Squilibri ormonali: i sintomi a cui fare attenzione

Gli squilibri ormonali danno luogo ad alcuni sintomi che possono sembrare poco preoccupanti, ma che non vanno trascurati.

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Vi sentite sempre stanchi? Siete aumentati di peso in poco tempo? Attenzione agli ormoni…ma in che senso?

Cos’è uno squilibrio ormonale

Gli ormoni sono delle sostanze prodotte da specifiche ghiandole localizzate in sedi ben predefinite all’interno del nostro corpo e preposte alla regolazione di molteplici processi fisiologici (metabolismo, attività riproduttiva, ciclo sonno-veglia, omeostasi del senso della fame e della sete, regolazione dello stress..).

Il termine “squilibrio” ormonale identifica tutta la miriade di condizioni caratterizzate dalla presenza in difetto od in eccesso di alcune tipologie di sostanze ormonali che potrebbero inficiare la capacità dell’organismo di adattarsi a reazioni e stimoli esterni ed interni, potendosi ripercuotere sul benessere psico-fisico della persona ed impattando sulle sue normali funzioni biologiche primarie e/o secondarie.

Tali condizioni (più correttamente afferenti al grande capitolo delle “endocrinopatie”) possono essere acute (quindi temporanee e con tendenza ad autolimitarsi) oppure croniche (durature, quindi, per un periodo più lungo e che necessitano, quindi, della rimozione dell’agente causale per la remissione del quadro clinico).

I sintomi di uno squilibrio ormonale

Attenzione: i sintomi sotto riportati possono essere presenti tutti, singolarmente od in parte, per cui vanno monitorati e riferiti al proprio medico di base o specialista del settore a cui spetterà l’arduo compito di interpretarli, così da indirizzare eventuali accertamenti mirati.

Modifiche nell’aspetto fisico

Fra i segnali più visibili e antiestetici dei disturbi ormonali ci sono la comparsa di brufolipelle grassa (per un aumento di produzione di sebo), la crescita di peluria sul volto e/o su aree che ne sono normalmente prive  (condizione più correttamente definita “irsutismo”) e la presenza di occhiaie. In alcuni casi l’aspetto fisico può mutare in modo più marcato, con la comparsa di alcuni segni che devono essere attenzionati in maniera più oculata. Possiamo citare, in tal senso, alcuni esempi:

  • Insolito accrescimento dei segmenti corporei più “distali” degli arti (estremità delle dita di mani e piedi) con necessità di cambiare numero di scarpe, taglia di guanti e/o dimensione degli anelli;
  • prominenza della mandibola e delle ossa frontali;
  • comparsa di strie rosse a livello di fianchi e addome;
  • assottigliamento degli arti per perdita della massa muscolare;
  • comparsa improvvisa di fragilità capillare con predisposizione alla formazione di lividi;
  • un’eccessiva rotondità del viso (facies lunaris), ecc.

Perdita di unghie e capelli, sudorazione ed insonnia

Sempre sul piano prettamente fisico, un altro degli aspetti su cui spesso i pazienti richiamano l’attenzione è la caduta insolita di capelli ed unghie o il diradamento delle sopracciglia, che rientrano nel grande capitolo dell’estrema fragilità degli annessi cutanei, che sono tra i primi a risentire di una disregolazione ormonale.

Uomini e donne possono, inoltre, sperimentare episodi di sudorazione particolarmente intensa, accompagnata dalla sensazione di vampate di calore nel corso della giornata. Ma, soprattutto, ad essere “denunciati” in occasione della visita dal medico come sintomi più impattanti sulle attività quotidiane sono una facile stancabilità ed esauribilità muscolare, su un fondo di alterazione del ritmo-sonno veglia dominato da un quadro di insonnia cronica.

Il piano “umorale”

Spesso gli individui che hanno un’ alterazione dell’assetto ormonale (in particolari di alcuni ormoni come il cortisolo o gli ormoni tiroidei) possono presentare un’estrema irritabilità e nervosismo, con fluttuazioni più o meno significative del tono dell’umore nel corso della giornata e possibilità di andare incontro a veri e propri sentimenti di tristezza ed apatia, fino a quadri di depressione più conclamata.

