Cos’è il dito a scatto e quali approcci terapeutici usare

Il dito a scatto è una condizione dolorosa, caratterizzata da un’infiammazione tendinea che può “bloccare” il movimento di un dito, con un improvviso “scatto” all’atto di raddrizzarlo

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Il dito a scatto (o tenosinovite stenosante dei tendini flessori) è una condizione che interessa i tendini e le pulegge della mano, indispensabili per la flessione delle dita.

Un po’ di fisiopatologia per comprendere il problema

I tendini sono assimilabili a dei cordoni lunghi e sottili, costituiti principalmente da tessuto fibroso, la cui funzione è quella di unire il muscolo all’osso; essi sono rivestiti da una membrana con funzione protettiva all’interno della quale scorre un liquido definito tenosinovia. La funzione principale di tale sostanza è quella di favorire lo scorrimento del tendine nella membrana senza causare nessuna forma di attrito all’atto della flesso-estensione dei muscoli a carico di una certa articolazione.

Nelle dita le pulegge formano dei tunnel fibrosi entro cui scorrono i tendini (denominate pulegge di riflessione), facilitati dalla presenza delle relative guaine. Le pulegge trattengono i tendini vicino alle ossa con lo scopo di ottenere il movimento di flessione delle dita.

La tenosinovite stenosante dei tendini flessori è una condizione piuttosto comune che si manifesta quando nella guaina tendinea si sviluppa una zona di rigonfiamento. Ogni volta che deve attraversare la puleggia vicina al rigonfiamento, il tendine viene schiacciato con conseguente dolore e una sensazione di scatto nel dito corrispondente. Quando il tendine scatta produce ulteriore infiammazione e gonfiore; si crea così un circolo vizioso che auto-alimenta il processo infiammatorio. Talvolta il dito si blocca in flessione e diventa difficile (e molto doloroso) raddrizzarlo.

Quali sono le cause del dito a scatto

Le cause responsabili dell’insorgenza di quest’affezione non sono sempre totalmente chiare. Essa può esser dovuta a:

  • microtraumi ai tendini flessori;
  • un sovraccarico funzionale;
  • la presenza di altre malattie associate come artrite reumatoide, diabete o gotta;
  • un sottostante morbo di Dupuytren (malattia della mano caratterizzata dalla comparsa, sul palmo della stessa, di noduli che, col tempo, possono ispessirsi fino ad assumere la caratteristica morfologia di veri e propri cordoni. Questi cordoni determinano la flessione di una o più articolazioni delle dita, dove le più colpite sono il mignolo e l’anulare).

Il dito a scatto è, solitamente, una patologia che colpisce gli individui con età compresa tra i 40 e i 60 anni, soprattutto di sesso femminile; in alcuni casi può manifestarsi anche nei bambini nei primi mesi di vita, solitamente a livello del pollice che appare bloccato in flessione.

I sintomi del dito a scatto

sintomi causati da questa patologia possono essere diversi, di varia gravità e comprendono:

  • gonfiore o rigidità dell’arto (in particolar modo al mattino, con dito bloccato in posizione piegata che si corregge all’improvviso),
  • un forte dolore accompagnato molto spesso da un nodulo situato alla base del dito interessato.

Di solito, il dito a scatto interessa la mano dominante ed in particolar modo l’anulare, il medio e il pollice, sebbene possa colpire anche l’indice ed il mignolo. Lo scatto è più evidente al mattino quando, al risveglio, il dito o le dita appaiono flesse nel palmo e il paziente è costretto a compiere un discreto sforzo per eseguire l’estensione del dito.

A volte è necessario utilizzare la mano controlaterale per estendere il dito. Tale sintomatologia gradualmente si attenua durante la giornata e durante l’attività lavorativa, per poi ripresentarsi il mattino successivo. La palpazione nella regione palmare spesso rivela la presenza di un nodulo che si muove durante il movimento del dito. In uno stadio avanzato il dito può risultare bloccato in estensione o flessione.

La diagnosi del dito a scatto

Per prima cosa sarà opportuno recarsi dal medico di famiglia per capire se si tratta realmente di questa patologia e come affrontarla. La diagnosi di questa malattia è essenzialmente clinica, non richiede esami particolari, e non sono di default necessari accertamenti strumentali: comprimendo la base del dito, infatti, il paziente avvertirà un dolore importante a cui può aggiungersi anche il caratteristico scatto.

Nel caso in cui, invece, si sospetti un disturbo di tipo artrosico, ai fini della diagnosi sarà necessario effettuare anche una radiografia. Un esame ecografico può svelare nelle fasi iniziali la semplice tenosinovite.

Trattamento

In relazione alle manifestazioni dei sintomi ed alla durata del disturbo, esistono varie opzioni terapeutiche. L’obiettivo del trattamento è eliminare lo scatto o il blocco del dito e ripristinarne il normale movimento. Il gonfiore intorno al tendine flessore e alla sua guaina devono essere ridotti per consentire un migliore scorrimento nella puleggia. La somministrazione di antinfiammatori e l’applicazione di tutori possono essere indicati per diminuire l’infiammazione del tendine quando il disturbo è insorto da poco e non risulta totalmente invalidante per il paziente.

I tutori sono abitualmente due, uno notturno (che mantiene le dita in posizione di riposo durante il sonno, per evitare l’aumento mattutino dei dolori) e uno diurno (meno invasivo, che si posiziona alla base del dito per impedire la sua iper-flessione senza però compromettere tutti i movimenti necessari). I tutori sono personalizzati in base alle caratteristiche della mano del paziente. Il trattamento può anche includere il cambiamento delle attività manuali.

Qualora queste strategie non dovessero essere sufficienti a migliorare i sintomi, si può procedere con un’infiltrazione di corticosteroidi che, nella maggioranza dei casi, aiutano ad attenuare i sintomi in un paio di giorni; in questo caso è difficile prevedere l’effettiva durata del risultato.

Nelle fasi iniziali alcuni di questi rimedi possono trovare una giustificazione ma nelle fasi avanzate, quando gli episodi di “blocco” si verificano ogni mattina e anche durante la giornata e la sintomatologia dolorosa diventa ingravescente ed invalidante, il trattamento chirurgico risolve immediatamente il problema evitando il danneggiamento progressivo dei tendini.

Il trattamento consiste nella liberazione dei tendini tramite l’incisione della porzione prossimale del canale digitale, in pratica della 1° puleggia. L’intervento si avvale di un approccio chirurgico mininvasivo, ha una durata di pochi minuti e viene eseguito in anestesia locale.

Il paziente può muovere le dita immediatamente dopo la procedura. A volte può rendersi necessario per alcuni giorni l’utilizzo di una stecca metallica per recuperare l’estensione completa del dito.

Fonti bibliografiche:

  • Manuale MSD, Tendinite e tenosinovite dei flessori digitali (dito a scatto);
  • Humanitas, Tenosinovite stenosante (dito a scatto).