Essere circondati dal disordine influisce sull’operato del cervello. Ecco in che modo l’accumulo di oggetti ci danneggia e rallenta.
La possibilità di acquistare oggetti da tutto il mondo con un semplice click ci porta spesso ad accumulare cose di cui non abbiamo un reale bisogno. Nel giro di poco tempo ci si può ritrovare con camere stracolme, con prodotti sparsi in ogni dove, il che limita il proprio spazio vitale all’interno degli ambienti domestici. Una pila di libri da leggere è ferma in un angolo da due anni, mentre dall’altra parte della camera c’è quella famosa sedia stracolma di vestiti e indumenti intimi che prima o poi dovrà essere liberata. Giorno dopo giorno si produce tutto questo, generando un profondo stress per il nostro cervello.
I consigli di Marie Kondo, autrice de Il potere magico del riordino, hanno cambiato la vita di molte persone. Vediamo dunque in che modo il nostro cervello reagisce all’eccessivo disordine. Entrare in una stanza e ritrovarsi circondati da oggetti vuol dire avere il proprio campo visivo costantemente occupato da nuovi elementi da analizzare. Il cervello viene di conseguenza travolto da continui stimoli, molti dei quali irrilevanti.
Dover costantemente elaborare tutto questo non aiuta in fase di riposo o lavoro, generando soltanto stress. È stato dimostrato da uno studio del 2010 che nelle coppie che vivono insieme in spazi particolarmente disordinati, i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) nella donna tendono a raddoppiare. Aumenti significativi anche nell’uomo, il che vuol dire influenzare l’umore dell’altro vicendevolmente, rendendo la convivenza molto più complessa.
Dedicarsi al riassetto della propria casa è fondamentale per riuscire a completare i tanti impegni quotidiani che ognuno di noi ha. Rimandare costantemente questo compito conduce il nostro cervello a rallentare, bloccato dal pensiero di doversi occupare di una o l’altra pila di oggetti sparsi un po’ ovunque. Vivere in un ambiente del genere vuol dire non aver mai la giusta serenità per poter completare altri compiti in maniera serena, rispettando le scadenze orarie prefissate. Che in questo momento, in cui molti di noi lavorano in smart working, è più che mai importante.
Molto spesso chi accumula così tanti oggetti lo fa perché sentimentalmente legato a essi. Superato un certo limite però tale accumulo smette d’essere un modo per rendere la casa in cui si vive un po’ più propria, divenendo un’ossessione. Si viene così sopraffatti da un gesto che sembra così naturale come il posizionare in camera un nuovo oggetto acquistato in vacanza. Presto o tardi, senza un corretto riassetto, ne saremo circondati.
Uno studio del 2006 dimostra inoltre come le eccessive stimolazioni date dal disordine portino il nostro cervello a comportarsi diversamente. Qualora si fosse chiamati a operare una scelta, in un ambiente ricolmo di oggetti e dunque claustrofobico, potremmo fare quella errata, scegliendo una via che avremmo ignorato se solo la nostra mente fosse stata più serena e meno stressata. Uno studio del 2014 invece si è concentrato sull’impulsività delle persone che tendono ad accumulare costantemente. Si tende a prendere decisioni d’istinto, a partire proprio dagli acquisti sul web. Un click dopo l’altro, una consegna dopo l’altra, seguendo uno schema mentale impulsivo che avrà effetti sulla vita di tutti i giorni. Che riordino sia: è il nostro cervello che ce lo chiede.