Morbillo: quali sono i sintomi e come riconoscerlo

Il morbillo è una malattia esantematica presente in Italia. Ecco quali sono i sintomi e come trattarla.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Come riconoscere i segnali del morbillo? Il morbillo è una malattia esantematica e i suoi sintomi possono essere confusi con quelli delle altre patologie appartenenti a questa categoria.

Il virus del morbillo è diffuso in ogni angolo del mondo, anche se la frequenza dei casi si è nettamente ridotta da quando sono disponibili le vaccinazioni e adeguati piani di richiamo. In Italia, quando viene diagnosticata, la malattia deve essere obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie, in modo da consentire agli enti preposti di effettuare un monitoraggio costante di questa patologia dai risvolti insidiosi.

Secondo il sistema di Sorveglianza integrata del morbillo e della rosolia, nel 2022 in Italia sono stati segnalati 18 casi di morbillo. Nel mondo i casi, nello stesso anno, sono tornati a salire, con un incremento del 79% nei primi mesi dell’anno: tra gennaio e febbraio si sono registrati 17.338 casi, contro i 9.665 dei primi due mesi del 2021.

Cos’è il morbillo?

Il morbillo è una malattia infettiva che, solitamente, si manifesta durante l’infanzia ed è provocata da un virus del genere morbillivirus, facente parte della famiglia dei paramyxovirus. Si tratta di una delle malattie più contagiose e colpisce spesso i bambini in un’età compresa tra gli 1 e i 3 anni.

Rientra nel gruppo delle malattie esantematiche, ossia che si presentano con un “esantema” della pelle. Generalmente, inoltre, è una delle malattie definite “dell’infanzia” insieme a varicella, pertosse, parotite o rosolia, anche se è possibile il contagio anche tra gli adulti. Nei bambini il morbillo è patologia dai risvolti potenzialmente fatali e anche negli adulti può causare potenziali complicanze, anche gravi.

I sintomi del morbillo

L’infezione è caratterizzata da un’eruzione cutanea molto particolare, che provoca la comparsa di specifiche macchie sulla pelle. Nonostante ciò, riconoscerne i segnali precoci non è molto semplice, visto che sono molto simili a quelli di altre malattie della stessa categoria. Solitamente i primi sintomi del morbillo sono simil-influenzali, tra i più comuni si possono riscontrare, ad esempio:

  • febbre che tende ad alzarsi, anche sopra i 40°;
  • problemi delle vie respiratorie;
  • tosse secca;
  • mal di testa;
  • naso che cola;
  • perdita di appetito;
  • occhi gonfi e rossi;
  • sensibilità alla luce;
  • stanchezza e malessere generale.

Dopo la comparsa dei primi sintomi possono comparire dei puntini bianchi all’interno del cavo orale e, dopo circa 4-5 giorni, compare l’eruzione cutanea caratteristica del morbillo, ossia piccoli punti di colore rosso-brunastro che iniziano a manifestarsi dietro le orecchie o sulla fronte, diffondendosi poi sul resto del corpo. Tale esantema, spesso pruriginoso, dura circa 4-7 giorni e può lasciare una leggera desquamazione sulla pelle, che regredisce spontaneamente.

Il contagio da morbillo

Da quando il virus entra nell’organismo, il periodo di incubazione della malattia è di circa 1-2 settimane e, da quando i sintomi compaiono, l’infezione ha una durata compresa tra gli 8 e i 10 giorni, ma i suoi strascichi possono protrarsi anche fino a 20 giorni.

La contagiosità del soggetto infetto è massima circa 3 giorni prima della comparsa dell’eruzione cutanea, quando il paziente presenta febbre e malessere, e si protrae fino a 5 giorni dopo.

Come accennato, il morbillo è tra le malattie con il più alto indice di contagiosità. È una patologia che si trasmette per via aerea attraverso le normali secrezioni nasali o faringee. Sostanzialmente il virus di propaga attraverso le goccioline di saliva che si diffondono nell’aria quando un soggetto contagiato tossisce o starnutisce: è sufficiente che un altro soggetto le inali, anche a metri di distanza, perché possa infettarsi. Un’altra possibile via di contagio è quella del contatto indiretto con il virus attraverso le superfici sulle quali si siano depositate secrezioni infette (il virus resta attivo per diverse ore al di fuori dell’organismo).

Il più alto tasso di trasmissibilità si ha tra soggetti non adeguatamente immunizzati, ossia che non abbiano mai contratto la malattia o che non risultino vaccinati. Inoltre, i rischi maggiori si riscontrano negli adulti, non immunizzati, che soffrono di patologie che inibiscono o indeboliscono le difese immunitarie (ad esempio, soggetti con AIDS, malattie che richiedono cure chemioterapiche, pazienti diabetici o che presentano patologie autoimmuni).

