Brutte abitudini nei bambini più comuni sono queste: ecco come affrontarle in modo efficace

Ciuccio, dito in bocca, eccessi di rabbia, sedentarietà e tante altre: con l’aiuto di un’esperta, vediamo come affrontare le brutte abitudini dei bimbi

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

In base al loro stato evolutivo, i bambini possono avere brutte abitudini di natura differente, alcune molto comuni, ed il nostro compito è quello di capire come possiamo aiutarli. Alcune di queste abitudini, ad esempio, portano a conseguenze piuttosto seccanti: pensiamo al ciuccio oltre i tre anni e ad ai possibili effetti sull’occlusione. Per questo, ora vedremo quali sono le più frequenti nei bambini e come possiamo affrontarle. Le cattive abitudini si sostanziano in quelle consuetudini che hanno effetti negativi prima ancora sui bambini stessi, difficili da sradicare se consolidate nel tempo. Per questo è importante intervenire tempestivamente.

Abbiamo chiesto il supporto alla dottoressa Arianna Colla, pedagogista che, come area di maggiore intervento, si occupa proprio di educazione di minori, supporto alla genitorialità, e consigli educativi durante tutte le diverse fasi evolutive.

Il rispetto delle regole nei bambini

Prima di addentrarci nella sfera delle brutte abitudini nei bambini, e su come dobbiamo e possiamo intervenire per eliminarle, è doveroso fare una premessa sul rispetto delle regole. Perché è importante capire che le abitudini non sane che vengono messe in pratica dai più piccoli non hanno a che fare necessariamente con la sfida ad esse o con una mancanza di volontà. Le cause delle cattive abitudini sono diverse a seconda del tipo di pratica che viene messa in atto dal bambino.

“Come scrisse già Aristotele, l’uomo è un animale sociale, ed è attraverso il rapporto con le figure di riferimento che il bambino acquisisce gradualmente la consapevolezza di essere un individuo separato con propri bisogni. Nella vita sociale quotidiana è inevitabile la definizione di regole che aiutino a definire i rapporti, condividere spazi e convivere in modo civile.

Quando le regole coinvolgono l’infanzia sono spesso a tutela della sicurezza e della salute dei bambini, perciò non negoziabili. Su altre, invece, come genitori, educatori, insegnanti, abbiamo ampio margine di discrezionalità. Quando imponiamo una regola che tuteli la vita del bambino dobbiamo sempre fare attenzione a non trasferire su di lui le nostre paure perché, altrimenti, il rischio di intaccare l’autostima di nostro figlio è assai probabile.

Spesso, di fronte a No ripetuti e petulanti, non consideriamo l’opzione di fornire delle “alternative”, che renderebbero più facile per i nostri bimbi accettare il divieto. Ed è sulle alternative che dobbiamo lavorare anche per far desistere nostro figlio da cattive abitudini”.

Punire figli
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Trovare un’alternativa alla minaccia

Affrontiamo le cattive abitudini offrendo delle alternative

La dottoressa Colla è voluta partire proprio dal rispetto delle regole, prima di esplorare le principali cattive abitudini dei bambini, e, come abbiamo visto, ci ha subito fornito una parola chiave che ci servirà di fronte ad un divieto o ad un rimbrotto, volto ad affrontare ed eliminare il comportamento scorretto. Essa è l’alternativa: la proposta volta ad offrire al bambino che non vuole, o non riesce a sbrigliarsi da qual comportamento, un modo nuovo di impiegare quel tempo.

“L’educazione al rispetto delle regole non deve basarsi sui divieti, sulle minacce o sulla paura, ma piuttosto sulla collaborazione. La minaccia/il ricatto è la strada apparentemente più corta ma non quella che regala al mio bimbo uno strumento di crescita che lo possa aiutare in altri momenti di vita.

Personalmente, credo che il modo migliore per allontanare il meccanismo del ricatto, sia quello di lavorare sulla consapevolezza, attraverso il dialogo e l’alfabetizzazione emotiva. Esprimere precisamente i nostri bisogni e sentimenti, in modo da poter insegnare ai bambini a fare lo stesso.

Pensiamo a quando il bambino si impunta perché non si vuole lavare i denti, preferendo sfogliare un libro di favole. In quel caso, evitiamo di minacciarlo – Se non ti lavi i denti, andrai a letto senza storia- piuttosto, proviamo a spiegargli l’importanza di lavarsi i denti, e come, se fatto senza procrastinare, si potrà avere del tempo per leggere il libro insieme”.

Prima cattiva abitudine da combattere: il ciuccio

Che sia il ciuccio od il dito in bocca, queste abitudini orali del bambini sono assolutamente normali e comuni. D’altro canto, sappiamo che, se prolungate oltre un certo lasso di tempo, possono essere pericolose per la dentizione del bambino. Si tratta, quindi, di un comportamento che dobbiamo assolutamente eliminare ma dietro ad esso c’è sicuramente l’istinto prima, una coccola poi, un modo di rassicurarsi o anche di rilassarsi, successivamente. Quindi la sfida sarà trovare un modo per sostenere nostro figlio nella ricerca di una valida alternativa, senza minacce o ricatti.

