Vasectomia: a cosa serve, quanto è diffusa e gli effetti sulla salute

Il metodo anticoncezionale per gli uomini è poco utilizzato in Italia. Il professor Vincenzo Gentile fa chiarezza

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Redazione

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Fino al 1978 vigeva in Italia il divieto di sterilizzazione volontaria per mezzo della vasectomia nei maschi italiani. Con la legge 194 (la famosa legge sull’aborto) sono stati eliminati dal Codice penale i passi che interferivano con la fertilità dell’uomo o della donna. Era infatti un reato l’incitamento a pratiche contro la procreazione. Se un medico prima del 1978 vasectomizzava un paziente c’era il rischio di denuncia per procurate lesioni gravi all’individuo. Una fase di vero oscurantismo in campo medico che il professor Vincenzo Gentile, ordinario di urologia dell’Università La Sapienza, di Roma, Primario al Policlinico Umberto I e presidente della Società Italiana di Andrologia racconta così: «Allora, quando si praticava una vasectomia su un paziente, bisognava inventarsi come escamotage delle orchiti, delle infiammazioni ripetute dei testicoli e si usava questa tesi. Spesso in cartella clinica risultava un’orchite e non una vasectomia a fini anticoncezionali. Poi si è arrivati a un’altra fase: si sosteneva che la vasectomia fosse necessaria per evitare delle infezioni ai testicoli. Invece successivamente una sentenza della Corte di Cassazione ha sostenuto che la contraccezione può dare quel benessere che fa parte della salute psicofisica». Oggi in Italia la vasectomia è riconosciuta come metodo anticoncezionale efficace, ma è ancora una pratica poco in uso. Secondo la banca dati online dell Ministero della Salute tra il 1999 e il 2005, i ricoveri per sterilizzazione maschile sono stati soltanto 653. Gli interventi classificati come vasectomia sono 1.717, ma di questi solo 397 sono stati classificati come “sterilizzazione dell’uomo”. Abbiamo fatto alcune domande sul tema al professor Giorgio Franco, associato presso il Dipartimento di scienze urologiche Ulrico Bracci di Roma.

Professore, perché nel mondo ci sono milioni di vasectomizzati, ma in Italia questo intervento non è così diffuso?
Sì, nel mondo ci sono alcune aree dove la vasectomia è molto diffusa, come in Cina. In Italia c’è da dire che non tutti i centri la offrono, salvo alcuni consultori. E tra l’altro solo ed esclusivamente su responsabilità dei direttori sanitari. I grossi ospedali poi non la fanno. Restano delle problematiche legate al consenso. Sono pochi gli urologi che si fanno carico di un intervento del genere. In ambiente pubblico non mi risulta sia stato fatto un ricovero per controllo delle nascite e vasectomie.

A partire da che epoca si è fatto ricorso alla vasectomia?
Direi dal secolo scorso.

Si usa soltanto il bisturi o anche altri strumenti più sofisticati?
Diciamo che l’evoluzione più diffusa e aggiornata è quella che chiamano “no scalpel vasectomy”, ovvero senza bisturi. Si usano strumenti appuntiti che tirano fuori il canale deferente dallo scroto e poi si incide. Non c’è un sistema sicuro e provato per bloccare il deferente dall’esterno. Questa è l’evoluzione più moderna, invece di praticare un’incisione di un centimetro si usano strumenti molto appuntiti. E tra l’altro è una tecnica che viene dalla Cina e si è diffusa in tutto il mondo.

Quanto è sicura sia dal punto di vista della salute che degli effetti?
C’è stato un grosso polverone anni fa perché uscì un articolo negli Stati Uniti in cui si prospettava un’aumentata incidenza di tumore alla prostata per chi faceva la vasectomia. Poi è stato smentito. Qualche effetto collaterale c’è: l’aumento della dolenzia scrotale per esempio, perché non c’è una decongestione degli epididimi, gli spermatozoi inizialmente ristagnano, ma poi vengono riassorbiti dai globuli bianchi.

Questo può creare problemi ai testicoli?
No, il testicolo non si rovina perché gli spermatozoi sono bloccati, però ci possono essere un po’ più di disturbi per il ristagno degli spermatozoi. Questo vale nel primo periodo. Per lo più i pazienti non hanno grossi disturbi e lo accettano bene. Ci sono dei casi di insuccesso ogni tanto, motivo per cui ai fini di protezione medico-legale gli urologi chiedono di fare l’analisi di 2 liquidi seminali a distanza di un mese.

Ci sono rischi nell’intervento?
Complicanze durante l’intervento o dopo sono scarsissime, una piccola emorragia, un ematoma, un’infezione (molto raro ma può succedere), la mancata chiusura di uno dei deferenti o la ricanalizzazione).

Oggi è reversibile, ma anni fa non lo era, vero?
Sì, il paziente deve essere informato che è una procedura definitiva. Non è un sistema anticoncezionale temporaneo, come la pillola. Ma può essere revertito senza problemi con interventi di microchirurgia per ricanalizzare i deferenti chiusi. Ci sono delle ottime possibilità di ripristinare la pervietà dei deferenti, ovvero di ricanalizzarli in modo che ripassino gli spermatozoi. C’è una relazione con il tempo d’intervallo in cui è rimasto chiuso il deferente. Entro i 5 anni c’è il 97% di possibilità di recupero della fertilità, entro 10 anni il 90% e entro 15 intorno all’85%. Però ci vuole un intervento abbastanza delicato e lungo per ricanalizzare i deferenti.

Il servizio sanitario nazionale garantisce questo tipo di intervento?
No.

E perché lo Stato si fa carico degli interventi di legatura tubarica nelle donne e non della vasectomia?
Lì c’è sempre un discorso di protezione della donna. Mentre rispetto al maschio non si è fatto questo ragionamento.

Quanto costa privatamente?
Diciamo che più o meno se parliamo di costo complessivo si va dai 1500 ai 3000 euro.