Come scegliere la babysitter: tutto quello che devi sapere

Scegliere una buona babysitter fa la differenza nella gestione dei figli e della vita familiare: ecco cosa dobbiamo sapere

Foto di Giorgia Marini

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Se c’è un contatto davvero prezioso, che le famiglie si tramandano da generazione in generazione, sussurrandoselo quando nessun orecchio estraneo è presente, quello è il nome della babysitter di fiducia. Prima o poi, ogni famiglia ne cercherà una, fosse per un lungo periodo o per qualche sera a settimana, e trovarla potrebbe richiedere più sforzi e tempo di quello che si immagini.

E nessuno vuole una babysitter qualunque, ma sempre una specie di Mrs. Doubtfire, fosse anche solo per andare a prendere i bambini a scuola! Basta aprire un gruppo Facebook di mamme o una chat di classe per averne la prova. Improvvisamente, comparirà la richiesta: “Avrei bisogno di una babysitter, qualcuno mi può passare il contatto di una brava e referenziata?”

In un mondo lavorativo fatto di orari ben oltre le ore contrattuali, entrate ed uscite non sempre flessibili, e costi di nidi alle stelle, trovare una buona babysitter è tutt’altro che un’opzione.

Per non parlare del fatto che tantissime famiglie si trovano lontane dal nucleo familiare originario. E dove un tempo sopperivano nonne, zie, vicini di casa, oggi, sempre più spesso, lo fa una ragazza alla pari, una studentessa pagata ad ore o una babysitter professionista.

Una babysitter ha un costo in termini emotivi ed economici: lasciare un bimbo piccolo in compagnia di un estraneo, all’inizio può esser fonte di ansia, preoccupazione, sensi di colpa; affidare ogni giorno, per un determinato numero di ore, il proprio bambino di pochi mesi o pochi anni, ad una babysitter, può incidere sensibilmente sul bilancio familiare. Per questo, sulla scelta della babysitter aleggiano molti dubbi, domande, e ci si rimette molto al confronto e alle esperienze di mamme che conosciamo.

Babysitter: ad ogni famiglia la sua

Non tutte le famiglie hanno bisogno dello stesso tipo di babysitter, perché le esigenze delle famiglie sono diverse e, all’interno della stessa, esse cambiano di anno in anno, in base all’età dei bambini.

Possiamo distinguerle, principalmente, in queste categorie:

  • La babysitter pre e dopo scuola, quella che si occupa solo di accompagnare ed andare a prendere i bambini, eventualmente anche portandoli ad attività extrascolastiche. Strappa a tante mamme il ruolo di genitore-taxi.
  • La babysitter dopo scuola, che si occupa di seguire i bambini nei compiti. Spesso è una studentessa che ha reminiscenze scolastiche fresche. Diciamo che ha anche il plauso di farci evitare cattive figure con i nostri figli, salvo i genitori non abbiano vinto il Nobel nelle tabelline!
  • La babysitter part-time, di cui si può avvertire l’esigenza quando nascono altri figli. Ci aiuta anche nelle faccende domestiche, durante i primi mesi di vita del fratellino o della sorellina, mentre noi siamo a casa. C’è chi la assume per evitare di svenire sul lavabo, mentre sta allattando il nuovo di casa, asciugando i piatti, e seguendo il maggiore nei compiti.
  • La babysitter a chiamata, per le uscite serali o le urgenze. Si tratta di una persona che farà compagnia ai bambini per poche ore e senza particolare costanza, per questo, non di rado, si tratta di una persona di fiducia, che abbiamo già conosciuto quando i bambini erano piccoli o che aiuti famiglie che conosciamo molte bene.

baby sitter cosa sapere

Differenza fra babysitter e tata

La tata, a differenza della babysitter, accompagna la famiglia per molti anni. Dalla nascita del primo figlio, di cui segue le principali fasi evolutive, sino agli eventuali fratellini e sorelline che seguiranno. Lavorando molte ore al giorno, sino a 5/6 a settimana, si occupa di una sola famiglia e non ha altre attività lavorative.

La babysitter, invece, non di rado, è una studentessa o una donna che svolge mansioni simili in altre famiglie oppure ha un lavoro parallelo. La tata, sovente, segue la famiglia anche in vacanza e, in alcuni casi, nelle famiglie più facoltose, vive nella stessa casa dei bambini di cui si occupa.

Che si tratti di babysitter o di tate, la figura è sempre più richiesta, soprattutto nelle grandi città, e lì dove le mamme lavorano molte ore, con l’impossibilità di valersi dei nonni: gli armonizzatori sociali per eccellenza. Parliamo di mamme perché la babysitter è, ad oggi, ancora un fatto da madri.

Relazione fra occupazione femminile e carico familiare

Secondo alcuni dati Istat del 2010, l’11,1% delle donne che hanno avuto un figlio, non ha mai lavorato per prendersi cura della prole; il 17% in caso di due figli, il 19% dai 3 figli in poi. Secondo l’Istat, i figli rappresentano ancora un elemento critico per le donne italiane, la cui partecipazione al mondo del lavoro risente molto delle incombenze familiari. Infatti, il tasso di occupazione delle donne con figli è più basso di quelle che non li hanno. Tutto ciò per dire che la scelta di una babysitter, per quanto possa essere onerosa, per molte mamme rappresenta l’unico modo per non perdere il proprio lavoro.

babysitter selezione

Come scegliere la babysitter

Aspettative

Secondo la Dott.ssa Micol Metzinger, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva, “vorremmo una babysitter che fosse un mix tra Mary Poppins, Maria Montessori, Piero Angela, Mastro Lindo, possibilmente bilingue e che facesse un baffo ad Art Attack. La cosa importante, prima di iniziare la ricerca, è fermarsi a riflettere sul nostro obiettivo: di che cosa abbiamo bisogno? Cosa ci fa stare tranquilli?”.

E siccome, come abbiamo detto all’inizio, ogni famiglia ha le proprie esigenze ed aspettative, una babysitter può essere perfetta per una famiglia e non andar bene per un’altra.

Coda devi sapere: gli aspetti da considerare

In fase di colloquio, oltre le domande principali, che faremo per testare la possibilità di una buona organizzazione (ad esempio, se la babysitter abita nel nostro quartiere, a quali orari è disponibile, se è reperibile anche all’ultimo momento, se segue altre famiglie e così via), bisogna porre attenzione a quattro aspetti. Difficili da sviscerare in mezz’ora ma, come suggerisce la dott.ssa Metzinger, vale la pena affrontare questi quattro temi, per capire il suo punto di vista in merito. “Considererei prioritari quattro aspetti: l’empatia/intelligenza emotiva, lo stato d’animo, il rispetto e l’affidabilità.

In primo luogo, valuterei l’empatia, il desiderio e la capacità di mettersi nei panni dell’altro. Penso che solo un reale interesse nei confronti del prossimo possa favorire l’osservazione e l’ascolto, aspetti fondamentali nel lavoro con i bambini.

Valuterei poi come sta la candidata in generale e in che periodo della vita si trova (È serena? È in un periodo in cui è particolarmente stressata/arrabbiata per qualche motivo?). Penso che indagare questi aspetti aiuterebbe a capire il suo modo di affrontare le fatiche e l’impatto che potrebbero avere sul lavoro. Il lavoro della babysitter coinvolge moltissimo la persona dal punto di vista emotivo, può far emergere emozioni forti e dinamiche relazionali personali profonde. Per questo è importante che sia in grado di gestire serenamente le proprie emozioni, per non farsi sopraffare da quanto potrebbe emergere nella relazione con i bambini.

Altro aspetto secondo me fondamentale è il rispetto. Sembra una banalità, ma non sempre nei confronti dei bambini ci si pone in modo rispettoso. Anche i bambini molto piccoli sono in grado di percepire e comprendere più di quanto a volte ci aspetteremmo. Per questo è importante, per esempio, dire sempre la verità e mai cercare di convincerli attraverso l’inganno.

Ultimo aspetto, non per importanza, è l’affidabilità. I genitori devono sapere che affidano il proprio bambino ad una persona di cui si fidano e su cui sanno di poter contare. Risultano pertanto, a mio avviso, fondamentali la puntualità, il rispetto degli accordi, l’osservanza delle indicazioni. I bambini saranno sereni con la babysitter solo se lo saranno i genitori.”

L’opinione del bambino

Quando si decide di assumere una babysitter per un bambino “grande”, che ad esempio va già a scuola, ed è quindi in grado di esprimere un parere nel merito, alcuni genitori potrebbero chiedersi se, farlo assistere al colloquio, possa essere proficuo o meno, al fine di captare un’eventuale immediata simpatia o antipatia. Ma è la scelta giusta da fare?

“Scegliere la babysitter è una responsabilità troppo grande perché possa essere in qualche modo affidata ad un bambino. Lui non può sapere, come è giusto che sia, quali siano le caratteristiche importanti che deve avere una brava babysitter. Il suo coinvolgimento è tale da rischiare di renderlo poco obiettivo nel giudizio. Poi sicuramente può essere utile, in un secondo momento, valutare l’incontro con lui, ma per vedere come si approcciano reciprocamente”.

Gelosia e senso di colpa

Tra mamme amiche, non se ne fa mistero: trovare una buona babysitter rende sereni da un lato, ma può anche esporre, in special modo le mamme assenti per molte ore al giorno, o costrette a trasferte lavorative, a gelosia e a sensi di colpa.

“Provare un po’ di gelosia può essere normale, perché la babysitter si troverà a fare una serie di cose e ad assistere ad una serie di momenti che, almeno nel vissuto di alcune mamme, spetterebbero a loro. La cosa importante è tenere a mente questi aspetti e non negare le emozioni connesse, ammettendole almeno a se stesse. Fondamentale è non perdere di vista l’obiettivo, che rimane il benessere dei bambini: il rapporto con la babysitter dovrebbe essere, per quanto non sempre scontato, un’alleanza e non una competizione” spiega la dott.ssa Metzinger.

Il senso di colpa potremmo definirlo il senso, per eccellenza, delle mamme. “Le mamme si trovano a fare i conti con il senso di colpa perché il tempo non è mai abbastanza, perché la pazienza non è infinita, perché l’organizzazione non è perfetta, perché non si arriva sempre dappertutto. Quando si diventa mamme si rimane comunque anche donne, lavoratrici, compagne, amiche. È importante ritagliarsi anche momenti per sé, ricordando che il proprio benessere e la propria serenità sono fondamentali per il benessere dei bambini. E allora ben venga la babysitter. Un consiglio per gestire il senso di colpa, può essere riuscire a ritagliarsi dei momenti in cui passare buon tempo di qualità con i figli, quando si ha la possibilità di essere totalmente centrati sui bambini (no telefono, no faccende domestiche…). È difficile nella frenesia della quotidianità, ma può fare la differenza”.

Meglio assumere una babysitter o mandare il bambino al nido?

“In questa scelta troppe sono le variabili coinvolte, perché si possa dire in assoluto quale sia l’opzione migliore. Penso ci sia la scelta giusta per quel determinato bambino e quel determinato nucleo famigliare, in quel preciso momento” precisa la dott.ssa Metzinger. Ci sono diversi elementi che vanno tenuti presenti nel momento della scelta. “Ad esempio, prima dell’anno, per un bambino può essere particolarmente importante il rapporto uno a uno: i suoi bisogni (sonno, alimentazione, contatto) sono più facilmente gestibili all’interno di una relazione esclusiva dedicata. Dopo l’anno, il bambino spesso riesce a godere maggiormente dei vantaggi della vita di comunità. La verità è che tutto va bene, se i genitori sono il più possibile convinti della scelta fatta: sappiamo bene che più i genitori sono sereni, più i bambini sono tranquilli”.