Reflusso gastroesofageo: sintomi, cause e cura

Il reflusso gastroesofageo è una patologia che interessa il 10-20% degli individui

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo caratterizzato dal forte bruciore all’altezza dello sterno dovuto al rigurgito dei succhi gastrici provenienti dallo stomaco. Il contatto degli acidi dello stomaco con le pareti dell’esofago è naturale e può avvenire fisiologicamente più volte durante una giornata, soprattutto dopo i pasti. Se però questo evento si ripete troppo frequentemente o con intensità più elevata del normale si parla di vera e propria malattia da reflusso gastroesofageo.

Come si manifesta il reflusso gastro-esofageo

La malattia da reflusso gastroesofageo è una condizione patologica che colpisce circa il 10-20% della popolazione, soprattutto in Europa, mentre è più rara nelle popolazioni asiatiche. I sintomi tipici sono il bruciore retrosternale che si irradia posteriormente fra le scapole o al collo fino alle orecchie (la cosiddetta pirosi retrosternale) e rigurgito acido in bocca, che si verifica quando si ha la percezione di liquido amaro o acido in bocca.

Questi due sintomi si posso verificare in modo continuativo durante la giornata, oppure in modo intermittente. I momenti più frequenti sono quello del risveglio alla mattina, ma anche dopo i pasti e durante la notte, quando la posizione sdraiata facilità la risalita dell’acido.

Si possono notare anche conseguenze indirette di questi sintomi, come il mal di gola, la raucedine, l’alitosi, una tosse persistente.

I sintomi meno tipici sono invece: 

  • Sensazione di nodo alla gola con la disfagia (la difficoltà alla deglutizione)
  • Dolore al torace
  • La difficoltà digestiva 
  • La nausea
  • Laringite cronica accompagnata da tosse, abbassamento vocale e raucedine
  • Asma
  • Singhiozzo frequente
  • Otite media
  • Insonnia 

Questi sintomi cosiddetti “atipici” si verificano solitamente quando il disturbo peggiora e diventa quotidiano. In questo caso la sintomatologia si complica e può anche dare luogo a lesioni ed erosioni della parete dell’esofago, ulcere e restringimento del canale digerente. 

Da quali cause è determinato il reflusso gastro-esofageo

I fattori scatenanti della malattia da reflusso possono essere diversi: si va da quelli che dipendono da una scorretta alimentazione, a base di sostanze troppo acide e irritanti, all’abuso di alcol e farmaci, fino a una disfunzionalità anatomica a carico dello sfintere esofageo inferiore.

Quando la causa è meccanica riguarda il mal funzionamento della valvola che regola di passaggio del cibo e dei flussi fra l’esofago e lo stomaco. Questa valvola si chiama cardias, ed è deputata a impedire la risalita del contenuto gastrico nell’esofago. Se questa non funziona correttamente gli acidi arrivano e sostano troppo a lungo in aree dove la loro azione è troppo aggressiva e mal tollerata dalle mucose, che non riescono a neutralizzarli o a bilanciarli diversamente.

La pressione della giunzione tra esofago e stomaco è influenzata dalla dieta, dagli ormoni circolanti e da alcuni farmaci e subisce variazioni durante tutta la giornata. Ecco perché le persone sovrappeso o le donne in gravidanza sono più soggette al reflusso gastroesofageo: in questi casi la pressione intraddominale sullo stomaco e sull’esofago sono sempre molto più alte del normale.

Altri fattori di rischio per la malattia da reflusso gastroesofageo sono:

  • Il fumo di sigaretta
  • L’ernia iatale, una condizione per la quale parte dello stomaco risale nel torace attraverso lo iato diaframmatico
  • Una dieta ricca di cibi grassi e irritanti (cioccolata, caffè, cibi piccanti, frutta acida come arance e limoni)
  • Obesità
  • Asma
  • Alcolismo
  • Abuso o assunzione prolungata di alcuni farmaci (anticolinergici, ansiolitici, calcio-antagonisti, nitrati, antidepressivi triciclici, broncodilatatori etc).

Reflusso gastroesofageo: la diagnosi

La visita dal gastroenterologo è sufficiente di solito a diagnosticare i sintomi tipici e ricondurli al reflusso gastroesofageo. La terapia, che prevede l’uso di gastroprotettori, si esegue per un periodo di prova. Se al termine di questo periodo non si arriva a ottenere la diminuzione dei sintomi, e si notano altre complicazioni fra cui inappetenza, debolezza o anemia è necessario eseguire ulteriori test diagnostici. I test verranno sempre prescritti in sede di visita gastroenterologica.

Ecco gli esami che il gastroenterologo può decidere di prescrivere in caso di sintomatologia da reflusso che non accenna a diminuire con i gastroprotettori:

  • Gastroscopia: durante l’esame vengono esaminati l’esofago, lo stomaco e il duodeno, attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile nel quale è incorporata una telecamera e un sottile canale, attraverso il quale è possibile far passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie).
  • Radiografia del tubo digerente: al paziente viene chiesto di  bere al paziente una piccola quantità di liquido di contrasto, che permette di visualizzare l’anatomia e la funzione dell’esofago, dello stomaco e delle prime parti dell’intestino tenue.
  • pH-impedenziometria: l’esame dura 24 ore e consente il monitoraggio della quantità di materiale acido che finisce nell’esofago tramite il posizionamento di un sondino; quest’ultimo passa attraverso il naso per arrivare fino all’esofago. Il sondino è dotato di un sensore connesso a un palmare in grado di rilevare il grado di acidità dell’ambiente.
  • Manometria esofagea: l’esame consiste nell’introduzione di una sonda attraverso il naso dopo aver fatto bere al paziente dell’acqua in piccoli sorsi. Può essere utile per valutare la peristalsi e individuare eventuali anomalie della motilità dell’esofago.

Prevenzione e trattamento del reflusso gastroesofageo

Se il reflusso è importante il medico può prescrivere diversi farmaci fra cui:

  • Farmaci antiacidi, che neutralizzano l’acido nello stomaco e hanno un’azione rapida ma prettamente sintomatico, non essendo in grado di guarire la mucosa esofagea da eventuali erosioni 
  • Farmaci H2 antagonisti, che riducono la produzione di acido e il cui effetto dura più a lungo rispetto agli antiacidi. 
  • Farmaci inibitori della pompa protonica, che hanno un’azione iniziale un po’ più lenta rispetto agli H2 antagonisti, ma che curano in maniera più efficace le erosioni a livello dell’esofago.
  • Farmaci procinetici, che vengono utilizzati per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco. Questi farmaci impediscono il reflusso di materiale, soprattutto dopo i pasti.

La chirurgia laparoscopica per il trattamento del reflusso gastroesofageo è un rimedio più estremo riservato a pazienti che non rispondono ai farmaci e che presentano contemporanei problemi anatomici, come ernie iatali di grandi dimensioni. 

Nei casi meno gravi invece il reflusso potrà essere curato partendo dall’alimentazione. Sarà necessario evitare di assumere tutti quei cibi a base acida e urticante (cosiddetti reflussogeni) come il cioccolato, la menta, il caffè, il pomodoro (soprattutto in salsa e concentrato) ma anche gli agrumi sia freschi (limone, arancio e mandarini) che assunti sotto forma di succhi e spremute e cibi fritti che stimolano particolarmente i succhi gastrici per essere digeriti correttamente.

I pasti dovranno essere leggeri e saranno consumati preferibilmente lontano dall’orario di coricarsi. Molto importante sarà anche prestare attenzione al peso corporeo, evitando condizioni di obesità e sovrappeso importanti.

Fonti bibliografiche: