I figli non sono nostri, appartengono alla vita

Khalil Gibran, nella sua splendida poesia, ci insegna che i figli non sono nostri, ma della vita. Ecco i suoi preziosi insegnamenti

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

“I tuoi figli non sono figli tuoi”, recitano i bellissimi versi di Khalil Gibran, contenuti nella sua opera Il Profeta. Un testo che tutti i genitori dovrebbero leggere, almeno una volta nella vita, e che ci consegna un eredità molto importante da custodire e da diffondere.

Gibran, infatti, ci suggerisce che anche se tendiamo a pensare che ci appartengano, perché sono sangue del nostro sangue e perché li abbiamo cresciuti e amati come nessuno ha fatto mai, i figli non sono una nostra proprietà.

Perché i figli hanno tutto il diritto di essere se stessi a prescindere da noi genitori e dalle nostre aspettative nei loro confronti. Sono esseri separati da noi, anche se è nostro il compito di insegnargli a volare, senza pretendere però che ci assomiglino o che diventino come avremmo voluto essere. Ecco allora i preziosi insegnamenti tratti dai versi di Khalil Gibran sui figli.

“I tuoi figli non sono figli tuoi”

“I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli e le figlie della vita stessa“, esordisce Gibran nella sua opera, spiegandoci che non dobbiamo commettere l’errore di pensare ai nostri figli come a qualcosa che ci appartiene. Perché essi appartengono alla vita, e noi genitori dovremmo considerarci semplicemente come degli alleati, come dei maestri, il cui compito è aiutarli a spiccare il volo.

“Tu li metti al mondo ma non li crei”, ci suggerisce Gibran in questi versi, ribadendo ulteriormente lo stesso concetto, ovvero che a prescindere dal fatto che mettiamo al mondo i nostri figli, e che sono sangue del nostro sangue, non possiamo crearli. Essi sono già.

“Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.” Gibran torna ancora, e non a caso, su questo importante punto, per ribadire che i figli non ci appartengono. Vuole evidenziare che non possiamo trattarli e considerarli come una proprietà, anche se condividono il nostro stesso tetto e appartengono alla nostra famiglia.

“Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee. Perché loro hanno le proprie idee.” In questi versi Gibran ci spiega che noi genitori possiamo trasmettere ai figli il nostro amore, ma non possiamo fare altrettanto con le idee. Perché non sono tenuti a condividerle, possono averne di proprie e hanno il diritto di coltivarle.

“Tu puoi dare dimora al loro corpo, non alla loro anima”, ci dice Gibran suggerendoci che anche se, in quanto genitori dei nostri figli, diamo dimora al loro corpo nelle nostre case, la stessa cosa non possiamo fare con la loro anima, che non ci appartiene e che siamo tenuti a rispettare.

“Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire, dove a te non è dato di entrare, neppure col sogno.” In questi versi Gibran ci spiega che l’anima dei nostri figli è intoccabile, inafferrabile, inviolabile. Abita non nelle nostre case, come il loro corpo, ma nella casa dell’avvenire, a cui noi genitori non abbiamo accesso. Gibran ci incoraggia a rispettare l’essenza dei nostri ragazzi, a non pensare di conoscerli e a darli per scontato solo perché siamo loro genitori.

“Puoi cercare di somigliare a loro ma non volere che essi somiglino a te.” Se c’è un errore che spesso, come genitori, commettiamo: pretendere che i nostri figli ci assomiglino, che ripercorrano i nostri passi o che realizzino i nostri sogni svaniti, riscattandoci. Ma Gibran ci dice che è sbagliato perché è una forma di egoismo di cui magari non siamo consapevoli.

“Perché la vita non ritorna indietro, e non si ferma a ieri.” In questi versi Gibran vuole suggerirci che la vita va avanti, non può rimanere ferma al passato perché sebbene le radici siano importanti, il futuro dei nostri figli è ciò che conta. Non possiamo incatenarli a ciò che è stato, ma dobbiamo lasciarli liberi di essere quel che sono e di andare incontro al proprio destino.

“Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani”, dice Gibran ai genitori suggerendoci di limitarci a svolgere bene il nostro compito, che è come quello di un arco che lancia i propri figli verso il futuro, e che non li blocca per tenerli vicini. Un buon genitore sa che il figlio ha il diritto di spiccare il volo e farà di tutto per aiutarlo.