Sindrome di Alice nel Paese della Meraviglie: cos’è

Si tratta di un raro disturbo neurologico che modifica le percezioni visive e colpisce soprattutto i bambini

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Non tutti conoscono il disturbo chiamato sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie (AIWS in inglese) o anche sindrome di Todd. Fu proprio lo psichiatra John Todd a descriverla, per la prima volta, nel 1955: l’interesse nacque quando costui notò che alcuni suoi pazienti, che soffrivano di emicrania o di epilessia, avevano vissuto illusioni relative al proprio corpo quali, ad esempio, sentirsi troppo alti o troppo bassi o avere l’impressione che alcune loro parti corporee cambiassero in forma o dimensione. I dati clinici erano simili a quelli rinvenuti precedentemente da un altro studioso, Lippman, (1952) il quale aveva descritto due pazienti che affermavano di avere avuto la sensazione di diventare piccoli o grandi durante un attacco di emicrania.

Il nome conferito a tale sindrome deriva dalla somiglianza dei suoi sintomi con le fluttuazioni morfologiche che tormentano la protagonista della novella scritta da Lewis Carrol nel 1865. Si tratta, infatti, di un particolare disturbo che porta chi ne soffre ad avere una percezione visiva bizzarra, proprio come accadeva ad Alice dopo essere entrata nella tana del Bianconiglio.

Per entrare in una delle porte che si trova innanzi, Alice, all’inizio della celebre fiaba, si trova costretta a bere una pozione che la renda della dimensione adatta per poterci accedere: d’un tratto, la bambina si ritrova in una realtà alterata, o meglio in una dimensione fiabesca dove il tempo è scandito in maniera diversa ed il mondo accanto a lei si ingrandisce e si rimpicciolisce repentinamente. In questa dimensione psicotica, Alice inizia a vedere parti del suo corpo ingrandirsi e oggetti accanto a sé diventare sempre più piccoli, a seguito dell’ingestione di un fungo bianco e rosso.

Cos’è e quali sono i sintomi della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie

In termini prettamente scientifici, la sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie è un vero e proprio disturbo neuro-psicologico, che appare improvvisamente nei pazienti che ne soffrono e in genere scompare dopo periodi variabili, che possono avere una durata compresa da mesi ad anni.

Tipicamente la malattia interessa infanti con un’età media di 8 anni e, fortunatamente, è un disturbo molto raro: i pazienti in tutto il mondo sono pochissimi e per questo è difficile effettuare degli studi clinici rigorosi. Anche gli adulti possono soffrirne per periodi di tempo molto brevi i, ma tipicamente in questi casi si tratta di un problema collaterale, legato all’emicrania o alle crisi epilettiche. La condizione comprende un complesso di sintomi caratterizzato dalla percezione alterata delle dimensioni o della forma del proprio corpo per intero o di alcune parti di esso.

I soggetti affetti possono presentare vari quadri clinici:

  • Telopsia, ossia un disturbo della percezione visiva per cui gli oggetti nel proprio campo spaziale appaiono molto più lontani di quanto lo siano nella realtà;
  • Pelopsia, per cui gli oggetti appaiono più vicini a colui che sperimenta la condizione;
  • Acromatopsia o discromatopsia, ovvero condizioni in cui, rispettivamente, vi è una limitata o assente abilità di percepire i colori o vi può essere una confusione nel discernerli;
  • Macropsia, in cui gli oggetti appaiono più grandi di quanto lo siano in realtà;
  • Micropsia, per cui gli oggetti appaiono più piccoli di quanto lo siano in realtà;
  • Prosometamorfopsia, nome complesso per indicare una distorsione nella percezione dei volti delle persone .

Alcuni pazienti possono, peraltro, sperimentare delle condizioni per cui si sentono dissociati dal proprio corpo o dai propri processi mentali e questo, di solito ,si accompagna alla sensazione di essere un osservatore esterno della propria esistenza (depersonalizzazione) o di essere distaccati dal contesto in cui ci si trova (derealizzazione). Normalmente tali sintomi vengono riconosciuti dai pazienti e vissuti come qualcosa di estraneo ed anormale (egodistonico).

Le cause della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie

Poiché la sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie non è comunemente diagnosticata e documentata, è difficile stimare quali siano le cause principali alla base del disturbo: infatti, in oltre la metà dei casi documentati, l’eziologia rimane sconosciuta. Nei pazienti pediatrici, la causa più frequente è riconducibile ad un fattore di natura infettiva: in particolare la mononucleosi infettiva (infezione determinata dal virus di Ebstein-Barr) può rappresentare una possibile causa alla base del disordine. Negli adulti la causa più comune rimane l’emicrania, sebbene sia importante considerare ulteriori fattori eziologici, tra cui un trauma cranico, lesioni del SNC, sottostanti disturbi psichiatrici, utilizzo di farmaci o stupefacenti.

A tal proposito, sintomi analoghi alla sindrome di Todd possono essere determinati dall’impiego di droghe psicoattive (come l’LSD), che possono essere causa di percezioni alterate della realtà, tra cui sinestesia, una sensazione distorta della realtà ambientale, un’intensificazione delle sensazioni.

La patogenesi di questa malattia riconosce come fattore causale una quantità anormale di attività elettrica con conseguente flusso sanguigno anomalo nelle parti del cervello che elaborano la percezione visiva e la struttura.

Le tecniche di medicina nucleare che utilizzano il tecnezio, eseguite su individui durante episodi di sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, hanno dimostrato che tale condizione è associata a ridotta perfusione cerebrale in varie regioni corticali (frontale, parietale, temporale e occipitale), sia in combinazione che in isolamento. Un’ipotesi è che qualsiasi condizione che determini una diminuzione della perfusione delle vie visive o dei centri di controllo visivo del cervello possa essere responsabile della sindrome.

Come diagnosticare la sindrome

La diagnosi di tale quadro è, essenzialmente, una diagnosi di esclusione. Dai dati disponibili, è possibile supporre che venga diagnosticata qualora si presentino uno o più sintomi in determinate condizioni: assenza di danni al sistema visivo, anormale flusso di sangue alle aree cerebrali deputate alla percezione visiva (verificabile tramite esami appositi che utilizzano tecniche di neuroimmagine), riconoscimento delle dei sintomi da parte dei pazienti come irreali e di durata temporanea.

Grande importanza assume, quindi, una corretta anamnesi e una precisa diagnosi differenziale del paziente.

Considerazioni finali

Ad oggi non esiste un trattamento specifico per la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie. La linea seguita dai medici è la cura del fattore scatenante.

Gli studi sulla sindrome hanno avuto una grande utilità nella normalizzazione dei sintomi. Soprattutto in passato, molti pazienti, non essendo a conoscenza della loro reale condizione, vivevano le distorsioni percettive come qualcosa di non normale, e questo provocava in loro sentimenti di confusione, di vergogna e di paura, che spesso li portava a non parlare delle loro difficoltà e a non chiedere aiuto.

Ad oggi, la consapevolezza delle caratteristiche del fenomeno da parte di personale medico adeguatamente formato, permette di contestualizzare il disturbo e non creare allarmismi, fiduciosi che, come nella favola, ci sia sempre “un lieto fine.”

Fonti bibliografiche: