Non riesco ad accettare il mio corpo: cosa fare?

Accettare il proprio corpo è fondamentale per una vita serena ed appagante ma bisogna riuscire a vincere i conflitti interiori che impediscono di sentirsi soddisfatti

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Cristina Critelli

Ginecologo, Sessuologo e Psicoterapeuta

Dal 2000 si occupa di disfunzioni sessuali, in particolare di dolore sessuale e vaginismo, con un approccio integrato, utilizzando anche EMDR.

Accettare il proprio corpo

Le prime domande sul proprio corpo, sull’aspetto fisico, arrivano generalmente nell’epoca adolescenziale; questo periodo caratterizzato da grandi cambiamenti fisici ed emotivi innesca anche il confronto con gli amici, con il gruppo dei pari. Lo sviluppo puberale ed il cambiamento del corpo attivano una serie di domane, di riflessioni sul proprio corpo, sulla normalità, sul funzionamento, sul confronto con gli altri. L’adolescenza rappresenta da questo punto di vista un momento di fragilità, momento in cui la mancanza di accettazione, di riconoscimento e di convalida del proprio aspetto corporeo può avere ripercussioni sull’autostima, sulla socializzazione, sull’integrazione.

Non credo che esista un manuale o una strategia per accettare il proprio corpo: chi si vuole bene si guarda affettuosamente e con tolleranza, sorridendo anche di quelli che possono essere considerati difetti.

In genere, ci si pone il problema di accettazione del proprio corpo nel momento in cui riteniamo di avere un difetto, qualcosa di diverso, qualcosa che non corrisponde ai canoni di riferimento per la cultura nella quale si vive. In realtà, il processo di riconoscimento e accettazione del proprio corpo è un processo comune a tutti: il corpo cambia e bisogna prenderne atto.

L’ambiente nel quale si vive, la cultura di cui si è impregnati sin dalla nascita esercitano un grande potere su come ci si percepisce. Pensiamo per esempio agli standard di riferimento per la magrezza e il sovrappeso nelle diverse epoche storiche e nelle diverse culture: ciò che è bello o brutto, accettabile o da rifiutare è cambiato nel tempo e cambierà ancora.

Accettare il proprio corpo non significa soltanto fare propri difetti e qualità, ma anche imparare a conoscerlo e vivere in armonia con tutte le parti del nostro corpo. Significa anche entrare in contatto con parti più scomode e fare i conti con il significato e le emozioni che queste attivano. Mi riferisco in modo particolare alle parti più intime, ai genitali esterni ed interni, ma anche al seno. Il seno, per esempio, per le donne è una parte sicuramente intima ma estremamente e immediatamente visibile anche agli altri. I canoni estetici che ci vengono proposti sono di seni belli perfetti e prosperosi, così come vulve dipinte e tutte uguali. Se abbiamo come riferimenti questi canoni estetici, nulla va bene!

L’accettazione del proprio corpo non è una prerogativa femminile, anche gli uomini fanno fatica ad accettarsi in alcune peculiarità, pensiamo per esempio alla calvizie che insorge anche in età giovanile, alle dimensioni del pene, all’altezza. solo per citarne alcune.

Oltre l’immagine di perfezione

È importante considerare che la nostra forma fisica, l’aspetto, la bellezza o meno, sono il risultato di una serie di fattori solo in parte modificabili.

Prima di tutto partiamo dalla genetica, da come la combinazione dei geni provenienti dei nostri genitori si è amalgamata: questo è un fatto che difficilmente è modificabile in modo radicale. L’aspetto genetico, costituzionale si integra poi con l’ambiente: ambiente sano, alimentazione sana varia ed equilibrata (che non vuol regime alimentare rigido e restrittivo), l’attività fisica, le abitudini comportamentali, lo stile di vita sano sono strumenti al servizio del benessere e non strumenti di tortura attraverso i quali sottoporre e piegare il nostro corpo per renderlo perfetto. Queste sono le cose che possiamo modificare se ne sentiamo il bisogno, con l’obiettivo di stare meglio, di sentirci più in armonia con il nostro corpo, non per essere tutti uguali e tutti necessariamente perfetti a costo di sofferenze e privazioni.

La bellezza invece sta proprio nell’armonia con il proprio corpo, nel sentirsi a proprio agio con quello che si è, difetti compresi. Il difetto, spesso inteso come una mancanza (la mancanza di bellezza, di perfezione, di una funzione), può essere letto in chiave di peculiarità, unicità, una caratteristica che fa di quella persona, una persona uguale nella sua diversità.

Penso che il punto sia amarsi, volersi bene, e prendersi cura di se stessi anche attraverso la cura del corpo, la cura non l’ossessione per un corpo perfetto. Attivare a ogni età l’abitudine a guardare con senso critico quello che ci viene proposto; senso critico che non è criticare sempre e comunque, ma abituarsi a pensare, a sviluppare un’osservazione attenta, argomentata prima di assorbire quello che vediamo.

Riassumendo, per imparare ad amare il proprio aspetto può essere utile:

  • amarsi e rispettarsi nella diversità;
  • essere consapevoli che non sempre quello che vediamo e a cui vogliamo somigliare è autentico;
  • prendersi cura di sé stessi e del proprio benessere fisico e psicologico, che è un buon punto di partenza per amare il proprio corpo;
  • ricordarsi che la ricchezza sta proprio nella differenza e nell’unicità non nella stereotipia.