Cosa succede al bambino quando la mamma è iperprotettiva

I bambini che hanno una mamma (o un papà) iperprotettiva rischiano di non sviluppare la propria identità, di non diventare mai adulti in grado di fare le proprie scelte. Ma cosa c'è davvero dietro a questo atteggiamento dei genitori?

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Forse, avrete già sentito parlare di loro, ci riferiamo alle mamme e ai papà elicottero, chioccia o, semplicemente, iperprotettivi e ai danni che possono procurare ai bambini, a loro malincuore. Si tratta di genitori che si muovono in un contesto non facile, tra pressioni ed ansie sociali, tra il mito della performance e l’ansia da fallimento, e per questo sempre stressati dall’idea di aiutare i propri figli al fine di evitare loro esperienze negative, traumi, pericoli, scelte difficili. Alla luce di queste caratteristiche è facile che molti di noi, con proprio rammarico, si scoprano essere genitori iperprotettivi.

Ecco perché, pur essendo un fenomeno già codificato nel secolo scorso, ma ai giorni d’oggi calzante più che mai, vale la pena approfondirlo anche analizzando le conseguenze che, l’atteggiamento iperprotettivo del genitore, può causare ai propri bambini e bambine.

Tale atteggiamento, come vedremo, impedendo la formazione di una identità, di una sicurezza personale, ostacola i nostri figli anche nella crescita, nel diventare responsabili in adolescenza e adulti, quando l’anagrafe li vorrebbe tali.

Papà iperprotettivo
Fonte: iStcok
Quando i genitori sono iperprotettivi

Mamma iperprotettiva o mamma elicottero: chi è

Diventati sinonimi e, per buona pace dei papà, attribuibili anche a loro, sono le etichette di genitore iperprotettivo o genitore elicottero. Ed in particolare quest’ultima definizione rende bene l’idea, lasciando poco spazio ai fraintendimenti: la mamma ed il papà elicottero sono coloro che intervengono nella vita del proprio figlio in modo eccessivo, impedendogli di agire autonomamente, sorvolando su di lui / di lei come appunto un elicottero.

A coniare questa definizione è stato un insegnante, di quella che oggi chiamiamo scuola primaria, ma anche psicologo e psicoterapeuta infantile, Haim Ginnott, intorno alla seconda metà del secolo scorso.

L’immagine dell’elicottero che sorvola e che pesa sulla testa dei propri figli è intuitiva e feroce, se vogliamo, come quella che definisce la mamma come una chioccia, atta anche a soffocare la volontà e l’identità dei propri bambini/e, anche se mossa dalle più nobile intenzioni. Spesso la causa è una grande paura che aleggia sui genitori e che li trasforma, a loro volta, in altoparlanti pronti a dire loro cosa fare, come fare, per la paura intravista in ogni bivio della loro esistenza.

Haim Ginnott ha dunque centrato il punto, individuando questo genere di comportamento, dandogli un nome così allegorico. Lo ha fatto mentre si occupava di comunicazione genitori/figli, sviluppando una serie di regole e principi che sono giunti sino a noi.

In sintesi, Haim Ginnott credeva che i genitori dovessero lasciare i bambini liberi di agire, nel limiti del possibile e senza condannarli o definirli, senza che il giudizio o la paura di sbagliare potessero bloccare lo sviluppo dell’identità del figlio/a o impedirne proprio la formazione. Limiti e regole non vanno banditi, ovviamente, ma devono essere dati con ragionevolezza, adeguandoli ai reali pericoli e all’età dei nostri figli/figlie.

La teoria del genitore sufficientemente buono

L’ottimo Ginnot non avrebbe mai potuto immaginare che oggi, più di ieri, la sindrome del genitore invadente nella vita dei figli, come fossero oggetti sui quali vige un diritto di proprietà,  potesse coinvolgere così tante mamme e papà. La massiccia presenza di questo schema di eccessiva ingerenza nella vita dei nostri bambini/e, causa una serie di danni che secondo alcuni esperti potrebbe essere paragonabili a quelli che derivano da alcune forme di maltrattamento infantile.

Più avanti vedremo di che danni stiamo parlando e quali possono essere le cause di questo tipo di comportamento ma, di fatto, già ora possiamo anticipare una riflessione. Se i genitori iperprotettivi, pur creando conseguenze drammatiche, sono mossi dall’umana ed istintiva intenzione di proteggere i propri figli da ogni forma di male, come si può essere un buon genitore, senza che la causa del male non sia proprio il genitore stesso?