Salute riproduttiva e non: cambiamenti al seno, tanta sete e aumento del peso

Infine, vengono spesso lamentati cali della libido, alterazioni del ciclo mestruale (con cicli irregolari in numero e quantità, oltre a sintomatologia dolorosa associata), cambiamenti della “consistenza” del seno nella donna. Indubbiamente, un aumento od una perdita repentina del peso oltre che un incremento della sensazione di sede e l’aumento dell’impellenza di urinare rappresentano dei sintomi da non sottovalutare.

Le cause degli squilibri ormonali

Alla base di una disfunzione dell’apparato endocrino del nostro organismo vi possono essere varie condizioni, tra cui possiamo annoverare:

  • Patologie genetiche (ereditarie e non) sottostanti, estremamente rare;
  • Malattie autoimmuni (caratterizzate dalla presenza di specifici anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario e diretti contro ghiandole bersaglio);
  • Terapie croniche;
  • Carenze o eccessi alimentari;
  • Traumi;
  • Presenza di masse tumorali (benigne o maligne);
  • Chirurgia o radioterapia;
  • Infezioni (virali, batteriche, tubercolosi…);
  • Sostanze tossiche o i cosiddetti “Endocrine Disruptors” (sostanze naturali o chimiche, prodotte dall’uomo, che possono mimare, bloccare od interferire con gli ormoni prodotti dall’organismo, tra le quali possiamo menzionare a titolo esemplificativo i fitoestrogeni, gli ftalati, l’atrazina ecc).

Come giungere ad una diagnosi di “squilibrio” ormonale

Dopo un adeguato consulto medico, in genere è sufficiente un prelievo di sangue e/o degli esami effettuati sulle urine per segnalare la presenza di una patologia endocrina sottostante. Talora, per confermare il deficit o l’eccesso, sono necessari dei prelievi seriati dello stesso ormone, evitando situazioni interferenti (ad esempio lo stress dell’ago potrebbe indurre un dosaggio falsamente aumentato dei cosiddetti “ormoni di risposta allo stress”).

Inoltre, la maggior parte degli ormoni presenta un ritmo circadiano, per cui i dosaggi devono essere effettuati in un momento preciso della giornata. Ormoni che variano nell’arco di un breve periodo di tempo (p. es., l’ormone luteinizzante) necessitano di 3 o 4 valori in 1 o 2 h oppure utilizzando un campione di sangue proveniente da un pool. Invece, ormoni che presentano variazioni settimanali (p. es., estrogeni) necessitano di misurazioni a distanza di 1 settimana.

In alcune situazioni, lo specialista potrebbe richiedere al paziente di effettuare specifici accertamenti in regime di Day Hospital, avvalendosi dell’impiego di determinati test (testi di stimolo o di soppressione) al fine di individuare la specifica sostanza in eccesso od in carenza e formulare una diagnosi più specifica.

Una volta che l’eccesso o il difetto dell’ormone viene confermato, si va a ricercarne la causa. Ad integrazione clinica, l’endocrinologo potrebbe richiedere alcuni esami diagnostici (ecografia, RMN ecc) al fine di valutare più dettagliatamente la ghiandola che si sospetta essere responsabile del quadro clinico, esplorandone quindi le caratteristiche morfologiche o, talora, la funzionalità attraverso delle tecniche di imaging dinamico.

Si può prevenire uno squilibrio ormonale?

Una volta diagnosticato lo squilibrio ormonale specifico, sarà cura del medico specialista individuare e proporre al paziente il trattamento più idoneo.

Alla luce di quanto illustrato in precedenza, risulta evidente come, differentemente dal credo comune, un disturbo endocrinologico non può essere propriamente prevenuto, in quanto alla base dello stesso possono esserci diversi meccanismi anche fittamente intricati tra loro. Possono, altresì, essere riconosciuti tempestivamente i sintomi, così da avviare il più precocemente possibile gli accertamenti con il proprio medico di fiducia.

Esistono, tuttavia, degli accorgimenti relativamente al proprio stile di vita che possono essere messi costantemente in atto al fine di abbattere quella componente “ambientale” che può incidere sull’insorgenza di questi disturbi. Tra queste “buone pratiche” ricordiamo:

  • un’alimentazione sana ed equilibrata nei vari micro e macronutrienti fondamentali;
  • eseguire regolare esercizio fisico;
  • assicurarsi un adeguato riposo notturno (in termini di qualità e di quantità di ore di sonno).

Fonti bibliografiche: