Integratori di vitamina D: come, quando e perché

Quale ruolo svolge la vitamina D, quando e come integrarla e quali sono gli effetti benefici

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Ezio Ghigo

Professore ordinario di Endocrinologia

Professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Torino, è anche Direttore della Divisione Universitaria di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo nell’Ospedale Universitario Città della Salute e della Scienza di Torino.

Vitamina D: cos’è e funzioni

La vitamina D è un ormone prodotto dalla cute in seguito all’esposizione al sole, in quantità strettamente correlate alla superficie di pelle esposta, al tempo di esposizione, all’età, ma anche all’inclinazione dei raggi solari. Sul territorio italiano, in particolare, le radiazioni in grado di stimolare la sintesi di vitamina D giungono prevalentemente nella stagione primaverile ed estiva.

Il contributo alimentare rende conto invece solo del 20% dell’introito complessivo di vitamina D: sono infatti pochi gli alimenti che ne contengono quantità significative e non sono cibi che si raccomanda di assumere quotidianamente, essendo quasi esclusivamente grassi di origine animale. Tra questi ricordiamo soprattutto il pesce azzurro.

L’azione principale di questo ormone è di favorire un adeguato assorbimento intestinale del calcio introdotto con gli alimenti, contribuendo in ultimo al mantenimento di una buona salute scheletrica e alla prevenzione dell’osteoporosi.

Quando integrarla

Nonostante recenti studi ipotizzino un potenziale effetto favorevole della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento di una moltitudine di patologie, le evidenze scientifiche ad oggi disponibili circoscrivono l’impiego dei supplementi di vitamina D ad una serie ristretta di condizioni specifiche. Un’indicazione certa riguarda i soggetti affetti da osteoporosi, patologia sempre più frequente, in particolare nella donna in post-menopausa, soprattutto in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, e che predispone ad un aumentato rischio di incorrere in fratture anche per traumi lievi.

Un’altra categoria a rischio, nella quale è indicata l’integrazione, sono i soggetti istituzionalizzati, ossia coloro che vivono nelle case di cura: la scarsa esposizione solare e l’età avanzata si associano ad un’elevata prevalenza di deficit di vitamina D e giustificano la necessità di un intervento terapeutico. Una terza categoria di soggetti in cui può essere indicata la supplementazione di vitamina D sono le donne in gravidanza.

Come assumerla

I supplementi di vitamina D sono disponibili in soluzioni liquide o in compresse, che si assumono per via orale durante il pasto al fine di favorirne un miglior assorbimento intestinale. Per i soggetti che presentano un concomitante ridotto apporto alimentare di calcio, sono disponibili anche delle compresse contenenti un’associazione di vitamina D e calcio.

La frequenza di assunzione può essere quotidiana, settimanale o mensile e i dosaggi somministrati possono essere estremamente variabili da soggetto a soggetto in funzione della gravità della carenza, del peso corporeo, dell’assorbimento intestinale e di eventuali altre terapie interferenti.

In alcuni casi può essere utile ricorrere alla determinazione dei livelli di vitamina D mediante prelievo del sangue, che dà la possibilità allo specialista di calcolare il dosaggio più appropriato in funzione del grado di severità della carenza. In soggetti selezionati, infine, può essere necessario ricorrere alla somministrazione iniettiva di vitamina D mediante puntura intramuscolare.

Benefici dell’integrazione

Mantenere adeguati livelli di vitamina D è un requisito fondamentale nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi e delle sue complicanze. Studi scientifici hanno infatti ampiamente dimostrato come la supplementazione di vitamina D, associata ad un adeguato apporto alimentare di calcio, sia in grado già di per sé di determinare una riduzione del rischio di incorrere in fratture osteoporotiche. Ancor più importante è supplementare i soggetti che sono già in trattamento farmacologico specifico per l’osteoporosi, poiché l’efficacia di tali farmaci è stata dimostrata solo in associazione ad un’adeguata supplementazione di vitamina D.

Nei soggetti che risiedono nelle case di cura, invece, l’integrazione di vitamina D è giustificata dal riscontro di un effetto preventivo sul rischio di cadute accidentali, verosimilmente correlato ad un effetto benefico sulla salute muscolare. L’impiego in gravidanza è invece supportato da recenti studi che hanno osservato come la supplementazione di vitamina D sia probabilmente in grado di ridurre il rischio di complicanze gestazionali sia nella mamma sia nel bambino.

Effetti collaterali

Una corretta supplementazione di vitamina D può determinare importanti benefici, a fronte di bassissimi rischi. I casi di intossicazione sono infatti rarissimi e possono essere facilmente evitati se si impiegano le formulazioni corrette e si rispettano i dosaggi raccomandati. Tuttavia con la diffusione di molti preparati omeopatici, spesso non sottoposti all’attenzione del medico, sono stati riscontrati casi di sovraddosaggio.

È dunque importante non banalizzare l’integrazione di vitamina D e non fare autogestione, ma affidarsi sempre al proprio Medico Curante o allo Specialista, che sapranno fornire le corrette indicazioni al trattamento.

In collaborazione con il Dott. Marco Barale ed il Dott. Massimo Procopio