La “Fontana” di Duchamp? In realtà è l’opera di una donna

L'artista francese si attribuì paternità e meriti dell'opera ready-made destinata a cambiare il corso della storia dell'arte. Ma la verità è un'altra...

Fountain è una delle opere d’arte più importanti e discusse del Novecento. Il nome potrebbe non dirvi niente, ma di sicuro l’avrete vista almeno una volta: si tratta di un orinatoio rovesciato e firmato con il nome R. Mutt, punto di partenza del nuovo corso che la Storia dell’Arte avrebbe preso da lì in avanti. Capostipite dei readymade e dei Dada, Fountain è ritenuta una delle opere più significative di Marcel Duchamp.

A quanto pare, però, a realizzare l’opera non fu davvero il geniale artista francese, bensì una donna: Elsa von Freytag-Loringhoven, poetessa e artista Dada molto nota negli anni 20, amata tra gli altri anche da Ernest Hemingway ed Ezra Pound.

Tra gli indizi che fanno pensare che fu proprio Elsa von Freytag-Loringhoven a realizzare Fountain, il più eclatante è una lettera che Marcel Duchamp scrisse alla sorella, nella quale raccontava di come una sua amica avesse inserito un orinatoio nella mostra che lui stava tenendo a New York con lo pseudonimo di R. Mutt. Perché un’artista avrebbe fatto esporre una sua opera nella mostra di qualcun’altro, e avrebbe lasciato che la firmasse? Si trattava di una donna, e a quel tempo non era concepibile che venisse presa sul serio un’opera così controversa realizzata da qualcuno di sesso femminile.

Duchamp si è limitato a cavalcare l’onda, senza mai raccontare la verità. Il fatto che avesse ritirato l’esposizione dopo le feroci critiche ricevute da Fountain, fece pensare ai più che tanto sdegno fosse causato dal suo ego ferito. Quando negli anni ’30 anche le voci più autorevoli iniziarono ad accostare il nome di Marcel Duchamp all’opera, l’artista non si curò di smentire: non aveva nulla da temere, dal momento che Elsa von Freytag-Loringhoven era già morta nel 1927.

Nel mondo dell’arte erano in molti a sapere come stavano le cose, ma nessuno in quegli anni voleva parlarne: faceva più comodo a tutti attribuire un’opera così significativa a un uomo piuttosto che a una donna. Se la verità fosse emersa subito, tutta la storia dell’arte avrebbe avuto un corso differente. D’altronde, come ha scritto lo stesso Duchamp, “Elsa von Freytag-Loringhoven non è una futurista. Lei è il futuro”.