Non chiedere (sempre) a tuo figlio cosa vuole fare da grande

Tutti i bambini sognano di fare grandi cose da adulti, ma a volte è meglio non chiederlo

A tutti è capitato di sedersi vicino ai propri figli e ascoltarli mentre fantasticano sul futuro da adulti. “Cosa vuoi fare da grande?”, questa è sicuramente la domanda che ogni mamma ha fatto almeno una volta al suo bambino.

Eppure, secondo alcuni studi dell’infanzia, questa domanda potrebbe forzare il processo di costruzione di identità dei bambini, creando in qualche modo dentro di loro una sorta di pressione.

Questa semplice e banale domanda a quanto pare, potrebbe avere effetti negativi sulla crescita dei più piccoli.

Secondo lo studio The presence of and search for a calling: Connections to career development, chiedere ai propri figli chi vogliono diventare da adulti può avere delle ripercussioni negative.

La ricerca, pubblicata nel 2007 dal Journal of Vocational Behavior, è stata ripresa poi dallo scrittore e psicologo Adam Grant, che ha affrontato l’argomento sul New York Times.

Secondo Grant la domanda in qualche modo forza i bambini a definirsi in termini di lavoro, in un età troppo precoce. Non tutti infatti hanno una vocazione o una determinata predisposizione per qualcosa.

Tutto fila liscio quando un bambino ha le idee chiare, anche se sogna di essere un’astronauta o un pilota d’aereo. La presenza di un’aspirazione infatti genere autostima, fiducia in se stessi e comfort.

Al contrario però se questa viene a mancare, il bambino risponderà a quella domanda quasi sotto forzatura e questo creerà in lui indecisione e frustrazione.

Eppure questa domanda è assolutamente pertinente e funzionale alla crescita dei figli, infatti questo quesito li stimola a ragionare in autonomia e a esplorare spazi fino a quel momento sconosciuti che serviranno a costruire la loro identità.

La cosa migliore a questo punto è porre la domanda e lasciare che il bambino risponda in maniera naturale a questa, lasciandosi anche trasportare dalla fantasia. Poco importa se le professioni che hanno immaginato per il futuro sono irrealizzabili o complesse (pensiamo alla principessa o al mago), anche questo fa parte del processo di crescita.

Saranno loro stessi, poco alla volta, a confrontarsi con la realtà e a comprendere cosa possono davvero realizzare con le loro forze quando saranno grandi. A noi come sempre, spetta il compito di supportarli e stargli vicino.