Queste forme di suzione non sono da considerarsi del tutto negative, poiché fanno parte di un periodo di transizione, e quindi anche di maturazione. Permettere però l’uso protratto nel tempo può portare a conseguenze negative, che non devono essere trascurate. Dalle malocclusioni al  palato ogivale. Anche dal punto di vista dello sviluppo del linguaggio ci possono essere delle conseguenze negative. In questo casi il meccanismo per aiutare il bambino ad affrontare il naturale abbandono di questo tipo di suzione sarà lento. Si farà, insieme, un pezzetto alla volta: inizialmente il ciuccio si concederà durante la nanna e sempre meno durante la giornata, ci si farà aiutare anche dalla scuola, se il piccolo va alla materna. Con l’aiuto di un libro, o di una storia personale, il bambino capirà che anche lui, presto, dovrà dire addio a quell’oggetto tanto bramato. Possiamo anche creare insieme un rito, per “regalarlo” o “salutarlo”. Si tratta di un percorso molto personale, da trovare con la collaborazione di tutta la famiglia”.

Cattive abitudini nei bambini
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Come affrontare la sedentarietà nei bambini

Le brutte abitudini alimentari e la sedentarietà

Sono mali delle nostra epoca e dei Paesi Occidentali che, purtroppo, portano anche allo sviluppo precoce di patologie gravi. Una cattiva alimentazione con annesso poco movimento, nei bambini, portano ad obesità infantile, al diabete, solo per citare le conseguenze più comuni. Bambini abbandonati davanti al televisore, per ore e ore, senza controllo, e che hanno accesso alla dispensa senza regole o ai quali offriamo noi stessi, per una comprensibile necessità di abbreviare i tempi, principalmente fast food o junk food, vengono esposti a maggiori rischi di salute.

“L‘influenza dello stile di vita dei genitori e del contesto ambientale nella primissima infanzia hanno un ruolo chiave nel determinare lo stato di salute negli anni a venire dei nostri bambini. Uno stile di vita attivo durante la gravidanza contribuisce al benessere del nascituro. Dopo la nascita, fin dai primi mesi, il bambino può essere aiutato a muoversi e, in seguito, incoraggiato a fare giochi di movimento, assicurando anche un sufficiente numero di ore di sonno, aspetto sempre fondamentale da non trascurare, a mio avviso. È molto importante intervenire precocemente perché il bambino acquisisca, in modo piacevole e come un gioco, uno stile di vita sano.

In famiglia il bambino non solo impara a relazionarsi con il mondo attraverso il modello e lo stimolo dei genitori, ma può apprendere uno stile di vita sano e attivo. La famiglia svolge, pertanto, un ruolo fondamentale nella promozione di buone abitudini, dall’attività sportiva dei nostri figli alla consapevolezza di ciò che si magia.  Se il bambino vedrà la famiglia impegnata a ritagliarsi del tempo per fare attività fisica, i genitori poco propensi a prendere l’auto anche per piccoli spostamenti, e una dieta variegata, sana e di stagione, pian piano si allineerà con meno fatica”.

Cattive abitudini nei bambini
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L’esposizione eccessiva dei bambini agli schermi

L’uso eccessivo di tv e tablet, nei bambini

Siamo tutti sempre più esposti agli schermi, aumentando questi ultimi – dalla tv, allo smartphone, al tablet, al pc- inevitabilmente questi fanno parte della nostra vita senza soluzione di continuità. Sappiamo quali sono le conseguenze dell’eccessiva esposizione dei bambini allo  smartphone eppure su questo fronte facciamo ancora poco. Se il rapporto che i nostri bambini hanno con gli schermi non è sano (per durata o contenuti) siamo di fronte ad una cattiva abitudine da affrontare quanto prima. Vediamo cosa ci suggerisce la dottoressa Arianna Colla.

“La tv è una vera attrazione per i bimbi, e molto spesso anche un’ancora di salvezza per noi genitori, è importante però sapere utilizzare questo mezzo con parsimonia, senza denigrarlo ma nemmeno promuoverlo a babysitter dei nostri figli. Nonostante alcuni programmi televisivi siano educativi per i bambini, in realtà, la dannosità della televisione non dipende spesso solo dai contenuti che vengono diffusi, ma dal mezzo in sé. Qualunque tipo di programma televisivo segue uno schema formale simile ed è caratterizzato da ritmi concitati, colori intensi, musiche ad effetto e molti stratagemmi comunicativi appositamente studiati per catturare l’attenzione dello spettatore. Un bambino sottoposto a questi stimoli audiovisivi così intensi ne risente molto più di un adulto e poiché i piccoli sono ancora nella fase di sviluppo, l’utilizzo massiccio della televisione può mettere a repentaglio la crescita, mentale e cognitiva.

