Cucina giapponese: le differenze tra sushi e sashimi

Come distinguere sushi e sashimi, due piatti tipici della cucina giapponese, molto simili tra loro ma non uguali

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Maria Iniziato

Content Editor, esperta di cucina

Content writer, copywriter e traduttrice. Scrive di cucina ed enogastronomia, arte, arredo e design, viaggi, salute e benessere, sessualità, animali.

In un mondo che va sempre più verso la contaminazione tra culture, soprattutto dal punto di vista gastronomico, la cucina giapponese riesce a conservare la sua autenticità. I ristoranti giapponesi (o presunti tali) sono presenti in qualsiasi città italiana e del mondo e sono frequentati da persone di tutte le età, siano essi habitué, appassionati o semplicemente curiosi. C’è anche da dire che il sushi e il sashimi sono molto “instagrammabili” e la generazione Z, cresciuta a pane e social network, non si lascia sfuggire nessun trend per avere like e condivisioni.

Non tutti però sono in grado di riconoscere l’autentica cucina giapponese, e spesso la confusione tra le numerose cucine orientali fa sì che si consideri tutto “cinese” o “giapponese”. La poca conoscenza è anche causa di fraintendimenti, quindi è sempre bene sapere cosa si sta ordinando dal menù, per evitare di trovarsi davanti un piatto che non risponde ai propri gusti.

Ecco, quindi, una piccola guida su due delle principali portate della cucina giapponese, il sushi e il sashimi, che in tanti ancora confondono. Vediamo quali e quanti tipi di sushi e di sashimi esistono e scopriamo in cosa differiscono, in modo da non fare figuracce al ristorante.

Cos’è il sushi

Chi non conosce a fondo la cucina giapponese racchiude nel termine “sushi” qualsiasi portata orientale o lo identifica con il pesce crudo. Una classificazione banale, oltre che errata.

Con la parola “sushi” si intendono tutte quelle portate preparate con riso cotto mescolato con aceto, sale e zucchero e con l’aggiunta di pesce (crudo o cotto), gamberi, avocado, alghe e verdure. Qualsiasi combinazione di ingredienti con riso all’aceto servito in piccole porzioni è considerata sushi. Viene comunemente servito con salsa di soia, wasabi, zenzero o salsa teriyaki. Nulla a che vedere con il pesce crudo.

Il termine “sushi” descrive in realtà il tipo di preparazione del riso con cui si compongono i diversi bocconcini. Il riso utilizzato nella preparazione del sushi è una varietà specifica a chicco corto, diversa da quelle utilizzate in Occidente. Oltre a dare un gusto particolare, l’aceto serve a compattare i chicchi di riso cotti e consentire la creazione dei tipici involtini.

Il riso e gli altri ingredienti vengono racchiusi da un foglio sottile di alga nori, precedentemente essiccata.

I vari tipi di sushi

Il sushi è quindi il riso compattato con l’aceto e con l’aggiunta di pesce, verdure o altri ingredienti. A seconda della forma che gli viene data, il sushi assume un nome diverso.

Le principali tipologie di sushi sono le seguenti:

  • Nigiri: il tipo di sushi più comune, fatto di un rettangolino di riso su cui viene adagiata una fettina di pesce crudo;
  • Uramaki: sono dei rotolini di riso con all’esterno dei semi di sesamo o uova di pesce e un ripieno di alghe, uova e pesce;
  • Gunkan: è un cilindretto di riso avvolto nell’alga nori con farcitura di pesce e uova;
  • Onigiri: il riso è compattato in forma triangolare e viene farcito con alghe;
  • California roll: è una rivisitazione americana del sushi ed è formata da rotolini di riso rivestiti di semi di sesamo tostati e un ripieno di pesce crudo, avocado e cetriolo.

Esistono anche altri tipi di sushi ma queste sono le più comuni, sia in Giappone che in Occidente, dove non è difficile trovare del sushi preparato con ingredienti tipici del paese in cui viene servito.

Cos’è il sashimi

Il sashimi è un piatto composto da pesce, crostacei o molluschi freschissimi serviti crudi, in genere su un letto di daikon, un tipo di ravanello asiatico. Il termine “sashimi” in giapponese significa “corpo infilzato” e si riconosce dalla presentazione in fettine sottilissime.

Naturalmente, più alta è la qualità del pesce, più pregiato sarà il sashimi. Per essere gustato in tutta la sua freschezza e delicatezza, il sashimi va mangiato da solo o al massimo con un po’ di salsa di soia o wasabi o zenzero fresco grattugiato.

