Chi consuma troppi prodotti light tende a ingrassare più facilmente

La nutrizionista Chiara Manzi mette in guardia su un eccessivo consumo di cibi light rispetto agli altri prodotti. Come orientarsi nella scelta

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Mettersi a dieta per perdere qualche chilo e ritrovarsene di più: succede spesso, soprattutto quando si fanno scelte sbagliate al supermercato. Negli ultimi anni, il carrello della spesa è diventato sempre più “fit”, con un incremento delle vendite di formaggi e salumi confezionati nelle loro versioni light. 

Ma scegliere prodotti leggeri per dimagrire o per mantenere un sano peso corporeo non è necessario, sufficiente o migliore per stare in forma e può rivelarsi un’arma a doppio taglio. I cibi cosiddetti light o low fat, spesso pubblicizzati per il loro basso contenuto calorico e talvolta accentuando un loro presunto ruolo nel controllo del peso, in realtà potrebbero addirittura far ingrassare oltre che favorire altri problemi quali infiammazione cerebrale e problemi metabolici.

A confermarlo è una ricerca effettuata dall’Università della Georgia, che evidenzia come anche i prodotti leggeri possano aggravare situazioni di obesità e sovrappeso.

Definizione degli alimenti light

Come si legge sulle più recenti Linee guida per una sana alimentazione elaborate dagli esperti del Ministero della salute, “secondo le norme dell’Unione Europea, possono essere contrassegnati con l’espressione inglese light, leggero, quegli alimenti che presentano un contenuto nutritivo o energetico diminuito di almeno il 30% rispetto a quello della media della categoria. Gli “alleggerimenti” che vengono comunemente effettuati in Italia comprendono una riduzione del contenuto di zucchero, comunemente sostituito con dolcificanti acalorici o a basso tenore calorico e una riduzione del contenuto di grassi”.

I prodotti light fanno male alla salute?

“No – spiega la dott.ssa Chiara Manzi, nutrizionistai prodotti light non fanno male alla salute e sono sicuri da un punto di vista nutrizionale”. Queste riduzioni sono dunque certamente positive per il consumatore in quanto implicano minori apporti di energia e di grassi e/o colesterolo e/o zucchero, purché non siano una scusa per consumarne di più, poiché leggeri. 

Il problema, infatti, nasce quando si riempie la dispensa di prodotti light pensando di poter mangiare grandi quantità rispetto agli altri prodotti. “Eccedere con le dosi – continua la nutrizionista – può essere nocivo. Pensiamo, ad esempio, ad alimenti senza zuccheri e dolcificati con dolcificanti artificiali. Questi, in eccesso, possono causare problemi intestinali”.

Oltretutto gli alimenti leggeri – si legge nelle Linee guida per una sana alimentazione – potrebbero indurre un minore senso di sazietà, che insieme alla falsa percezione di leggerezza potrebbe comportare il rischio di concedersi maggiori quantità di prodotti leggeri, senza ricavarne alcun vantaggio neanche dal punto di vista della riduzione del peso corporeo.

Prodotti light e dieta

Ma cosa dicono i dati scientifici? “I dati scientifici – spiega la dott.ssa Manzi – dicono che consumare prodotti light fa ingrassare. Più prodotti light ci sono sul mercato, peggio è la situazione di obesità e sovrappeso nella società”.

A confermalo è proprio la ricerca effettuata dall’Università della Georgia pubblicata online sul giornale Physiology and Behavior. Gli studiosi hanno indagato sui topolini gli effetti di una dieta ad alto contenuto di grassi e zucchero (HF/HSD) e di una dieta a basso contenuto di grassi e ad alto contenuto di zucchero (LF/HSD) sulla composizione del microbiota, l’infiammazione intestinale, la comunicazione vagale intestino-cervello e l’accumulo di grasso corporeo. I risultati hanno rivelato che il consumo di un LF/HSD induce disbiosi del microbiota intestinale, aumenta l’infiammazione intestinale e altera la comunicazione vagale intestino-cervello. Questi cambiamenti sono associati a un aumento dell’accumulo di grasso corporeo. 

“Un altro errore commesso – continua Chiara Manzi – è quello di declassare i prodotti tradizionali ed equilibrati a favore di alimenti  che riportano la dicitura light, senza effettivamente consultare i valori nutrizionali. Una mozzarella light, ad esempio, contiene più grassi di due uova, spesso considerate ricche di grassi. Noi nutrizionisti dovremmo aiutare l’industria a creare dei prodotti equilibrati a 360 gradi”.

Quali scelte fare dunque al supermercato? “Equilibrare la propria alimentazione richiede la conoscenza delle giuste quantità. Un piccolo consiglio è pensare che in ogni portata non debbano esserci più di 10 g di grassi. Il vero segreto sta nella scelta delle giuste quantità, variando il più possibile e senza esagerare con le quantità”, conclude la nutrizionista.