Aborto spontaneo: sintomi, possibili cause, come reagire

Le perdite precoci del primo trimestre e le morti perinatali, purtroppo, interessano circa dieci famiglie al giorno, solo in Italia. Con un’esperta ginecologa, abbiamo parlato di come affrontare il lutto.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Purtroppo, l’aborto spontaneo è un tristissimo evento che, moltissime di noi, hanno conosciuto direttamente. Sintomi, cause e reazioni, in caso di aborto spontaneo non sono mai argomenti abbastanza sviscerati, con la conseguenza che colei che si trovi a viverlo in prima persona, possa sentirsi sia colpevole sia sola.

La donna e la coppia che hanno vissuto un aborto spontaneo, spesso, si sentono le uniche a conoscerne il dolore, e vengono travolte da un senso di ingiustizia e di impotenza. Per questo bisogna parlarne e condividere e scriverne il più spesso possibile, per far capire che tantissime sono le donne che lo hanno subito e che un aborto, per quanto evento tragico, non compromette automaticamente una gestazione futura più serena e dall’esito felice. Il mese di Ottobre è il periodo dell’anno scelto per accendere i riflettori sulla morte perinatale, cioè dei bambini persi durante la gravidanza o subito dopo la nascita. Si parla di circa cinque milioni di bambini ogni anno in tutto il mondo.

Siamo portate a pensare che l’aborto spontaneo sia direttamente correlato ad alcune cattive abitudini, come ad esempio consumare alcol in gravidanza o all’età della donna. Infatti sappiamo che il rischio di aborto è più alto con l’aumento dell’età della gestante:  si parla di circa 15% tra le più giovani, 34% tra le donne di 40 anni e 50% tra le donne oltre i 45 anni. Ma se in parte questo è vero, la problematica non è affrontabile  solo con questi due fattori.

Certamente, l’ideale sarebbe affrontare la gravidanza in giovane età, come modificare il nostro stile di vita in modo che esso diventi più sano possibile, come fare subito tutti gli esami ed i test necessari e così via, ma sappiamo che sia la gestazione che ciò che accade durante la stessa non sono totalmente programmabili con semplicità.

Abbiamo sottoposto l’argomento alla dottoressa Francesca Parissone, medico chirurgo specialista in ginecologia e ostetricia, ed in medicina della riproduzione presso  il Centro PMA Tethys di Verona. Abbiamo chiesto alla dottoressa di parlarci delle cause, dei sintomi e di come porci di fronte ad un aborto spontaneo.

Le cause principali degli aborti spontanei

Abbiamo premesso che una delle cause attribuite all’aborto spontaneo è il fattore età. Questo, se da un lato potrebbe spingerci a non rimandare eccessivamente una gravidanza, potrebbe farci sentire in colpa per averci provato dopo un certo limite di età. La scienza sappiamo che offre la possibilità, ad esempio tramite il social freezing, di procrastinare l’età nella quale avere un figlio. Ma sappiamo anche che si rimanda non in quanto il panorama scientifico aiuti le coppie a concepire tardi, ma per elementi sociali economici e lavorativi che impediscono letteralmente la realizzazione di una propria famiglia.

Inoltre, puntare il dito sull’età non ha senso, anche perché molte donne giovani potrebbero raccontarci di aver subito un aborto spontaneo nonostante l’anagrafe sia stata a loro favore. Ecco cosa ci ha riferito la dottoressa Francesca Parissone sulle cause principali degli aborti spontanei.

“Le cause che possono determinare un aborto spontaneo sono molte e possono essere legate a condizioni materne, come per esempio fra le altre patologie  autoimmuni, alcune patologie infettive,  malformazioni congenite o acquisite uterine. In realtà la maggioranza degli eventi abortivi solo legati ad anomalie cromosomiche dell’embrione.

In particolar modo, si tratta di quelle che vengono definite aneuploidie, ossia un assetto cromosomico non corretto. Raramente questa condizione può essere legata a difetti genetici costitutivi della coppia, ma in realtà la maggior parte delle volte è un evento del tutto casuale e sporadico la cui frequenza aumenta con l’aumentare dell’età materna ma che, purtroppo, non è mai a rischio zero in ogni fascia di età.

Proprio perché la maggior parte delle volte si tratta di evento non prevedile, sporadico e non destinato a ripetersi, un singolo evento, per quanto possa rappresentare un evento molto difficile nella vita delle coppie, non richiede dal punto di vista clinico alcun esame particolare per indagarne la causa.

Diverso invece è se si verificano più eventi abortivi, in questo caso si configura una condizione che viene definita come poliabortività. In queste circostanze, lo specialista potrà ritenere idoneo un approfondimento diagnostico.”.

Aborto spontaneo
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Come reagire in caso di aborto spontaneo

Sintomi: quali sono i campanelli d’allarme di un aborto

Se non fossimo con gli occhi sullo schermo ma occhi negli occhi, moltissime di noi racconterebbero di quando hanno capito che qualcosa non stava funzionando in quella gravidanza appena sbocciata. Alcune sono corse subito in pronto soccorso, di fronte ad una perdita improvvisa di sangue, altre hanno mandato un messaggio alla propria ginecologa, altre ancora hanno soffocato quel pensiero, credendo solo di star esagerando con l’ansia da futura mamma.

Tutte, però, se lo ricordano quel momento, quello che ha rappresentato sia un passaggio che una fine. Molte di noi si sentono in colpa per non aver capito, altre perché non hanno fatto in tempo a salvare quella gravidanza che tanto bene non stava più andando. Ma esistono davvero dei sintomi chiari, inequivocabili, di fronte ad un aborto spontaneo?

“Purtroppo questo rappresenta un punto molto delicato. Avere qualche sintomo o segno particolare a cui aggrapparsi per sapere se tutto sta procedendo al meglio o no sarebbe molto utile per affrontare serenamente il primo trimestre, ossia il periodo più a rischio. Purtroppo non è così matematico. Alcuni sintomi come dolori addominali simil-mestruali o perdite ematiche possono essere presenti anche in gravidanze con decorso successivo regolare, così come la scomparsa o l’assenza di nausea, vomito o tensione mammaria che sono considerati sintomi tipici di una gravidanza iniziale, non correlano per forza ad un’ interruzione della gravidanza. Sicuramente però è da considerare che forti dolori addominali e sanguinamenti simili ad una mestruazione sono segni prognostici negativi. Va detto però che l’aborto spontaneo può verificarsi anche in condizioni assolutamente asintomatiche. Mi sento in questo caso di aggiungere una cosa per rassicurare quelle coppie che hanno vissuto questo evento e che spesso si chiedono se avrebbero potuto prevenirlo: purtroppo, anche se ce ne si fosse accorti prima, non sarebbe cambiato il destino di quella gravidanza”.

Aborto spontaneo
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Come reagire in caso di aborto spontaneo

Come reagire in caso di aborto spontaneo

L’aborto non è mai un evento che si dimentica totalmente, soprattutto se, dopo di esso, non ci sono state altre gravidanze. Capita che la donna si senta sola, non capita, impotente. Capita anche che la coppia reagisca allontanandosi, se l’aborto sia ripetuto più volte. Le reazioni sono tutte diverse, come diversi sono i caratteri dei soggetti coinvolti, il numero di aborti, ed i tanti fattori che incidono sulle nostre vite.

A volte, confrontandosi con altre donne e altre coppie e scoprire che non si sia le uniche ad aver subito tale perdita può essere di conforto, lì dove ricorderemo che, seppur non si può cancella una perdita con una nascita, quest’ultima non viene preclusa. Ecco le conclusioni della dottoressa Parissone.

L’aborto rientra a tutti gli effetti nei lutti perinatali, alla cui consapevolezza peraltro il mese di Ottobre è dedicato, e come tale va rispettato, supportato e gestito. Spiego sempre alle coppie che ci sono due piani: uno clinico e uno emotivo.

Sul lato clinico, si considera questo evento come para-fisiologico nel senso che, come già detto in precedenza, spesso non vi sono  alla base cause patologiche costitutive che richiedano alcun tipo di accertamento o di terapie. Ma questo aspetto, comunicato nel modo sbagliato, può essere percepito dalla coppia come uno sminuire il loro dolore.

Il piano emotivo è molto importante. Bisogna comunicare correttamente con la coppia, offrire ascolto e raccontare anche di quelle che saranno le difficoltà psicologiche ed emotive che potrebbero presentarsi. Senso di impotenza, sensi di colpa, tristezza, sfiducia sono sentimenti molto comuni ed è importante aiutare a riconoscere i casi in cui un supporto psicologico diventa necessario e di grande aiuto per gestire al meglio questi eventi”.