Nei Paesi che hanno implementato valide campagne di vaccinazione, la popolazione immunizzata fa da scudo anche per gli adulti che non possono essere immunizzati, poiché per loro le possibilità di contrarre il morbillo sono remote grazie alla cosiddetta immunità di gregge.

Come evitare di contagiare altre persone se si è infetti

Adulti e bambini che contraggono il morbillo dovrebbero mettere in campo efficaci strategie per evitare il rischio di diffusione della patologia. Ad esempio, potrebbero:

  • restare in isolamento, almeno fino al termine del periodo di contagiosità (almeno 5 giorni dopo la comparsa dell’esantema);
  • evitare di diffondere droplets nell’aria, coprendosi sempre naso e bocca quando tossiscono o starnutiscono (evitando l’utilizzo delle mani e preferendo l’uso di fazzoletti usa e getta o la piega del gomito);
  • lavare spesso le mani, per almeno 40-60 secondi con acqua tiepida e sapone neutro;
  • non condividere oggetti di uso personale con altre persone (asciugamani, lenzuola, spazzolini, stoviglie, ecc.);
  • disinfettare le superfici di casa, specialmente quelle di frequente contatto, come le maniglie o gli interruttori.

Come si diagnostica il morbillo?

Il medico può effettuare una corretta diagnosi del morbillo anche solamente attraverso l’osservazione clinica del paziente. È sufficiente, infatti, osservare le eruzioni cutanee o i punti bianchi all’interno della bocca, segni particolarmente caratteristici, per confermare il sospetto di morbillo.

Se ritenuto necessario, al soggetto può essere richiesto di effettuare un tampone naso-faringeo o un esame del sangue, che vada a cercare anticorpi specifici contro il virus del morbillo. Il test deve essere effettuato 3 o 4 giorni dopo la comparsa dell’esantema. Come anticipato in precedenza, in Italia ogni medico è obbligato a notificare alle autorità sanitarie ogni caso di morbillo che rileva tra i suoi pazienti.

Come si cura il morbillo?

Non esiste, ad oggi, una cura specifica per trattare il morbillo, perciò è solamente possibile contrastarne i sintomi e attendere che il sistema immunitario del soggetto debelli la malattia autonomamente. Si possono somministrare antipiretici per abbassare la febbre (come il paracetamolo), antidolorifici o antinfiammatori (ad esempio l’ibuprofene) per lenire i dolori muscolari e sciroppi o pastiglie per calmare la tosse. Ogni farmaco deve essere assunto sotto consiglio e controllo medico.

Possono essere utili anche lacrime artificiali per dare sollievo agli occhi irritati, ma è bene sottolineare che il morbillo, essendo causato da un virus, non risponde all’uso di antibiotici.

Se la febbre è alta, è bene cercare di abbassarla con impacchi freschi e somministrando un’adeguata quantità di liquidi (acqua, succhi freschi, té, brodo leggero), per contrastare la disidratazione causata dall’elevata sudorazione. Può anche essere utile effettuare una aerosol-terapia per combattere i fastidi derivanti dalla congestione nasale.

È utile, inoltre, restare a completo riposo almeno fino a che l’esantema non regredisce. Dato che l’organismo impiega parecchio tempo a riprendersi del tutto, generalmente viene consigliato di rispettare un periodo di 15 giorni di convalescenza durante i quali si dovrebbero evitare freddo, sforzi fisici e impegni stressanti.

Le possibili complicazioni della malattia

Il morbillo si risolve autonomamente in maniera positiva nella maggior parte dei pazienti.

I restanti possono presentare delle complicazioni anche molto gravi o fatali. Tra queste troviamo:

  • otite
  • laringite
  • broncopolmonite
  • convulsioni
  • diarrea acuta
  • congiuntivite
  • polmonite
  • meningite
  • epilessia
  • neurite ottica
  • encefalite

Tali complicanze si riscontrano più spesso nei neonati e nei soggetti malnutriti o immunocompromessi ma il rischio di svilupparle può essere ridotto grazie alla vaccinazione. Anche se i casi più gravi sono rari, il morbillo è responsabile di circa 30-100 morti ogni 100.000 persone infettate.

Questa patologia, inoltre, può risultare molto pericolosa soprattutto se contratta in gravidanza e in età adulta. Nel primo caso può provocare aborto o parto pretermine, fra i 15 e i 30 anni invece si presenta in forma molto più acuta causando, spesso, anche problemi respiratori gravi.

