Cibi in scatola: quali sono e cosa c’è da sapere sul loro consumo

I cibi in scatola sono spesso di ottima qualità e hanno il vantaggio di essere pronti all’uso. Vediamo come sceglierli con cura

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Roberta Martinoli

Medico Nutrizionista

Dopo una Laurea in Scienze Agrarie e un Dottorato di Ricerca in Fisiologia dei Distretti Corporei, consegue una Laurea in Scienze della Nutrizione Umana e in Medicina e Chirurgia.

Vantaggi

Un vantaggio dei cibi in scatola è quello di essere alimenti di buona qualità e pronti all’uso. Anche se assumere giornalmente alimenti freschi, raccolti da poco e sottoposti ad una minima trasformazione rappresenta un indubbio vantaggio per la nostra salute, il cibo in scatola ci dà l’opportunità di poter consumare con una certa frequenza alimenti che necessitano di una lunga preparazione.

Il cibo in scatola si conserva a lungo e permette dunque di fare scorte di alimenti che dovrebbero essere consumati con maggior frequenza come cereali, frutta e verdura. Alcuni di questi alimenti sono legati ad una certa territorialità (vi sono zone che per le condizioni del suolo e del clima sono poco adatte per l’orticoltura) e che hanno una produzione stagionale (la salsa dei pomodori cresciuti sotto il sole estivo ci accompagna per tutto l’anno grazie all’opportunità di conservarla nelle lattine, nei tubetti, nei barattoli di vetro o nei brick).

I cibi in scatola hanno una durata molto lunga che va da uno a cinque anni. Se l’alimento in scatola è stato sottoposto ad un processo di liofilizzazione (ndr. ovvero ad un processo di disidratazione controllata) la data di scadenza può essere addirittura decennale. Questa è un’altra ragione per cui è opportuno rifornire la propria dispensa di cibi in scatola. Non rimarremo mai sforniti degli alimenti basici per la nostra dieta.

Quali tenere in dispensa

Qui di seguito proponiamo un elenco di cibi in scatola da avere in dispensa:

  • legumi (lenticchie, fagioli, piselli, ceci);
  • tonno, sgombro e salmone;
  • mais;
  • acciughe;
  • pomodori pelati;
  • olive.

Controindicazioni

Molti si chiedono se il cibo in scatola possa far male. Ci sono realmente delle controindicazioni all’utilizzo di cibo in scatola? Vediamo qui di seguito quali sono gli aspetti negativi del cibo in scatola. Conoscerli ci consentirà di scegliere con attenzione l’alimento da portare nelle nostre dispense regolandoci sulla base delle informazioni che compaiono in etichetta.

Come tutti gli alimenti con una data di scadenza a lungo termine, il cibo in scatola può contenere dei conservanti. Tra i conservanti naturali vanno citati lo zucchero e il sale. In alcuni casi, però, sono presenti delle sostanze chimiche (come i solfiti) che sarebbe opportuno evitare. Leggendo le etichette nutrizionali è possibile scegliere l’alimento meno elaborato e più naturale possibile (quello con meno ingredienti o, meglio ancora, con nessun ingrediente di sintesi).

I cibi in scatola che non contengono sale sono estremamente rari. In alcuni casi è specificato che l’alimento contiene un ridotto quantitativo in sale perché questo rappresenta senza dubbio un valore aggiunto. Infatti, uno dei rischi legati ad un frequente consumo di cibi in scatola è proprio quello di assumere un quantitativo in sale eccessivo. Sulla base dell’evidenza scientifica e al fine di prevenire l’ipertensione si consiglia di non assumere più di 5 grammi di cloruro di sodio (il comune sale da cucina) al giorno. Chi si nutre prevalentemente di cibo industriale e fa un ampio consumo di cibo in scatola arriva ad assumerne giornalmente oltre 15 grammi al giorno. Un consiglio pratico è quello di separare il cibo dall’acqua di conserva e di sciacquarlo abbondantemente sotto acqua corrente.

Il caso del bisfenolo A

Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica impiegata principalmente nella produzione di plastiche e di resine. Viene utilizzato, ad esempio, nella fabbricazione delle resine che rivestono alcune lattine per alimenti e bevande nonché nella produzione di pellicole per uso alimentare. Il bisfenolo A viene considerato un interferente endocrino. Si tratta, cioè, di una sostanza che per similitudine strutturale con gli estrogeni è in grado, una volta penetrato nell’organismo, di alterare il nostro equilibrio endocrino. Agendo durante il nostro sviluppo intra-uterino e nella prima infanzia può alterare il funzionamento del nostro apparato riproduttivo, del sistema nervoso e del sistema immunitario.

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) si è espressa a tal proposito. Il Panel di esperti è giunto alla conclusione che, alle concentrazioni attuali, il bisfenolo A non sembra rappresentare un rischio per la salute umana. Ad ogni modo, secondo un regolamento europeo del 2018, il bisfenolo A non deve essere utilizzato nella fabbricazione di biberon in policarbonato per lattanti e di tazze o bottiglie destinate ai bambini. Per la stessa ragione è bene evitare che i nostri bambini assumano alimenti provenienti da lattine con un rivestimento interno in materiale plastico.

È importante sapere, inoltre, che alimenti particolarmente acidi, come la passata di pomodoro, possono comportare un maggior rilascio di bisfenolo A. Per questa ragione è preferibile acquistare il pomodoro conservato in barattoli di vetro o in tetrabrick. Vi potrà capitare di trovare sulla confezione la dicitura “confezione BPA free”.

Valore nutrizionale

Quando parliamo di valore nutrizionale di un alimento ci riferiamo non soltanto al suo contenuto in carboidrati, in proteine e in grassi (noti nel complesso coma macronutrienti) ma facciamo anche riferimento al contenuto in micronutrienti e tra questi ai sali minerali, alle vitamine e agli antiossidanti. Nello specifico, gli alimenti in scatola vengono sottoposti al processo della pastorizzazione: le alte temperature degradano il contenuto in vitamine idrosolubili come la vitamina C e le vitamine del gruppo B. Rimane intatto invece il contenuto in vitamine liposolubili (A, D, E e K). D’altro canto, alcuni metaboliti secondari (ndr. composti organici presenti nei vegetali che non contribuiscono all’accrescimento della pianta ma svolgono per lo più un’azione difensiva) come il licopene del pomodoro, risultano molto più biodisponibili nelle conserve che non nell’alimento fresco.

Come conservarli

La prima attenzione da fare, già al momento dell’acquisto, è quella di evitare di acquistare barattoli che presentino delle ammaccature o dei rigonfiamenti. Il cibo in scatola, poi, per quanto schermato dalla lattina, deve essere conservato in un luogo fresco, al riparo dalla luce e dall’umidità.

È importante sapere che una volta aperta la lattina, e nel caso in cui non si consumi tutto l’alimento, il residuo va trasferito in un contenitore ermetico in vetro. Mai lasciare il cibo in una lattina aperta.