Se il gatto cerca l’acqua potrebbe essere insufficienza renale

L’eccessiva sete del tuo gatto è quasi sempre un sintomo preciso dell’insufficienza renale, una malattia che non va sottovalutata

Se il gatto cerca l’acqua potrebbe essere insufficienza renale. Un segnale d’allarme da non sottovalutare: il nostro gatto nell’atto di scavare con la zampa anteriore nella ciotola dell’acqua, per poi lasciarcela immersa, apriamo un rubinetto e il flusso che scorre cattura la sua attenzione. Il micio, che notoriamente non ha un rapporto d’amore con l’acqua, fa come per buttarsi prima con la testa, poi con tutto il corpo, quasi a farsi una doccia. Non portiamo il gatto dallo psicologo e non puntiamogli la telecamera pensando che sia un filmato divertente da condividere. Forse è un primo avvertimento che c’è qualcosa che non va: il nostro gatto potrebbe soffrire di insufficienza renale.

L’insufficienza renale è una patologia cronica del gatto dovuta al fatto che il rene, essendo un “filtro attivo”, nel tempo perde la capacità di fare il suo lavoro, viene a mancare soprattutto l’efficienza  nel recupero di sostanze che sono utili all’organismo (proteine, sali e zuccheri) e non riesce a eliminarne altre tossiche per l’organismo (rifiuti del metabolismo). È una lenta auto-intossicazione del sangue del gatto: i primi sintomi sono aumento della sete e aumento del volume delle urine prodotte, in seguito si ha frequentemente perdita di peso, anche della massa magra, disidratazione, nausea, vomito.

A volte nel gatto compaiono sintomi che possono sembrare comportamentali e che vanno spesso verso la ricerca di acqua. Le cause possono essere molteplici: avvelenamenti, cause infettive e congenite. La più frequente è l’invecchiamento del rene dovuta all’età, infatti la malattia si manifesta soprattutto in gatti oltre 10-12 anni. La medicina veterinaria affronta l’insufficienza renale cronica in diversi modi, a secondo del grado di gravità si interviene con una dieta ipoproteica, con fluidoterapia, acidi grassi e farmaci ace-inibitori.

Solitamente, se il gatto viene regolarmente monitorato e segue le indicazioni del veterinario, non si verificano effetti collaterali. Usare il buonsenso a tutto tondo è sempre la migliore prevenzione, assieme a regolari controlli del sangue e delle urine a partire da una certa età, che consentono
eventualmente la diagnosi precoce.