Colangite: sintomi, cause e cura

La colangite è un'infiammazione dei dotti biliari che trasportano la bile dal fegato alla cistifellea e all'intestino, spesso causata da un'infezione o da ostruzioni

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Ivan Shashkin

Laureando in Medicina e Chirurgia

Studente di Medicina appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

La colangite è una forte infiammazione (della anche flogosi) dei dotti biliari che si verifica quanto c’è una ostruzione meccanica delle vie biliari.

Questi blocchi possono essere dovuti alla formazione di calcoli, ma anche originati da processi ostruttivi complicati dalla presenza di infezioni batteriche o parassitarie, sia di natura benigna che maligna. L’infiammazione dei dotti biliari può dipendere anche da meccanismi autoimmuni. Ma quante forme di colangite possono verificarsi?

  • Colangite infettiva o ascendente: la sua causa più comune è la coledocolitiasi 
  • Colangite acuta suppurativa
  • Colangite sclerosante: si verifica quando l’infiammazione dei dotti biliari arriva da meccanismi autoimmuni
  • Colangite tossica: è provocata dal reflusso dei succhi pancreatici
  • Colangite chimica
  • Colangite allergica

Le forme infettive di colangite: cause e sintomi

La colangite infettiva può essere di tipo acuto oppure cronica. La forma acuta infettiva è favorita dalla stasi biliare e originata da processi ostruttivi delle vie biliari extraepatiche e dall’infezione batterica a carico della bile. È raro che i batteri si propaghino per via ematica, più facilmente l’infezione si sviluppa per via ascendente (da cui il nome della malattia, colangite ascendente).

Fra i patogeni più rari che possono infestare la bile c’è l’ascaris lumbricoides o il clonorchis sinensis. Fra i più comuni troviamo l’escherichia coli, i pnemobacilli, la famiglia degli streptococchi, il batterio della salmonella, enterococchi, il clostridium, la Klebsiella e lo pseudomonas.

Quando i batteri non sono responsabili, la colangite infettiva può essere provocata anche da lesioni a seguito di interventi chirurgici eseguiti su stomaco, sul duodeno o sull’appendice. Più raramente avviene in presenza di problematiche a carico dell’apparato digerente.

Per esempio il tifo, le fistole intestinali, l’ulcera, i diverticoli duodenali e l’appendicite acuta. Può associarsi anche a disturbi a carico del pancreas, come fibrosi cistica, pancreatiti e tumori pancreatici o dei linfonodi e del fegato, oltre alla tubercolosi.

Quando le infezioni batteriche sono particolarmente serie sono interessate dalla presenza di pus e portano alla colangite acuta suppurativa, che favorisce complicanze come la necrosi, l’emorragia e il rischio di ulcera. Quali sintomi sono associati alla colangite infettiva?

A seconda dello stato di salute del paziente possono presentarsi sintomi epatici quali nausea, vomito e difficoltà digestive. Ma anche febbre intermittente, dolori addominali, brividi, ittero (o in generale alterazioni del colore della pelle), urine scure e feci chiare. La compresenza di febbre, ittero e dolore all’ipocondrio destro è detta sindrome di Charcot e si associa alla colangite.

La colangite sclerosante

L’origine della colangite sclerosante è autoimmune: l’infiammazione dei dotti biliari si manifesta spontaneamente, per via di reazioni immunitarie avverse a carico delle vie biliari che si restringono in modo anomalo creando un blocco. 

Colangite: diagnosi ed esami

Il medico specializzato in gastroenterologia tratta tutte forme di colangite. Verificati i sintomi la prima cosa sarà prescrivere gli esami del sangue con lo scopo di verificare i parametri ematochimici. In presenza di colangite infettiva sarà caratteristico notare il rialzo della bilirulina, del numero dei globuli bianchi (leucocitosi neutrofilia), della Ves e degli enzimi correlati alla stasi biliare come la fosfatasi alcalina.

