Tachicardia: cause, sintomi e rimedi

La tachicardia è un’aritmia cardiaca fastidiosa ma spesso non preoccupante: scopri quali sono i rimedi più efficaci.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

La tachicardia è un disturbo piuttosto comune, che molti sperimentano nel corso della vita. Si tratta di un’aritmia cardiaca che fa provare un senso di angoscia e può essere fastidiosa. Non sempre si presenta con le stesse modalità, può essere scatenata da diverse cause e avere differenti livelli di gravità: quello che non varia è il senso di fastidio e di disagio che si associa ad essa.

Ecco quali sono le cause più frequenti della tachicardia e come risolvere questo problema con rimedi naturali oppure, all’occorrenza, con interventi farmacologici o chirurgici.

Che cos’è la tachicardia

La tachicardia è un tipo di aritmia cardiaca, ovvero un’alterazione del ritmo del cuore. Come dice il nome stesso, la tachicardia è una sensazione di aumento della velocità del battito cardiaco: il termine è formato da due parole greche tachys, che significa veloce, accelerato, e kardia, che significa cuore. In una persona sana e senza patologie cardiache la frequenza cardiaca si attesta tra i 60 e i 100 battiti al minuto, mentre nella tachicardia il ritmo accelera sopra questa soglia raggiungendo valori differenti a seconda del tipo e della gravità dell’episodio.

Entro certi limiti, le variazioni del ritmo cardiaco sono fisiologiche e non destano preoccupazione. Il nostro corpo, infatti, è in grado di autoregolarsi e le piccole variazioni possono essere funzionali alle circostanze specifiche. Tuttavia, è bene capire quali possono essere le cause della tachicardia, quando preoccuparsi e quali sono gli eventuali rimedi che si possono utilizzare per trattarla e far tornare il cuore al suo fisiologico equilibrio.

L’opposto della tachicardia è la bradicardia, che si verifica quando il ritmo cardiaco scende sotto i 60 battiti al minuto.

I sintomi della tachicardia

In genere la sensazione che si sperimenta più frequentemente è quella dell’aumento della velocità del battito, ma è possibile che si manifestino sensazioni un po’ diverse, come se il battito perdesse qualche colpo oppure come se battesse troppo forte (palpitazioni).

Tra i sintomi più comuni, associati alla tachicardia, si registrano:

  • vertigini;
  • sensazione di stordimento;
  • senso di debolezza generalizzata;
  • affanno;
  • possibile svenimento;
  • possibili crisi epilettiche, anche se rare;
  • palpitazioni avvertite anche nella zona del collo;
  • disturbi della respirazione;
  • vista annebbiata;
  • dolori al petto.

Tale sintomatologia può insorgere improvvisamente e terminare in maniera altrettanto repentina ma, in alcuni casi, si manifesta gradualmente, estendendosi e aggravandosi nel tempo. Chiaramente, più i sintomi sono gravi ed eterogenei, più si è di fronte a un quadro medico che non va sottovalutato, poiché indica una disfunzione particolarmente seria e bisognosa, quindi, di un pronto intervento da parte di uno specialista.

I tipi di tachicardia

Esistono essenzialmente tre diverse tipologie di tachicardia, classificate sulla base della morfologia del tracciato elettrocardiografico:

  • la tachicardia sinusale;
  • la tachicardia sopraventricolare parossistica;
  • la tachicardia ventricolare.

La tachicardia sinusale

Questo tipo di tachicardia comporta un innalzamento della frequenza cardiaca sopra i 100 battiti al minuto e si definisce “sinusale” perché il battito origina nel nodo seno-atriale. Pur essendo la più diffusa, è anche la meno pericolosa. Generalmente si presenta e scompare con gradualità e si manifesta come fenomeno transitorio ed estemporaneo, legato a cause individuabili.

Ad esempio, è una condizione fisiologica nei bambini e si presenta per cause anche parafisiologiche, come sforzi fisici intensi, reazioni emotive particolarmente coinvolgenti o per il consumo di alcolici o caffeina. Può anche essere causata da patologie di diversa entità, come la febbre, una condizione di ipertono del sistema nervoso simpatico, l’ipertiroidismo, l’anemia, l’ipotensione arteriosa o l’ischemia cardiaca. È comunque un sintomo da non sottovalutare, specie se si presenta in associazione con altri o se non è rilevabile una causa ben definita.

La tachicardia parossistica sopraventricolare

La forma parossistica di tachicardia comporta un improvviso aumento della frequenza cardiaca, non legato apparentemente ad alcuna causa e particolarmente marcato: spesso la frequenza supera i 200 battiti al minuto e gli episodi durano 2 o 3 minuti, anche se possono prolungarsi, richiedendo accesso immediato al PS.

Le tachicardie sopraventricolari sono aritmie che vedono come punto di origine la zona sopra i ventricoli, dunque nella zona degli atri e del nodo atrioventricolare. Di solito viene sperimentata dai pazienti che hanno un cuore sano a livello strutturale, ma che presentano alcune anomalie congenite che predispongono allo sviluppo di questo particolare tipo di aritmia.

Nonostante tenda a spaventare il soggetto che la manifesta, spesso non nasconde patologie importanti e può essere frequente nei bambini in fase di sviluppo, ma anche in caso di ansia, stress, attività fisica particolarmente intensa, gravidanza, ciclo mestruale e forti emozioni. In alcuni casi può essere legata a patologie cardiache o endocrinologiche e presentarsi come sintomo accessorio di condizioni di salute anche gravi.

La tachicardia ventricolare

Questa forma di tachicardia è la più pericolosa e può avere anche esito fatale. I ventricoli, infatti, si contraggono in maniera eccessivamente rapida e in modo non sincronizzato con gli altri, non riuscendo a riempirsi con la giusta quantità di sangue. Il cuore non ha la giusta forza di gittata e non riesce a pompare quantità sufficienti di sangue e ossigeno ai tessuti. La pressione arteriosa diminuisce pericolosamente e, in alcuni casi, può instaurarsi una fibrillazione ventricolare, potenziale causa di morte.

Può essere connessa a patologie cardiache strutturali o genetiche e si tratta di un fenomeno da riconoscere e trattare tempestivamente. È causa, potenzialmente, di arresto cardiaco.

Le principali cause della tachicardia

Il sintomo, quando non correlato a condizioni parafisiologiche, va indagato a fondo poiché può celare patologie anche gravi. Una frequenza cardiaca troppo elevata potrebbe essere rischiosa e provocare un arresto cardiaco o un ictus.

Quali sono le principali cause?

  • Sebbene l’attività fisica sia ottima per mantenere il battito cardiaco regolare, un’attività troppo intensa può generare la sensazione di una eccessiva accelerazione del battito. Non bisogna esagerare e, nel caso in cui i disturbi fossero frequenti o si avvertissero anche a riposo, è meglio rivolgersi a uno specialista.
  • L’ansia ha tra i suoi sintomi più evidenti la tachicardia. Questa può manifestarsi in situazioni sia di riposo sia sotto sforzo: lo stress acuto induce le ghiandole surrenali a produrre sostanze che aumentano all’improvviso la frequenza cardiaca per poi tornare nella normalità in breve tempo. Lo stress è uno dei fattori che, nella società moderna, maggiormente influisce sulla salute del cuore e che causa sintomi fisici anche severi e profondamente invalidanti.
  • Le emozioni forti. Chi non ha mai provato un “tuffo al cuore” per una improvvisa gioia o per una brutta notizia? Anche le emozioni influiscono in modo importante sul ritmo cardiaco e possono scatenare una tachicardia, destando preoccupazione in chi prova questa fastidiosa sensazione.
  • Il consumo eccessivo di alimenti o bevande stimolanti. Tra queste ci sono senza dubbio il cacao, il caffè e il tè, ma anche l’alcol, il fumo e le sostanze stupefacenti sono elementi che possono influire sul ritmo cardiaco.
  • Anche una cattiva digestione può provocare alterazioni del ritmo cardiaco. Anche se non sono del tutto chiare le connessioni tra le due attività, si parla di sindrome gastro-cardiaca: dopo pasti molto abbondanti o dopo pasti con cibi grassi o bevande gasate, non è rara la comparsa di tachicardia e di alterazione del ritmo cardiaco, spesso associate ad altri disturbi come dolore al petto, difficoltà respiratorie, aumento della sudorazione, senso di debolezza o svenimento, che possono essere confusi con i sintomi di un infarto.
  • Gli sbalzi ormonali possono provocare episodi di tachicardia, ad esempio in caso di ciclo mestruale o sintomi della menopausa, ma anche quando è la tiroide a non funzionare correttamente, creando disequilibri a cascata sull’assetto ormonale.
  • La tachicardia è frequente anche in gravidanza e può essere causata da diversi fattori: la pressione arteriosa troppo bassa o alta, problemi alla tiroide oppure pericolose carenze di ferro e valori troppo bassi di emoglobina. Si tratta di problematiche da non sottovalutare in stato di dolce attesa, poiché possono causare malesseri, svenimenti e pericoli per il nascituro. Uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta, esami di routine ed eventuali integrazioni possono tenere sotto controllo la situazione.
  • A causare tachicardia può anche essere l’assunzione di alcuni specifici farmaci, per cui è bene consultare sempre il medico e leggere il foglietto illustrativo, prima di inserire nuovi medicinali nella propria terapia.