Secondo la riflessioni fatta in precedenza, la sfida è proporre un’alternativa, non vietare. Se nostro figlio/a è “grandicello”, spieghiamogli perché è importante non fare un uso eccessivo di questi strumenti ma, ad ogni modo, proponiamogli un altro modo per impiegare il tempo. Invitiamo a casa un’amica, coinvolgiamolo in piccole mansioni, ma soprattutto stabiliamo quale sia il momento atto a guardare un cartone animato. Una volta che si sarà consolidata una routine, sarà più facile per il bambino cercarsi altro da fare nel tempo restante”.

Cattive abitudini nei bambini
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Cosa fare quando i bambini mordono

Bambini che mordono: perché e come intervenire

La fase dei morsi è comune alla maggioranza dei bambini sino ai tre anni. Questo, però, quando a mordere è nostro figlio, non ci tranquillizza affatto! Trovare una soluzione, ad un’altra di quelle cattive abitudini orali, è una necessità. Anche perché la possibilità che ci si faccia male, che un bambino torni da scuola con il segno di un’arcata dentale, è reale e poco piacevole.

“I bambini, fino ai due anni circa, vivono quella che Freud definì la fase orale della vita, ovvero quella fase in cui il primo strumento di conoscenza ed interazione col mondo è identificato con la bocca. Inoltre, la scarsa maturazione cerebrale dei bambini, impedisce loro di comprendere e prevedere quelli che saranno i risultati delle loro azioni e li porta ad agire in modo istintivo e scarsamente regolato.

Ecco spiegata come una grande gioia o una forte rabbia abbiano bisogno di essere sfogate subito e possibilmente attraverso la bocca: presto o tardi arriva per tutti i bimbi la “fase dei morsi”.

Cosa fare quindi?  Innanzitutto è bene comunicare in modo incisivo che mordere altri bimbi non è la maniera corretta per richiedere e ricevere attenzioni. Per questo, occupiamoci sempre prima di chi ha ricevuto il morso e successivamente del nostro bambino. Importante anche far comprendere al bambino che il morso non è un comportamento funzionale per esprimere la propria rabbia e frustrazione.

Cerchiamo di non mordicchiare il nostro bambino per gioco a casa: potrebbe fare confusione e non comprendere in quali occasioni sia lecito farlo e in quali altre no! Se il nostro bambino è al di sotto dei 2 anni, in fase di dentizione, è molto utile fornire giochi da mordere adeguati all’età.

Ricordiamoci che mordere è un’attività fisiologica del bambino, ma dopo i 24-30 mesi, se ripetuta frequentemente, può essere il campanello d’allarme che qualcosa non funziona. Ricercate sempre l’alleanza e la coerenza tra le figure adulte che si occupano del bambino, e cercate di capire quali situazioni in particolare, scatenano il morso (es: gelosia, rabbia, frustrazione, ricerca di attenzione), studiando gli antecedenti del morso stesso. In questo modo sarà più facile agire sulla causa”.

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Come affrontare gli eccessi di rabbia nei bambini

Le crisi di rabbia nei più piccoli, come affrontarle

Concludiamo questo excursus sulle più comuni cattive abitudini dei bambini che richiedono di essere affrontate il prima possibile ma sempre con un atteggiamento positivo, parlando della rabbia. Sovente, anche i più piccoli si scatenano, senza freni, in un momento di rabbia o di aggressività. Loro come noi hanno diritto di provare tutte le emozioni e vivere tutti i sentimenti ma se il modo nel quale si esprimono va corretto, facciamolo il prima possibile.

“I bambini piccoli hanno bisogno di aiuto per poter imparare a gestire con successo i propri sentimenti di rabbia. Le basi della regolazione emotiva si gettano nell’infanzia, perché la rabbia infantile non va temuta, negata o repressa.

Diverse sono la cause che fanno scatenare la rabbia nei bambini ma ci sono anche fattori come la noia, l’impazienza, gli imprevisti, i limiti o i divieti, la stanchezza, la frustrazione, la gelosia. Per poter agire dobbiamo comprendere la causa e diverse saranno le soluzioni da adottare. L’importante è il nostro esempio che mostrerà un nuovo modo di cercare il dialogo, di reagire, senza togliere importanza a quello che si prova o che è accaduto.

Cosa possiamo fare quindi noi adulti quando un bambino è arrabbiato? Dobbiamo predisporci all’ascolto, osservarlo, guardarlo e abbassarsi alla sua altezza. Facciamo sentire la nostra presenza. Usiamo frasi costruttive – vedo che sei arrabbiato in questo momento, eccomi, sono qua- quando la rabbia scende ne possiamo parlare con calma- solo per fare alcuni esempi. Ovviamente, bisogna sempre tenere in considerazione la specificità e l’unicità di ciascun bambino per capire quali soluzioni possono essere più ottimali!”.