Quel posto vuoto a tavola e quell’assenza che non saprò più colmare

Ed è quando ci riuniamo con le persone a noi più care che ci rendiamo conto di quanto abbiamo perso

Siamo fatte di sensazioni e di emozioni che riempiono la vita e il nostro cuore, ma siamo fatte anche di vuoti che non riusciamo a colmare a causa di assenze che pesano sull’anima più di ogni altra cosa al mondo. E se mentre viviamo la nostra vita, arricchita dagli impegni e confusa dal caos e dal disordine dei giorni, non ci rendiamo conto di queste voragini, è quando ci riuniamo con le persone che per noi più contano che ci rendiamo conto di quanto abbiamo perso.

È durante i grandi pranzi di famiglia o le lunghe tavolate con gli amici, che diventano sempre più rare a causa dei continui rimandi, che capiamo che quel posto a tavola vacante ha lasciato in noi un grande vuoto. Un’assenza che cattura la nostra attenzione e che fa male, nonostante il tempo trascorso, nonostante le nuove emozioni vissute.

Perché quelle persone che ora non ci sono più, almeno fisicamente, risiedono ancora dentro di noi. Ma la paura di viverle e celebrarle in una maniera diversa e a noi sconosciuta ci paralizza. Ci concentriamo così solo sull’assenza, la stessa che avevamo ignorato fino a quel momento in cui quella si è palesata in tutta la sua prepotenza.

Vivere senza le persone che amiamo è qualcosa che ci terrorizza, anche solo al pensiero. Eppure c’è un momento preciso nella vita di tutti in cui dobbiamo salutare chi avremmo voluto accanto a noi fino alla fine, anche quando questa arriva prima del previsto, anche quando non riusciamo ad accettarla.

Ma cos’è davvero la fine? E perché ci lasciamo spaventare da questa parola senza ricordarci mai che a ogni conclusione corrisponde un nuovo inizio? Perché è vero, quel posto a tavola ci ricorda che abbiamo uno strappo nel cuore che probabilmente brucerà per tutta la vita, ma dovrebbe anche ricordarci tutto ciò che è stato e insegnarci che le persone che abbiamo amato, e che ci hanno amate, avranno sempre un posto speciale su quelle sedie.

Sedute che non possiamo riempire o ignorare con chiacchiere, distrazioni e fughe, ma che dobbiamo celebrare con i nostri ricordi, con tutto l’amore che abbiamo dentro e che abbiamo soffocato con l’illusione che così avremmo sofferto di meno. Ma non è con la negazione che riporteremo a noi qualcuno che non c’è più o che smetteremo di pensarci. E, anzi, nascondendoci, il dolore sarà ancora più prepotente e devastante quando ci troverà.

Possiamo però imparare a dar voce a tutte quelle emozioni che abbiamo dentro e utilizzarle per ricostruire i ricordi, per celebrare quell’amore che riempiva le nostre giornate e la nostra vita, anche se in modo diverso e nuovo. Per invitare quelle persone a sedersi a tavola, ancora una volta, con noi.