La risposta ce l’ha fornita, Donald Woods Winnicott, pediatra e psicanalista inglese del secolo scorso, molto tempo addietro È a lui che si deve una teoria, tutt’oggi citata da gran parte degli psicologici ed esperti del settore: la teoria dei genitori sufficientemente buoni. Teoria che ha il merito di mettere al centro il nesso fra i comportamenti dei genitori e l’identità dei figli.

La teoria dei genitori sufficientemente buoni consiste nell’offrire ai figli un porto sicuro, mentre sono lasciati liberi di agire, amandoli ma non soffocandoli. Il genitore sufficientemente buono è colui che incoraggia senza forzare né limitare. Quella via di mezzo più facile a teorizzarsi che a praticarsi, purtroppo, ma che intuiamo quanto possa essere decisiva per l’autostima dei nostri bambini, quindi per il futuro dei nostri ragazzi/e.

Mamma e papà iperprotettivi
Fonte: iStcok
Quando i genitori sono iperprotettivi

Genitori iperprotettivi: le cause ed i danni

Noi genitori di oggi ci muoviamo su un filo sottilissimo fra assenza e presenza, a causa dei grandi cambiamenti sociali che hanno visto sconvolgere le vite delle nostre famiglie. Ci sono genitori che poco partecipano alla vita quotidiana dei propri bambini e che, mossi poi dai sensi di colpa, tendono a proteggerli eccessivamente, a viziarli, impedendogli di fare esperienze indispensabili e formative.

Altri sono mossi dal voler risparmiare i propri figli da qualcosa che loro hanno subito o tendono semplicemente a replicare quanto hanno vissuto loro stessi perciò muovono i figli come fossero pedine, creando in loro traumi, paure, ansie, panico appunto, tali da impedirgli di diventare adulti, di crearsi una propria indipendenza, una relazione sana di coppia, ma prima ancora con se stessi, come ha anche più volte evidenziato la dottoressa Stefania Andreoli, psicologa e psicoterapeuta.

Andreoli ha teorizzato che la crisi di molti adulti di oggi è iniziata con la crisi del ruolo del genitore. In uno dei suoi libri, “Perfetti e Felici”, approfondisce proprio questo tema: il panico, l’ansia, la mancanza di una identità di quei giovani adulti ai quali è stato impedito di crescere, anche a causa di un atteggiamento iperprotettivo delle mamma e dei papà, e che ora fanno molta fatica a vivere serenamente la propria vita.

Un ragazzo/a che si è sempre visto sostituire nelle scelte dal genitore elicottero, al quale è sempre stato impedito di farsi una propria idea basata sulle proprie esperienze, inoltre, spesso incalzato dalla paura del fallimento, arriva a diventare adulto per l’anagrafe ma ancora immaturo nella vita reale.

Se si decide al posto dei propri figli, talenti, passioni, vengono spazzati via sin da piccoli. Ma, peggio ancora, si cronicizza nei figli l’idea di non potercela fare, di non essere in grado, di essere sempre figli bisognosi di aiuto e di un riconoscimento esterno dal “mondo dei grandi”. Inoltre c’è anche chi questo comportamento lo attua per tenere i figli legati per sempre a sé, in modo che, non avendo le ali per andar via, siano costretti a vivere accanto ai genitori anche da adulti.

Mamma iperprotettiva
Fonte: iStcok
Quando i genitori sono iperprotettivi

Quando la mamma è iperprotettiva: cosa fare

Cosa possiamo fare se siamo noi i genitori elicottero? Certamente, riconoscersi in questo schema non è piacevole, ma assai probabile oggi più di ieri, ma è anche l’inizio di una svolta.

Non ci sono formule che valgono per tutti, anche perché le cause che ci sospingono a ricercare questo sentiero sono molteplici, come differenti sono gli atteggiamenti che mettiamo in essere, l’età dei nostri figli e i contesti nei quali ci muoviamo.

Per questo, se crediamo di essere noi le mamme ed i papà iperprotettivi, possiamo iniziare a lavorare su di noi, anche chiedendo l’aiuto di un esperto/a che possa analizzare e consigliare la strategia da mettere in atto in base al nostro specifico caso.