Attacchi di panico: cosa sono, come riconoscerli e cosa fare

Tachicardia, fastidio al petto, palpitazioni, sudore, sono alcuni dei sintomi più frequenti degli attacchi di panico. Ecco come riconoscerli e cosa fare

Foto di Antonella Lobraico

Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Sono improvvisi, arrivano quando meno ce lo si aspetta e generano paura e ansia: sono gli attacchi di panico, ovvero degli episodi di grande intensità che colpiscono un gran numero di persone. Le cause possono essere legate al proprio vissuto storico, a particolari condizioni di stress che si stanno vivendo, insomma a motivi strettamente personali. Ed è proprio questo che fa degli attacchi di panico una condizione soggettiva, che come tale deve essere trattata, soprattutto dal punto di vista terapeutico.

Per approfondire questo argomento abbiamo chiesto il consulto di Sara Baldrighi, Psicologa e Psicoterapeuta, che ci ha aiutato a fare chiarezza su una tematica molto sentita e soprattutto delicata.

Cosa sono gli attacchi di panico

«Gli attacchi di panico sono degli episodi che si verificano quando c’è una paura molto intensa o una rapida escalation dell’ansia e generalmente, si verifica quando ci si trova in una situazione di pericolo. Spesso si manifestano in modo improvviso e inaspettato ed è per questo che generano ancora più paura. Proprio l’idea di non poter controllare questo evento o che possa arrivare senza preavviso alcuno, porta a considerare gli attacchi di panico come un’esperienza molto difficile o addirittura terribile. E questo si riflette in modo importante anche sulla vita quotidiana», spiega la dottoressa.

Gli attacchi di panico sono molto frequenti e possono verificarsi anche in soggetti che presentano altri disturbi, ad esempio la depressione. Se si manifestano in modo abituale possono anche interferire con le attività lavorative, sociali e personali.

Quali sono le cause degli attacchi di panico

Non si conoscono con esattezza le cause che si celano dietro agli attacchi di panico, tuttavia alcuni fattori si sono rilevati “predisponenti” alla loro comparsa. Ad esempio, sono più frequenti nei periodi di maggiore stress, ma anche specifici eventi della vita possono trasformarsi in cause scatenanti, come:

  • i traumi;
  • i lutti;
  • l’essere stata vittima di una qualche forma di violenza;
  • avere dei problemi di natura lavorativa e finanziaria.

Come si manifestano gli attacchi di panico

Tra i sintomi ricorrenti degli attacchi di panico rientrano:

  • palpitazioni;
  • tachicardia;
  • mancanza di fiato e respiro,come se si avesse un nodo alla gola;
  • sudore;
  • vampate di calore;
  • formicolii;
  • dolore o fastidio al petto. Soprattutto in quest’ultimo caso, si tende a pensare ad un infartopiuttosto che a un attacco di panico.

«Non è detto, però, che tutti questi sintomi arrivino insieme, anzi ogni attacco di panico è a sé stante: persino chi soffre di attacchi di panico ripetuti non sempre li sperimenta nello stesso modo e con gli stessi sintomi. Le circostanze in cui si verificano, ad esempio, possono determinarne la modalità e i sintomi con cui si manifestano» evidenzia la dottoressa Baldrighi.

Oltre al manifestarsi dei sintomi che abbiamo elencato sopra, è bene considerare anche una parte relativa ai pensieri negativi che possono venire in mente durante l’attacco di panico e muoversi velocemente nella testa, senza alcun controllo. I pensieri negativi infatti, possono apparire improvvisamente e in maniera incontrollata.

«Ciò che rende l’esperienza degli attacchi di panico ancora più terribile, però, è l’idea che questi possano ricapitare in un altro momento altrettanto improvviso e inaspettato, prendendo completamente alla sprovvista il soggetto. In sostanza, una paura nella paura che spesso porta ad evitare situazioni in cui si è soli – come guidare la macchina – perché potrebbe arrivare un attacco di panico» spiega la psicologa.

Cosa fare in caso di attacco di panico

Partiamo da un concetto importante secondo il quale ogni persona è diversa dalle altre, per cui ciascuno può vivere l’attacco di panico in un certo modo, avere determinati sintomi e reagire in una modalità differente rispetto a un’altra persona. C’è infatti chi affronta gli attacchi di panico andando a correre, chi fa yoga, chi rimpiazza i pensieri negativi con quelli positivi.

«Spesso la prima cosa che si fa quando si ha un attacco di panico è andare al pronto soccorso perché non viene riconosciuto subito come tale se non lo si è mai avuto, oltre al fatto che i sintomi fisici possono portare a credere che si tratti di un infarto – racconta l’esperta. La paura può anche essere accentuata dal fatto che chi sta vivendo l’attacco di panico non riesce a togliersi dalla testa l’idea che “sto per morire”, credendo di avere un infarto».

Detto ciò, la prima volta che si ha un attacco di panico, bisognerebbe agire (anche se può essere difficile) facendo una pausa e rallentando il ritmo del respiro, cercando poi di controllare i pensieri per riprendere in mano la situazione.

«Si può anche provare a contare inspirando ed espirando con il naso, proprio per distrarre il cervello da quello che sta succedendo. Altra cosa che si può fare è concentrarsi su una situazione positiva che possa dare come suggerimento un modo per reagire. La respirazione quindi è una cosa che aiuta moltissimo. In queste circostanze si può applicare una tecnica di rilassamento, molto utile nei momenti più acuti, che prevede di respirare contando, ovvero si inspira e si conta fino a 2, si espira e si conta fino a 2 e cosi via» suggerisce la psicologa.

Diagnosi degli attacchi di panico

Se si avvertono sintomi correlati agli attacchi di panico, magari che si verificano di frequente, potrebbe essere il caso di iniziare a parlarne con il proprio medico. Il primo e grande (ma difficile) passo è proprio quello di riconoscere quanto sta accadendo e agire chiedendo aiuto. Il medico, dopo aver ascoltato la tua storia clinica e (eventualmente), averti chiesto di eseguire alcuni esami strumentali per escludere motivi di natura diversa dall’attacco di panico (come possono esserlo le malattie cardiache), potrebbe indirizzarti verso uno psicologo o uno psicoterapeuta.

«Capita spesso infatti, che chi ha un attacco di panico si senta vulnerabile e veda quanto accaduto come una debolezza. In realtà chiedere aiuto è un atto di forza e coraggio perché impariamo a prenderci cura di noi stessi» aggiunge la dottoressa Baldrighi.

Una volta ricevuta la diagnosi, il professionista ti indirizzerà verso la terapia più adeguata.

Quali sono i trattamenti per gli attacchi di panico

Bisogna partire dal considerare la sostanziale differenza tra gli attacchi di panico ripetuti nel tempo, dove la paura della paura incide sulla quotidianità, e l’attacco di panico isolato. Sulla base di questo, cambia infatti anche il tipo di trattamento che viene valutato di volta in volta dallo psicologo. La terapia dipenderà dalla gravità della condizione e da come si risponde al trattamento. In genere, si può procedere attraverso l’assunzione di farmaci, seguendo delle sedute di psicoterapia o anche combinando entrambe.

Negli attacchi di panico infatti, il ruolo della psicoterapia è determinante. Lo specialista lavora sul vissuto del paziente, sui momenti storici che lo hanno reso vulnerabile. Ricostruisce quindi la sua storia, le relazioni, i momenti significativi, eventuali traumi rimossi o nascosti, andando a scavare nel fondo. Nello specifico, grazie alla terapia cognitivo comportamentale, il paziente discute liberamente dei propri pensieri ed emozioni con lo psicoterapeuta. Quest’ultimo è una figura che aiuta il soggetto ad identificare i fattori che hanno scatenato gli attacchi di panico, così da poter trasformare il proprio modo di pensare, le sue reazioni e i suoi comportamenti. Si tratta di un percorso finalizzato a migliorare le reazioni agli attacchi di panico, a farli diminuire e infine a farli scomparire.

Per quanto riguarda i farmaci invece, questi possono essere assunti (dietro prescrizione medica) per ridurre la sintomatologia. Quelli più comunemente impiegati sono:

  • gli antidepressivi, che rendono meno gravi e meno frequenti gli attacchi di panico;
  • i farmaci per contrastare l’ansia.

«Il messaggio che vorrei far passare però è questo: ci sono sì delle linee guida generali, ma ciascuno di noi è unico e particolare. Per questo in psicoterapia non c’è una ricetta valida per tutti, ma piuttosto una personale che va adattata al singolo paziente» conclude l’esperta.

Come prevenire gli attacchi di panico

Non è sempre possibile farlo, specie in fase iniziale. Tuttavia, come abbiamo visto, la psicoterapia è fondamentale per identificare i fattori che scatenano gli attacchi di panico, ma anche per gestirli e dunque per prevenirli. Ecco cosa si può fare:

  • seguire un’alimentazione sana;
  • evitare eccessi d’alcol, il fumo, l’assunzione di droghe, che possono peggiorare gli attacchi di panico;
  • fare attività fisica, per ridurre lo stress e migliorare l’umore.

Gli attacchi di panico, se non trattati, possono impattare negativamente sulla qualità della vita: anche solo la paura che questi possano manifestarsi in un qualsiasi momento e senza alcun preavviso può limitare le attività quotidiane. Seguendo invece la terapia indicata, sarà possibile imparare a gestirli al meglio e infine, anche riuscire a non doverci convivere più.

Cosa fare se un tuo caro sta avendo un attacco di panico

Trovarsi di fronte ad un amico o a un familiare che sta vivendo un attacco di panico può essere un’esperienza che, almeno nei primi istanti, può destare paura. Il tuo supporto però, può essere determinante per aiutarlo a gestire al meglio quel momento. Ecco cosa si può fare:

  • mantenere la calma;
  • avvicinarsi e chiedere di cosa ha bisogno usando frasi brevi e semplici;
  • aiutarlo a praticare la respirazione profonda;
  • continuare a stargli vicino e a rassicurarlo.

In conclusione, gli attacchi di panico sono un disturbo molto comune che se non trattato, può avere delle ripercussioni sulla vita personale. Riconoscere gli episodi come tali e affrontarli con un professionista della salute mentale è il primo passa da compiere per comprendere cosa sta accadendo e porvi rimedio. Grazie alla psicoterapia, è infatti possibile gestire questo disturbo, arrivando a non doverci più convivere.

 

Fonti bibliografiche: