Allergie alimentari: cosa sono, cause e sintomi

Più di 170 alimenti possono essere causa di allergie alimentari, tra cui noci, uova, arachidi, pesce, frutta a guscio, latte, frumento, soia e semi

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Roberta Martinoli

Medico Nutrizionista

Dopo una Laurea in Scienze Agrarie e un Dottorato di Ricerca in Fisiologia dei Distretti Corporei, consegue una Laurea in Scienze della Nutrizione Umana e in Medicina e Chirurgia.

Cosa sono

L’allergia alimentare è uno dei più comuni disturbi in età pediatrica ed è considerato un problema di salute globale, in particolare nel mondo industrializzato. Durante gli ultimi due decenni si è registrato un drammatico aumento nella prevalenza delle allergie alimentari. Allo stesso tempo sembra aumentata la gravità delle manifestazioni cliniche ed il rischio di persistenza anche in età adulta. Ma che cos’è l’allergia alimentare? È una reazione del sistema immunitario ad un determinato cibo che viene percepito dal nostro organismo come nocivo. In questo caso anche una piccola quantità dell’alimento può scatenare una reazione. Le più comuni manifestazioni dell’allergia alimentare sono:

  • problemi digestivi;
  • rush cutaneo;
  • orticaria.

La gravità delle allergie è variabile e tra le più gravi manifestazioni vi è l’anafilassi che pone a rischio di vita il paziente. Nello shock anafilattico la morte sopraggiunge a seguito dell’edema della glottide. La glottide è la valvola che chiude la trachea durante la deglutizione quando il cibo viene spinto verso l’esofago. L’edema scatenato dalla reazione allergica è dovuto ad un aumento abnorme del liquido interstiziale. La valvola, gonfiandosi, ostruisce il passaggio dell’aria e si muore per soffocamento.

Le cause

L’aumentata incidenza delle allergie alimentari ha portato ad un aumento delle visite mediche, dei ricoveri ospedalieri e dei trattamenti con un conseguente aumento dei costi sia per le famiglie che per il Sistema Sanitario Nazionale. Fin qui più di 170 alimenti sono stati identificati come fattori scatenanti delle allergie alimentari. Tra questi vanno citati noci, uova, arachidi, pesce, frutta a guscio, latte, frumento, soia e semi. È ormai accertato che la comparsa delle allergie alimentari derivi dalle interazioni epigenoma-genoma-ambiente e dalla disfunzione del sistema immunitario che finisce con il reagire contro allergeni assolutamente innocui.

Tra i fattori di rischio, oltre al sesso maschile, all’etnia (maggiore prevalenza tra i bambini asiatici e afroamericani) e alla genetica (rischio familiare, antigene leucocitario umano HLA e geni specifici) vanno considerati la modalità di venuta al mondo (parto spontaneo versus parto cesareo), la tipologia di allattamento (in formula o al seno), l’uso di antibiotici o di inibitori dell’acidità gastrica, l’uso di agenti antisettici, l’ambiente (rurale o urbano), la dieta (natural diet versus western diet), il consumo di latte non pastorizzato o di alimenti latto-fermentati, l’esposizione agli animali domestici. È ampiamente dimostrato che chi nasce con parto cesareo e non riceve l’allattamento al seno ha maggiori probabilità di diventare allergico. Il ricorso costante agli antibiotici e agli inibitori di pompa protonica unitamente all’adozione di una dieta basata sul consumo prevalente di cibo industriale sono altri fattori in grado di promuovere le allergie. Negli ultimi tempi, inoltre, si sta studiando la correlazione tra la comparsa delle allergie alimentari e il microbioma intestinale.

Cosa fare in caso di allergie alimentari

Attualmente l’approccio più studiato nel trattamento dell’allergia alimentare persistente è basato sul concetto che ripetute esposizioni orali/intestinali agli antigeni possono portare gradualmente alla tolleranza. In uno studio condotto su 62 bambini con allergia alle arachidi, una parte della popolazione pediatrica è stata trattata con la Immunoterapia Orale (OIT) che consiste nella somministrazione graduale e progressiva di un alimento, partendo da piccole dosi e cercando di arrivare a una quantità di cibo predeterminata oppure alla dose massima tollerata dal paziente. L’altra parte è stata trattata con una dose fissa di probiotici più Immunoterapia Orale o placebo una volta al giorno per 18 mesi. Nell’8,1% dei bambini trattati contemporaneamente con OIT e probiotici si è avuta la persistente mancanza di risposta all’allergene, la ridotta reattività del test cutaneo e la diminuzione delle IgE specifiche per le arachidi.

Caratteristiche del microbiota intestinale associato ad allergie alimentari

Il microbiota intestinale rappresenta l’insieme dei microrganismi (batteri, funghi, virus e protozoi) che abitano nel nostro intestino e che sono in relazione simbiotica con noi. L’alterazione della composizione del consorzio microbico intestinale (sia in senso qualitativo che quantitativo) è nota come disbiosi. Con riferimento alla relazione tra microbiota e allergie alimentari sappiamo che:

  • la disbiosi precede sempre l’insorgenza dell’allergia alimentare;
  • la struttura della comunità microbica nelle prime fasi della vita, in particolare nei primi sei mesi, ha una grande rilevanza nello sviluppo dell’allergia alimentare;
  • nessun batterio specifico può essere associato in maniera univoca all’insorgenza delle allergie alimentari;
  • la disbiosi può influenzare non solo l’insorgenza ma anche il decorso dell’allergia alimentare.

Il ruolo dei probiotici

La tolleranza immunitaria è un obiettivo terapeutico importante nel trattamento delle allergie alimentari. L’evidenza scientifica dimostra che i probiotici (definiti come microrganismi vivi che, quando ingeriti in quantità adeguate, conferiscono un effetto benefico sull’ospite) potrebbero agire a diversi livelli nell’indurre tolleranza immunitaria. La somministrazione orale di un probiotico a base di Bifidobatteri e Lattobacilli a topi sensibilizzati riduce significativamente le risposte immunitarie di tipo allergico e protegge da reazioni anafilattiche.