Disturbi del sonno: cosa sono e le conseguenze sul corpo

I disturbi del sonno possono avere ripercussioni nella vita di tutti i giorni. Scopri che cosa sono e come trattare al meglio alcuni dei più comuni

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Il sonno è un naturale processo, durante il quale il nostro organismo non solo continua a svolgere le sue funzioni fisiologiche, ma si rigenera dal punto di vista cellulare. Dormire bene quindi, è quello che ci si auspica ogni qualvolta ci si mette a letto.

Tuttavia, ciascuno di noi avrà sperimentato una o anche più volte nel corso della propria vita, un sonno agitato e inquieto. In alcuni casi, si tratta di episodi sporadici che possono essere dovuti a fattori esterni, come ad esempio un’eccessiva assunzione di alcol, un periodo particolarmente stressante, o anche aver mangiato più del solito. Altre volte però, possiamo essere di fronte a dei veri e propri disturbi del sonno. È bene precisare che ciascuno di essi è caratterizzato da sintomi, cause e trattamenti ben precisi.

Inoltre, come sottolineato da l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS), alcuni di questi, ad esempio l’insonnia, presentano una comorbilità con altre patologie, tra cui i disturbi mentali. Ecco perché è bene rivolgersi ad uno specialista, il quale dopo aver analizzato il quadro completo del paziente, potrà effettuare una diagnosi.

Cosa sono quindi i disturbi del sonno e quali sono alcuni dei più diffusi? Ne abbiamo parlato con il Professor Luigi De Gennaro, Psicofisiologo, Segretario nazionale AIMS.

Cosa sono i disturbi del sonno

«Trascorriamo circa 30 anni della nostra vita dormendo, per cui non è così strano che i disturbi del sonno siano numerosi. I sistemi classificatori arrivano a comprenderne più di 60. Le generali classi dei disturbi del sonno:

  • I gruppo: le insonnie
  • II gruppo: i disturbi da eccessiva sonnolenza, ovvero le ipersonnie
  • III gruppo: i disturbi della funzione respiratoria associata al sonno
  • IV gruppo: i disturbi del ritmo circadiano
  • V gruppo: i disturbi del movimento nel sonno
  • VI gruppo: quello delle parasonnie».

Nello specifico, le parasonnie consistono in comportamenti anomali che possono presentarsi durante il sonno in cui rientrano ad esempio, il disturbo da sonnambulismo e quello da incubi. L’insonnia è di gran lunga il disturbo del sonno più frequente. Tra quelli più frequenti è opportuno citare anche le apnee del sonno, che si stima riguardi una percentuale tra il 3% e il 7% della popolazione.

Insonnia

«I dati epidemiologici possono variare tra i diversi paesi, ma in Italia come nel resto dell’Europa, 1 persona su 8 sperimenta un disturbo da insonnia nel corso della propria vita. Questo lo qualifica come uno dei disturbi di salute più diffusi, perché arriviamo con una certa oscillazione tra il 10 e il 15% della popolazione complessiva. Le insonnie sono modulate da due fattori importanti, uno di genere (è più comune nelle donne) e l’altro è l’età (si verifica soprattutto in tarda età).

Per le insonnie, nella loro forma cronica (ovvero devono avere una durata di oltre 3 mesi) sono individuabili 3 ordini di cause:

  1. fattori predisponenti, ovvero quelli genetici, individuali, che ci mettono nella condizione di essere a rischio di insonnia, ma non è detto che la svilupperemo;
  2. fattori precipitanti, ovvero gli eventi della vita (ad esempio quelli traumatici, dove l’insonnia rappresenta una forma di risposta automatica, conseguente a traumi come terremoti, guerre, pandemie);
  3. fattori perpetuanti. Sono l’insieme dei comportamenti e delle credenze del paziente che contribuiscono a mantenere il disturbo nel tempo. Ad esempio, specifiche abitudini di vita, o credenze – errate – come quella di fare il sonnellino», spiega il Professore.

Conseguenze

Le maggiori conseguenze dell’insonnia «sono a livello economico. In generale, considerando i paesi europei e anglofoni, si stima che una quota variabile tra l‘1% e il 2% del PIL (prodotto interno lordo) venga speso per conseguenze dirette o indirette delle insonnie. Quelle dirette sono rappresentate dai costi dei farmaci e dei trattamenti. Quelle indirette invece, impattano sulla produttività delle persone con insonnia e sulla possibilità dell’errore umano. Ci sono infatti conseguenze sul lavoro per via dell’assenteismo ma, anche per l’aumento delle possibilità di commettere errori».

Trattamento

«Per quanto riguarda l’insonnia, i trattamenti lavorano soprattutto sui fattori perpetuanti di cui abbiamo parlato sopra. Non è un caso che in prima linea ci siano i trattamenti cognitivo-comportamentale dell’insonnia che vanno a lavorare proprio sulla modifica di credenze e comportamenti dei pazienti di fronte a questo disturbo.

Bisogna aggiungere poi gli ipnotici, da assumere per brevi intervalli, comunque inferiori a un mese».

Apnee del sonno

«Per questo disturbo del sonno, che non presenta una causa sempre identificabile, le stime parlano di una prevalenza nel genere maschile. Tuttavia, ci sono alcuni fattori che rendono più probabile lo sviluppo dell’apnea del sonno, come:

  • l’aumento ponderale (l’obesità infatti è una patologia che rende più problematica la funzionalità respiratoria durante la notte);
  • il fumo.

In alcuni casi, ci possono essere poi fattori di carattere anatomico che predispongono allo sviluppo delle apnee. In generale, indipendentemente dalla patologia delle apnee, il sonno è un territorio svantaggiato per la funzione respiratoria», continua il Professore De Gennaro.

Conseguenze

«Le apnee del sonno sono un problema notturno, ma gli effetti di questo disturbo si rivelano durante il giorno. Infatti, in molti casi i pazienti pur essendone affetti da mesi o da anni, non sanno che il problema è notturno. Questo accade perché non hanno la consapevolezza degli episodi di blocchi della respirazione, a meno che non ci sia un partner che se ne accorga.

Le dirette conseguenze sono:

  • sonnolenza diurna;
  • difficoltà di concentrazione;
  • maggiore rischio di incidenti stradali.

Quindi, non ci sono solo conseguenze a livello individuale, ma anche collettivo», specifica l’esperto.

Trattamento

«Il trattamento prevede un dispositivo meccanico (CPAP – Continuous Positive Airway Pressure), ovvero una maschera che viene indossata ogni notte per tutta la vita, in grado di erogare ossigeno ogni qualvolta si verifichi un’alterazione della funzione respiratoria. Purtroppo, l‘aderenza a questo trattamento non è molto elevata: più di 1 paziente su 2 non riesce ad adattarsi o non usa il dispositivo per il numero di ore necessario, così da non avere conseguenze diurne.

Ci sono poi trattamenti che vengono scelti in casi particolari, come i dispositivi da collocare nella bocca prima di addormentarsi che tendono a favorire la respirazione durante il sonno. Nei casi in cui ci siano alterazioni anatomiche delle vie superiori, si può optare per la chirurgia».

6 buone norme per prevenire i disturbi del sonno

«Ci sono alcuni accorgimenti che possono migliorare la qualità del sonno:

  1. andare a letto solo quando si ha effettivamente sonno;
  2. non creare eccessive differenze tra gli orari di sonno infrasettimanali e quelli festivi;
  3. evitare i sonnellini;
  4. cercare di distanziare il più possibile dal sonno attività come quella fisica, quelle stressanti e/o lavorative;
  5. fare attenzione ai cibi e alle bevande. È bene quindi evitare eccessi di liquidi e cibi poco prima di andare a dormire. Inoltre, è preferibile non consumare caffeina, tè, cioccolata, energizzanti, alcolici;
  6. curare l’ambiente in cui si dorme», conclude l’esperto.

Quest’ultimo aspetto, che a volte viene sottovalutato, in realtà ha una grande importanza. Una stanza rumorosa e quindi poco rilassante, non concilia il sonno, al contrario potrebbe farcelo perdere o anche provocare dei risvegli nel bel mezzo della notte. È quindi consigliabile non avere pc, tablet, tv o altri dispositivi di questa tipologia in camera e soprattutto, evitare di utilizzarli subito prima di andare a letto.

Inoltre, è bene controllare il termostato, impostandolo su una temperatura che non sia assai fredda o eccessivamente calda e assicurarsi che dalle tapparelle non entri troppa luce. Stessa cosa per l’assunzione di sostanze come l’alcol: questa, dopo aver favorito inizialmente il sonno, determina una ridotta funzione respiratoria, provocando risvegli notturni.

Se si ha difficoltà ad addormentarsi, è bene alzarsi e svolgere attività rilassanti fin quando non ci si sente stanchi al punto da starsi per addormentare. Rigirarsi nel letto più e più volte è invece controproducente per il buon sonno.

Queste norme di igiene del sonno sono facili da mettere in atto e possono incidere positivamente nella vita quotidiana.