Le tachicardie possono essere scatenate anche da patologiche più gravi, come ad esempio:

  • ipertiroidismo;
  • anemia;
  • ipertensione e ipotensione;
  • cardiopatie;
  • diabete;
  • malattie cardiovascolari;
  • ipovolemia (riduzione del volume ematico per emorragia o disidratazione);
  • squilibri elettrolitici (per deficit dei minerali indispensabili alla trasmissione degli impulsi elettrici del cuore);
  • ipossia (riduzione della quantità di ossigeno nel sangue).

In questi casi si tratta di situazioni che devono essere trattate da uno specialista in quanto possono essere molto pericolose. È bene rivolgersi al medico specialmente quando la tachicardia diventa un sintomo ricorrente, se si prolunga per periodi estesi, se è presente a riposo, se non è correlabile ad attività quotidiane o se i battiti superano di molto i 100 al minuto, sfiorando i 180/200.

Come diagnosticare la tachicardia o le patologie connesse?

Per analizzare le possibili cause della tachicardia è necessario innanzitutto consultare un cardiologo, che effettuerà un’anamnesi completa del paziente e consiglierà, inoltre, opportuni esami, quali, ad esempio:

  • un elettrocardiogramma;
  • un Holter;
  • un ecocolordoppler cardiaco;
  • un test da sforzo.

I rimedi naturali per la tachicardia

Benché molto spesso le tachicardie siano passeggere, è possibile seguire alcune buone pratiche per diminuire la frequenza degli episodi e gli effetti fastidiosi, oltre che prevenire l’insorgenza di vere e proprie patologie.

Innanzitutto, per mantenere in buona salute il cuore e tutto l’organismo è opportuno seguire una dieta varia e ben bilanciata ed evitare gli alimenti che possono favorire l’insorgenza di malattie come diabete e ipertensione arteriosa. L’assunzione di frutta fresca e verdura, in particolare quelle ricche di minerali e vitamine, è benefica per il cuore e per la circolazione arteriosa. Andrebbero evitati pasti troppo abbondanti, i cibi troppo grassi e l’eccessivo uso di sostanze stimolanti come tè, caffè, cibi e bevande che contengono caffeina, soprattutto nelle ore serali.

Inoltre, è consigliata un’attività fisica bilanciata e costante anche a seconda dell’età e delle condizioni fisiche: generalmente camminare fa bene a tutti, così come la pratica dello yoga. Oltre ad aiutare il metabolismo e il sistema cardiocircolatorio, lo sport è un ottimo rimedio per ridurre l’ansia e lo stress.

Quando i rimedi naturali non bastano, si può intervenire con terapie farmacologiche. Tra queste, ricordiamo i beta-bloccanti, la flecainide, i calcio-antagonisti o l’amiodarone. Questi farmaci vanno utilizzati sotto prescrizione e controllo medico, per i potenziali effetti collaterali che possono avere.

Qualora né rimedi naturali, né le terapie farmacologiche dovessero essere in grado di contrastare l’insorgenza di tachicardie, è possibile ricorrere a interventi più invasivi. Ad esempio, si può effettuare uno studio elettrofisiologico e una contemporanea ablazione transcatetere: lo studio consiste nell’introduzione di piccoli cateteri nel cuore (passando per il sistema venoso) allo scopo di localizzare l’eventuale area che innesca il sintomo. Una volta compreso il fenomeno, si può eliminare il focolaio responsabile della manifestazione dell’aritmia con un’ablazione che sfrutta degli impulsi di radiofrequenza e che riesce spesso a risolvere il problema in via definitiva.

I rischi connessi a tale intervento sono bassi e, di contro, le percentuali di successo molto elevate, rappresentando per i pazienti un’ottima soluzione per liberarsi dalle tachicardie qualora non sia possibile risolvere il problema farmacologicamente.

 

Fonti bibliografiche

FAQ

Come far passare la tachicardia?

È necessario comprendere le cause del problema e intervenire di conseguenza: ad esempio, interrompendo l’attività fisica, eliminando la fonte di stress o assumendo farmaci adeguati alla patologia sottostante.

Quando si parla di tachicardia?

Si può definire tachicardia un ritmo cardiaco che supera i 100 battiti al minuto, raggiungendo picchi elevati per diversi minuti. La tachicardia è, infatti, una delle forme di aritmia più diffuse, insieme a bradicardia ed extrasistolia.

Cosa fare in caso di tachicardia?

Se il fenomeno è lieve, transitorio e occasionale, non è necessario allarmarsi. Invece, quando le aritmie sono frequenti o debilitanti, oppure accompagnate da altri sintomi, è opportuno rivolgersi al proprio medico.

Quando la tachicardia è preoccupante?

Può essere opportuno chiedere il parere di un medico specialista quando gli episodi sono ravvicinati e/o superano di molto la soglia dei 100 battiti al minuto. Oppure, quando l’aritmia è accompagnata da sintomi sistemici.