Nella tradizione giapponese, il pesce viene pescato con la lenza e immediatamente abbattuto, per conservare tutte le sue caratteristiche organolettiche.

I vari tipi di sashimi

Esistono diverse tipologie di sashimi, definite dal tipo di pesce utilizzato. Tra i pesci che maggiormente si prestano alla preparazione di sashimi, ci sono il salmone, il tonno, il calamaro, lo sgombro, i gamberetti, il polpo, le capesante.

Il sashimi può essere preparato anche con altri tipi di carne, tra cui il manzo, pollo e maiale ma in Giappone raramente vi verrà servito del sashimi che non sia rigorosamente a base di pesce.

Sushi vs sashimi: le differenze

Avendo capito cosa sono il sushi e il sashimi, non è difficile trarre le conclusioni per elencare le differenze tra le due portate.

Innanzitutto, la prima e più lampante riguarda il riso, che è l’ingrediente principale nel sushi ed è completamente assente nel sashimi.

Il pesce è invece presente in entrambe le preparazioni ma, mentre nel sashimi è rigorosamente crudo, nel sushi può essere anche cotto.

Nel sushi ci sono tanti altri ingredienti aggiuntivi, tra cui uova, verdure, frutta. Il sashimi è composto esclusivamente di fettine di pesce crudo, servite al massimo su una guarnizione vegetale.

Dal punto di vista nutrizionale e calorico, il sushi ha sicuramente più calorie, perché composto da riso e altri ingredienti che possono essere anche fritti. In più, il sushi si accompagna spesso a salse e intingoli sapidi e grassi. Il sashimi è più leggero e proteico, perché composto solo da pesce crudo, naturalmente, più un pesce è grasso e più alto sarà l’apporto calorico.

Il sashimi è anche più costoso rispetto al sushi, proprio perché deve essere preparato con pesce freschissimo di alta qualità.

Sushi e sashimi differiscono anche nel modo in cui si mangiano, perché il sushi può anche essere mangiato con le mani, mentre il sashimi va portato alla bocca rigorosamente con le bacchette.

Differenza tra sushi, sashimi e nigiri

Se le principali differenze tra sushi e sashimi sono poche e ben chiare, le differenze specifiche all’interno delle stesse categorie possono creare confusione. Abbiamo visto che nel sashimi non c’è riso e che il pesce è solo crudo, mentre il sushi è composto da riso condito farcito anche con pesce crudo. Il nigiri è la tipologia di sushi che chiunque sia stato in un ristorante giapponese ha mangiato. Come nel sashimi, abbiamo una fettina sottilissima di pesce crudo adagiata su un bocconcino di riso di forma allungata. Possiamo dire che con il sashimi è possibile comporre un nigiri.

Sia nel sashimi che nel nigiri è fondamentale che il pesce sia di alta qualità e tagliato a fettine sottilissime con un coltello affilato. Alcuni tipi di pesce, come ad esempio il salmone, devono sciogliersi in bocca all’assaggio.

Anche la freschezza è importante quando il pesce viene consumato crudo. La cucina giapponese è stata una delle prime ad usare l’abbattitore di temperatura, un elettrodomestico di cui la ristorazione oggi non può fare a meno.

Sushi e sashimi: ci sono controindicazioni?

La cucina giapponese è delicata e ha come ingrediente principale il pesce, per cui è in genere considerata una cucina sana. Nel caso del sushi, abbiamo visto che c’è un apporto calorico differente, dato sia dal riso che dalla presenza di alimenti più o meno grassi o fritti. Quindi, chi sta seguendo un regime ipocalorico non dovrebbe esagerare con le porzioni e preferire comunque il sashimi, più proteico e meno grasso.

Bisogna ricordare che il pesce crudo, se non correttamente abbattuto e conservato, è fonte di parassiti e batteri, tra cui la tenia e l’anisakis, molto pericolosi. Per non trovarsi in spiacevoli situazioni, è bene recarsi solo in ristoranti di cui si conosce l’affidabilità e la professionalità.

Le donne incinte devono evitare pesce crudo, quindi è meglio che rinuncino al sashimi e si orientino su tipi di sushi in cui gli ingredienti sono cotti. Quindi sfatiamo un mito: le donne in gravidanza possono mangiare giapponese.

Chiunque si avvicini per la prima volta alla cucina giapponese può iniziare a provare i vari tipi di sushi e poi, se i sapori sono compatibili con i propri gusti, proseguire con il sashimi.