesso modo non si deve dimenticare la febbre bottonosa, malattia infettiva acuta causata da un germe, la rickettsia conori, trasmessa all’uomo dalla puntura della zecca del cane. I sintomi più comuni ricordano quelli di una forte influenza. E si accompagnano a macchie rosse a braccia e gambe e al tronco. In questo caso, comunque, la cura con antibiotici permette di affrontare e trattare il problema infettivo.

Cosa fare in caso di puntura di zecca

Se si viene attaccati dalla zecca, la prima raccomandazione è di estrarre il parassita entro ventiquattr’ore, facendo attenzione a prelevare interamente il corpo e il rostro della zecca e annotando la data del morso, poiché alla comparsa di qualsiasi sintomo entro un mese giorni dall’estrazione dell’animaletto, occorre recarsi subito da un medico o in un centro specialistico per ricevere le cure più adeguate alle diverse manifestazioni.

Individuare presto la zecca è fondamentale, anche se non sempre è facile. Per “attaccarsi” alla preda questi nemici impiegano speciali “protuberanze”, chiamate cheliceri, attraverso cui provocano il primo impercettibile “foro” sulla pelle. Una volta giunte a contatto con un vaso sanguigno molto piccolo, entro cui scorre il liquido vitale, si “appendono” attraverso rostri uncinati per poi staccarsi non appena finito il pasto. Ne esistono di due tipi: le “dure”, che hanno una specie di scudo di protezione sul dorso nei maschi (sono queste che trasmettono la meningoencefalite), e le “molli”: queste sono più “fragili”, ma possono “rubare” molto più sangue perché si gonfiano a dismisura.

Puntura di zecca: come attacca e come difendersi

La tecnica d’attacco della zecca è estremamente “astuta”. Di norma “aspetta” per settimane su una foglia. Da lì poi si lascia cadere sulle prede: quasi sempre si tratta di animali, ma qualche volta la zecca si “paracaduta” anche sull’uomo dove tentano di stabilirsi nei punti più caldi e umidi, come il cuoio capelluto e le ascelle. La capacità di nascondersi, unita al fatto che quando morde la vittima la zecca emette sostanze particolari che anestetizzano la zona colpita, fa si che spesso il contatto non sia nemmeno avvertito. A volte compare a distanza di giorni solo una piccola macchietta rossa. Purtroppo, come abbiamo visto, il morso di zecca può trasmettere anche altre patologie direttamente attraverso la bava del parassita, come appunto la malattia di Lyme.

Se si viene attaccati dalla zecca, la prima raccomandazione è di estrarre il parassita entro ventiquattr’ore, facendo attenzione a prelevare interamente il corpo e il rostro della zecca. In genere l’animale tende a stabilirsi nei punti più caldi e umidi, come il cuoio capelluto e le ascelle. La capacità di nascondersi, unita al fatto che quando morde la vittima la zecca emette sostanze particolari che anestetizzano la zona colpita, fa si che spesso il contatto non sia nemmeno avvertito.

Sul fronte delle contromisure, prima di tutto occorre prendere con pinzette a punte sottili la testa del parassita. Le pinze vanno posizionate il più vicino possibile alla pelle. Se necessario, l’operazione va effettuata servendosi di lenti d’ingrandimento. Quando si è “presa” la testa della zecca, occorre tirare lentamente ma con forza costante fino alla completa estrazione del parassita curando poi di disinfettare con cura l’area in cui è avvenuto il morso: se rimane una piccola parte dell’animale all’interno della pelle occorre chiedere al medico di effettuare la manovra.

È importante comunque ricordarsi di contattare il medico se dopo l’eliminazione completa della zecca permangono arrossamenti, dolore e febbre o se questi sintomi compaiono a distanza di tempo dall’incontro ravvicinato. Non serve invece tentare di asportare con forza la zecca o tentare di spostarla lateralmente. Si rischia solo che la testa rimanga incastrata nella pelle. Ricordate invece di lavorare sempre con le pinzette.

Fonti bibliografiche