Luciano Pavarotti, il rimpianto dell’ex moglie Adua

Adua, prima moglie di Luciano Pavarotti, ricorda il grande tenore, fra dolcezza, tristezza e un unico grande rimpianto

Il 12 ottobre Luciano Pavarotti avrebbe compiuto 82 anni, un’occasione in cui Adua, la prima moglie del tenore, ha deciso di rompere il silenzio e ricordare gli anni felici insieme, fra dolcezza e rimpianti. Era il 6 settembre del 2007 quando Pavarotti morì a Modena, perdendo la sua battaglia contro un cancro al pancreas. All’epoca l’artista era sposato con Nicoletta Mantovani, divenuta sua moglie nel 2003, ma prima di lei c’era stata Adua, la donna che per anni era stata al suo fianco, guidandolo verso il successo e sostenendolo nei momenti più difficili.

Luciano Pavarotti la incontrò quando aveva solamente 17 anni e nel 1961 i due si sposarono. “Se si conta il fidanzamento, la storia è durata dal ’53 al ’94” ha raccontato la donna, che da Big Luciano ha avuto tre figlie: Lorenza, Cristina e Giuliana. Determinata e molto riservata, Adua rimase accanto al tenore nella sua scalata al successo e, un gradino dopo l’altro, lo aiutò a costruire la sua carriera di grande della musica. Poi ci fu lo scandalo, l’interesse dei giornali, i gossip e il divorzio. In quel momento di massima tensione lei scelse di rimanere in silenzio e sparì.

Oggi racconta il suo rapporto tenero con Pavarotti e quella nostalgia per il passato che il grande maestro aveva mostrato più volte. “Abbiamo trascorso momenti molto felici – ha raccontato Adua – e il risultato sono state le nostre tre meravigliose figlie: abbiamo condiviso sofferenze e lottato per costruire una vita insieme. Questo non può essere dimenticato. Poi la vita ha preso una piega diversa e il rammarico è non aver più avuto modo di dialogare, una volta superati i momenti molto difficili e dolorosi della separazione, per poter dire cose che allora, mancando la giusta serenità, non furono dette”.

Un amore forte il loro, che nemmeno Big Luciano aveva mai dimenticato: “L’ultima volta che lo vidi in ospedale ebbi la percezione che se ne stesse andando – ha spiegato -. Però il nostro penultimo incontro avvenne fuori dall’ospedale quando lui, già malato, volle farsi portare in macchina da me. Mi aveva chiesto di preparargli un piatto di semplice pasta al pomodoro”.