Un apposito esame, chiamato colangiografiaè in grado di analizzare i dotti biliari verificando la presenza di irregolarità e stenosi e monitorando il deflusso e gli eventuali ostacoli meccanici presenti. Ecografia, Tac e risonanza magnetica permettono invece di valutare le pareti dei dotti biliari per capire se sono più spesse o si è in presenza di calcoli. Se non trattata, questa patologia può dare atto a complicanze come l’ascesso epatico, la cirrosi biliare secondaria, l’insufficienza epatica e renale.

In caso di shock settico le conseguenze possono rivelarsi letali. Il trattamento della colangite infettiva consiste nel ricorso agli antibiotici, oltre alla rimozione fisica dei blocchi meccanici che ostruiscono i dotti che avvengono tramite la chirurgia laparoscopica o endoscopica.

In diversi casi trova l’impiego la terapia endoscopica avanzata, come la procedura di drenaggio endoscopico delle vie biliari (ERCP), che consente la rimozione dei calcoli biliari e il miglioramento del flusso biliare senza la necessità di interventi chirurgici invasivi. Inoltre, la terapia con farmaci immunosoppressori e modulatori del sistema immunitario può essere utile nei casi di colangite sclerosante autoimmune, contribuendo a ridurre l’infiammazione e a rallentare la progressione della malattia.

Colangite: i pilastri della farmacoterapia

Nella colangite acuta, la terapia antibiotica è fondamentale e mira a coprire sia batteri Gram-negativi che anaerobi comunemente presenti nelle infezioni biliari. Secondo le linee guida di Tokyo, la terapia antibiotica empirica prevede l’uso di farmaci a largo spettro come cefalosporine di terza generazione (come ceftriaxone o cefotaxime) o una combinazione di beta-lattamici/inibitori di beta-lattamasi (come piperacillina/tazobactam). Nei casi di colangite acuta lieve o moderata senza segni di sepsi o disfunzione degli organi, è possibile passare a terapia antibiotica per via orale dopo il trattamento iniziale per via endovenosa, utilizzando fluorochinoloni (come levofloxacina) o amoxicillina/clavulanato. Tuttavia, è importante monitorare la risposta clinica e considerare fattori come allergie e la farmacoresistenza nella scelta del regime terapeutico adeguato.

Nella colangite acuta grave con segni di sepsi, instabilità emodinamica o disfunzione degli organi, la terapia antibiotica per via endovenosa rimane l’approccio principale. Secondo le linee guida di Tokyo, si consiglia una copertura a largo spettro con carbapenemi (come meropenem) o piperacillina/tazobactam come farmaci di prima linea. Gli antibiotici specifici come ampicillina o vancomicina possono essere necessari per le infezioni da Enterococcus, mentre per Pseudomonas aeruginosa sono preferibili beta-lattamici antipseudomonali come ceftazidime o cefepime, spesso in combinazione con un aminoglicoside o fluorochinolone per un effetto sinergico.

Queste raccomandazioni sottolineano l’importanza di una terapia antibiotica personalizzata guidata dalla gravità della malattia, dai pattern locali di resistenza e dall’eziologia microbica. La collaborazione tra medici, specialisti in malattie infettive e microbiologi è cruciale per una gestione ottimale, compresa la de-escalation tempestiva della terapia sulla base del miglioramento clinico e dei dati microbiologici.

La somministrazione di fluidi elettrolitici per via endovenosa è fondamentale per mantenere l’idratazione e sostenere la funzione renale. L’analgesia può essere gestita con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o oppioidi per alleviare il dolore addominale. La scopolamina butilbromuro è indicata per rilassare la muscolatura liscia. Se il dolore a carico delle vie biliari si manifesta particolarmente intenso da indurre nausea e vomito la somministrazione di farmaci antiemetici può alleviare il problema senza però essere in grado di curare le cause scatenanti

Infine, per agire sulla sintomatologia legata ai cambi del colore della pelle che diventa spenta e giallognola (ittero) si sono somministrare farmaci a base di acido ursodesossicolico o ursodiolo. Anche l’acido chenodesossicolico, il più importante acido biliare prodotto dal fegato, viene utilizzato per aiutare lo scioglimento dei calcoli della cistifellea nelle manifestazioni di ittero e colangite.