Che differenza c’è tra brillante e diamante

Che differenza c'è tra diamante e brillante? Spesso si tende a fare confusione tra i due termini ma, la differenza esiste eccome, dunque meglio fare chiarezza

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Angela Inferrera

Consulente di stile

Consulente d'immagine, fashion editor ed esperta di moda sostenibile.

Che differenza c’è tra brillante e diamante? Quante volte avete usato un termine in riferimento all’altro e viceversa? Ebbene questo è un errore piuttosto comune e diffuso, al punto che la differenza fra questi due termini sta sparendo, tendendo all’assimilazione fra i due in un unico sostantivo. Vediamo però nel dettaglio cosa si intende con ciascuno dei due termini.

Diamante e brillante: chiariamo i due termini

Cos’è il diamante?

Qualunque orafo o gioielliere però impallidirebbe di fronte all’uso indiscriminato dei termini diamante e brillante: meglio dunque evitare errori e piazzare paletti ben definiti per non fare brutte figure al momento della scelta di un gioiello. Il termine diamante designa il materiale prezioso (per la precisione scientifica, la forma cristallizzata e pressurizzata del carbonio). Si tratta della pietra, in parole povere. Ci sono aziende storiche che estraggono diamanti e che poi li lavorano, con artigiani espertissimi in tutte le fasi che le pietre devono attraversare prima di poter essere incastonate su un gioiello. Tra le più celebri, ricordiamo quelle Olandesi, che, storicamente, importavano i diamanti dal Sudafrica.

Cosa significa brillante?

Con il termine brillante si indica il tipo di taglio a cui il diamante è stato sottoposto. Questo particolare taglio fa in modo che il diamante assuma una forma tondeggiante e sfaccettata. Altri tipi di taglio per un diamante sono a navette, quello a marquise, la forma baguette, a ovale, a smeraldo, il princess, il taglio asscher e, ultimo ma non ultimo, la forma a cuscino.

Gli elementi che influiscono sul valore di una pietra

Bisogna fare ben attenzione a non sottovalutare questa importante differenza dato che, al momento dell’acquisto di un diamante, il taglio è una delle caratteristiche che maggiormente incidono sul prezzo. Nella valutazione di un diamante sono infatti quattro gli elementi che vengono tenuti in considerazione e che ne fissano il prezzo intorno a cifre più o meno elevate: purezza, colore, caratura e taglio.

La purezza

Per valutarne la purezza esiste una scala riconosciuta a livello internazionale e si utilizzano strumenti accurati per visualizzare eventuali inclusioni (le “impronte digitali” di ciascun diamante): meno ce ne sono, più il diamante è puro.

La caratura

C’è poi la caratura, ossia il peso di un singolo diamante, che si assesta intorno l’unità di misura del carato diviso in 100 punti. Alcuni diamanti possono arrivare a pesare come piccoli sassi: ricordiamo ad esempio i 241 carati del diamante Taylor Burton, che il celebre attore Richard Burton regalò alla diva dagli occhi viola, Liz Taylor.

Il colore

Terza caratteristica fondamentale nella valutazione di un diamante è il Colore: per le loro caratteristiche, i diamanti possono coprire tutta la scala di colori, anche se quelli più diffusi oscillano fra il giallo e il marrone. Tra i più famosi diamanti colorati, e tra i più celebri della storia dei gioielli, ricordiamo quello giallo di Tiffany, indossato dalla meravigliosa Audrey Hepburn.

Il taglio

Ultima ma, non meno importante delle altre, è appunto il taglio: operazione fondamentale per permettere al materiale di sprigionare la maggior quantità di luce possibile. A scegliere il tipo di taglio sarà il tagliatore, che dovrà operare con massima cautela per farne risaltare la brillantezza.