Così ho detto addio al mio cane, il mio compagno di vita

Non era solo il mio cane. Era il mio amico, un compagno di vita, il migliore che avessi mai avuto e desiderato

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

C’è qualcosa di profondamente magico e misterioso che lega le persone ai cani. L’ho capito subito, nel momento stesso in cui quel batuffolo di pelo bianco ha alzato il suo sguardo intimorito, e senza difese, incrociando il mio. Credo sia stata quella, la prima volta, in cui mi sono innamorata per davvero.

E potrei restare qui, ore e giorni, a cercare di spiegare cosa ho provato, cosa sento adesso tutte le volte che penso a lui, che parlo di lui. Ma la verità è che l’esperienza mi ha insegnato che solo chi ha avuto la fortuna di condividere la vita con un dolcissimo peloso a quattro zampe può capire di cosa sto parlando, anche senza che io emetta fiato.

Di quell’amore, così incredibile e incondizionato che ha segnato la mia vita, che ha riempito ogni mio giorno. Di quel lacerante e inspiegabile dolore che ho provato quando ho dovuto dire addio a lui, al mio cane.

Sono passati anni, ormai, eppure credetemi quando vi dico che il calore di quella massa di peli che si appoggiava sul mio cuore, e che lo riscaldava, io non lo posso dimenticare. Come se la sua presenza mi avesse marchiata a fuoco. E anche se il vuoto lasciato è incolmabile, ogni tanto ci pensano i ricordi a riempire l’incontenibile.

A volte, quando il silenzio della notte avvolge tutta la casa e io sono ancora sveglia, sento i suoi passi dirigersi verso di me. Suggestioni? Presenze? Ricordi che si fanno così vividi fino a sembrare reali? Non so cosa pensare, ma so cosa sento. So cosa ho provato in quei meravigliosi e straordinari 11 anni di vita condivisa.

A poco sono servite le raccomandazioni di mio padre, lui che ci era già passato prima di me e come me. Mi diceva, sforzandosi di fare sua una lucida razionalità che non può esistere quando a parlare è un cuore ferito, di non affezionarmi troppo a quell’essere vivente che, intanto, stava stravolgendo la mia vita. Ma ogni parola era ormai superflua, perché dal primo giorno in cui il mio sguardo ha incontrato il suo, io ho capito cos’è l’amore.

E devo confessarlo, anche a costo di sembrare impopolare, strana e controversa: la nostra è stata la storia d’amore più bella di tutte. È stato il mio cane a insegnarmi le sfumature più vere e autentiche di quello che, solitamente, è un sentimento che attribuiamo solo ed esclusivamente agli esseri umani. Eppure, quello che ci legava, era amore. Non potrei spiegare in nessun altro modo la complicità, la reciprocità e la presenza. Quello che eravamo, l’uno per l’altra.

Lui non mi ha mai detto “Ti amo”, questo è chiaro. Eppure, ogni suo gesto e ogni sua azione, ogni movimento del suo corpo parlavano d’amore. E così facevo anche io.

Lui, il mio cane, non mi ha mai chiesto nulla in cambio se non il semplice fatto di trascorrere il nostro tempo insieme. Mi ha aspettata a casa dopo lunghe giornate trascorse fuori per lavoro, mi ha accolto sempre con entusiasmo e affetto, anche se lo lasciavo solo per ore. Mi ha ascoltata, anche se forse non aveva nessuna voglia di farlo e ha conosciuto anche la parte peggiore di me. Quella stanca, annoiata, arrabbiata, sofferente e delusa dalla vita.

Eppure lui ha scelto di restare sempre lì, accanto a me, anche in quei giorni in cui, troppo presa dalle mie cose, mi dimenticavo di dargli quella carezza che lui tanto bramava. Questo avrebbe scoraggiato qualsiasi altro essere vivente. Del resto le nostre stesse esperienze ci confermano che quando ci sentiamo trascurati andiamo alla ricerca di altro. Lo facciamo tutti, ma non loro. Non i cani.

Non ci chiedono niente, e non solo perché non hanno il dono della parola. Ma perché hanno imparato, prima degli esseri umani, che l’amore è sempre paziente e gentile. Che dà, senza chiedere nulla in cambio, a parte una passeggiata al parco e un po’ di spazio sul divano durante le sere d’inverno. Se poi si può aggiungere anche un biscotto allora sì che tutto diventa felicità pura.

La mia felicità, invece, era lui. E se avessi la possibilità di tornare indietro, anche solo per qualche ora o per un giorno, giuro che annullerei qualsiasi impegno personale o lavorativo per trascorrere ancora un po’ di tempo con lui. Cosa non darei per poter stringere quella palla di pelo al mio petto, ancora una volta. Per vedere la sua coda scodinzolante muoversi in maniera scoordinata e frenetica verso di me. Tutto, io darei tutto per rivivere ancora, anche solo per un attimo, un momento così.

Se potessi esprimere un desiderio, ve lo confesso, sarebbe quello di rendere i cani immortali. Non solo il mio, ma quelli di tutti. Perché ora lo so, loro sono gli angeli custodi dei nostri giorni, di una vita trascorsa sempre in due.

E ora che sono rimasta sola non c’è un momento della mia giornata in cui il mio pensiero non vada a lui, in cui non guardi una nostra fotografia con una lacrima che mi riga il viso. Ma poi torno a sorridere quando penso che, se ci fosse stato lui, sarebbe corso verso di me ad asciugare (e leccare) quelle lacrime.

Qualcuno mi ha detto una volta che i cani non muoiono mai, ma che riposano sempre nel posto più vicino al nostro cuore. E forse questa è la cosa più reale che ho sentito da quando il mio cucciolo non c’è più, perché è nei momenti di solitudine e di dolore che io lo sento qui, nel suo posto preferito, a prendersi ancora cura di me.