Il morbillo in gravidanza

Le donne in gravidanza dovrebbero evitare di contrarre l’infezione, poiché durante il periodo di gestazione questo virus potrebbe essere pericoloso sia per la madre, sia per il feto. Per le madri, le complicazioni tipiche della popolazione adulta potrebbero essere ancora più difficili da gestire. Inoltre, l’infezione virale aumenta esponenzialmente il pericolo di:

  • aborto spontaneo;
  • parto pretermine;
  • morte fetale prima o durante il parto.

Infine, una donna infetta può trasmettere la malattia al bambino durante il travaglio, portando allo sviluppo di morbillo congenito che può manifestarsi sia con un’eruzione cutanea del bambino subito dopo la nascita, sia con gravi complicanze.

Il vaccino contro il morbillo

Proprio per evitare le potenziali complicazioni, è bene ricorrere al vaccino, che viene somministrato, di solito, in formato trivalente (Morbillo, Parotite, Rosolia o MPR) o tetravalente. Il vaccino del morbillo appartiene alla categoria dei vaccini vivi attenuati e, per questo motivo, non tutte le persone possono essere vaccinate.

Fino al 6°-9° mese di vita un neonato è teoricamente protetto dagli anticorpi forniti dalla madre, se questa è immunizzata da vaccino o malattia pregressa. In seguito, il piano vaccinale prevede:

  • la prima dose del vaccino MPR prima del 24° mese di vita (preferibilmente tra il 12 e il 15°);
  • un richiamo verso i 4-6 anni.

Dopo la conclusione del ciclo vaccinale, occorre circa un mese per sviluppare un livello di protezione adeguato. L’efficacia del vaccino contro il morbillo è particolarmente elevata e si stima che il 95% circa dei soggetti riceventi riesca a sviluppare anticorpi sufficienti a proteggerlo dall’attacco di questo agente virale.

Chi non può fare il vaccino?

Come accade per altri vaccini con virus vivi attenuati, l’antimorbillo non può essere somministrata:

  • agli individui che presentano deficit immunitari o che stanno seguendo una terapia immunosoppressiva (con farmaci antineoplastici, corticoidi o soluzioni antirigetto);
  • alle donne già gravide, così come quelle che desiderano di restare incinte nel mese successivo (per prevenire possibili complicanze da morbillo in gravidanza, è consigliato a chi pianifica una gravidanza di vaccinarsi con sufficiente anticipo);
  • a chi è allergico a qualche componente del vaccino;
  • a chi soffre di piastrinopenia;
  • a chi è intollerante al fruttosio.

Possono sottoporsi al vaccino, invece, le persone con HIV che non hanno ancora sviluppato l’AIDS.

Per cercare di ridurre le probabilità di contagio, gli individui che non possono vaccinarsi dovrebbero seguire le stesse precauzioni anti-contagio già elencate, come evitare il contatto con persone infette, non condividere oggetti personali con soggetti malati, lavare spesso le mani e tenersi a distanza da chi manifesta problemi respiratori o tossisce e starnutisce.

A chi è consigliato il vaccino?

La vaccinazione antimorbillo è, invece, caldamente consigliata agli adulti che:

  • vivono a contatto con persone malate o che potrebbero facilmente ammalarsi;
  • ai viaggiatori che si spostano in zone dove la malattia è endemica.

Terapia anti-contagio per il morbillo negli adulti

Entro le 72 ore successive all’esposizione a un individuo potenzialmente infetto, i soggetti non immunizzati contro questa patologia possono sottoporsi alla vaccinazione, poiché ciò potrebbe stimolare la risposta anticorpale e aiutare l’organismo a reagire più rapidamente e in modo adeguato al virus, riducendo il rischio di possibili complicanze.

 

Fonti bibliografiche

FAQ

Quanto dura la febbre da vaccino per il morbillo, parotite e rosolia?

Generalmente, da 5 a 12 giorni dopo la vaccinazione antimorbillo possono manifestarsi febbre, ingrossamento dei linfonodi, leggero esantema e dolori articolari, che in genere scompaiono nel giro di un paio di giorni.

Come sono i puntini del morbillo?

L'esantema da morbillo è caratterizzato da piccoli puntini di colore rosso scuro, in rilievo e del diametro di circa 1-5 millimetri. Rimangono brunastri per due o tre giorni, per poi impallidire e lasciare piccole desquamazioni sulla pelle.

Quanto dura il morbillo negli adulti?

Di solito il morbillo dura circa 8-10 giorni, anche se è consigliato tenersi a riposo per una quindicina di giorni circa, per consentire all’organismo di riprendersi completamente.

A che età fare il vaccino per il morbillo?

Il vaccino del morbillo viene offerto ai bambini tra i 9 e i 15 mesi, con un richiamo intorno ai 5 anni. Può essere eseguito anche in età adolescenziale o adulta, se non sussistono controindicazioni.