Alzheimer: sintomi, cause e prevenzione

Deficit cognitivi e difficoltà nell’eseguire azioni quotidiane sono alcuni dei principali sintomi dell’Alzheimer

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Ci sono malattie come l’Alzheimer, che, ad oggi, rappresentano una sfida per la scienza, per i pazienti e per i caregiver. Anche se, la qualità di vita si è alzata e con essa anche l’età media, è normale andare incontro all’invecchiamento, poiché è un processo fisiologico. Questa condizione può portarsi dietro, a volte, un’alterazione progressiva della memoria, come anche della capacità di linguaggio e di comportamento.

In questo caso, si parla di demenza e tra le sue forme più note c’è la malattia dell’Alzheimer. Quest’ultima, colpisce in prevalenza le donne e può presentarsi nella maggior parte dei casi in età avanzata, ma ci sono forme che possono manifestarsi anche molto tempo prima. In media, è più comune negli individui di età superiore ai 65 anni.

Come indicato da Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer), il nostro Paese è all’ottavo posto tra quelli con il maggior numero di persone affette da demenza. Sarebbero infatti circa 1,4 milioni i malati, di cui oltre 600.000 colpiti dall’Alzheimer. Inoltre, a causa dell’invecchiamento della popolazione si prevede un aumento significato dei casi nei prossimi 30 anni.

In virtù di questo, è importante monitorare l’eventuale presenza di sintomi riconducibili a questa malattia e agire quanto prima per intraprendere un percorso terapeutico personalizzato. I pazienti infatti, non sono tutti uguali e non presentano gli stessi sintomi, o ancora possono reagire diversamente al trattamento farmacologico.

Come riconoscere la malattia dell’Alzheimer e quali sono le possibili cause? Ne abbiamo parlato con il Professore Paolo Caffarra, Neurologo, Membro del Consiglio Direttivo Airalzh.

Che cos’è l’Alzheimer

«L’Alzheimer è una malattia degenerativa del sistema nervoso-centrale e rappresenta la forma più frequente di demenza attualmente conosciuta. Occupa circa il 60-65% di tutte le demenze che colpiscono l’uomo ed è legata all’invecchiamento. Esistono anche delle forme d’esordio precoce che possono comparire intorno ai 40-42 anni (tenendo conto che oggi i 70 anni sono considerati come l’inizio dell’età senile). In genere, sono più aggressive ed a trasmissione genetica», spiega il Professore.

Sintomi dell’Alzheimer

Primi sintomi

«Per effetto della localizzazione delle lesioni cerebrali, uno dei primi sintomi della malattia dell’Alzheimer è a carico della memoria, dunque si assiste a una disfunzione delle capacità di memorizzare. Insieme a questo, c’è un’alterazione quasi contemporanea delle capacità attentive».

Inoltre, il soggetto può manifestare riluttanza nell’avvicinarsi a cose nuove, può smarrire oggetti, dimenticare alcuni eventi accaduti di recente, ma anche nomi di luoghi e oggetti. In questa prima fase, la sintomatologia è lieve e quasi impercettibile.

Sintomi intermedi

«Con il progredire della malattia compaiono altri sintomi a carico del linguaggio, con grave difficoltà nella capacità di denominare oggetti, persone.

Altri disturbi più specifici sono:

  • l’alterazione delle capacità viso-percettive;
  • un’alterazione delle capacità costruttive, ovvero la difficoltà a manipolare, ad esempio, oggetti anche nella vita quotidiana, tipo prepararsi il caffè.

Nelle fasi intermedie della malattia si possono verificare, inoltre, dei disturbi comportamentali, come apatia, disturbi del sonno, agitazione, irritabilità. La malattia dura in media 9 anni, ma ci sono anche casi giunti a 15-18 anni».

Sintomi finali

In questa fase il paziente può avere un atteggiamento più paranoico e violento, difficoltà nell’esprimersi; tende ad intraprendere una conversazione identica diverse volte. In generale, la sintomatologia peggiora e possono presentarsi anche allucinazioni. Il soggetto può diventare particolarmente sospettoso e aggressivo nei confronti di chi gli è accanto. A questi possono aggiungersi anche altri segni tra cui:

  • una perdita di peso importante;
  • la difficoltà a mangiare e a deglutire;
  • la necessità di essere assistito completamente anche nello svolgimento delle più semplici azioni.

«L’esordio della malattia non è improvviso, infatti questa forma degenerativa inizia lentamente con una fase definita prodromica, in cui si manifestano segnali a carico dell’attenzione e della memoria. Questa fase prodromica si chiama disturbo neurocognitivo minore o lieve, e la cosa più importante è riuscire a identificare il prima possibile questi disturbi per iniziare fin da subito un eventuale trattamento», continua l’esperto.

È bene sottolineare che la malattia dell’Alzheimer, proprio perché è graduale, si manifesta in modo differente nel corso del tempo. Nel corso del primo stadio ci saranno sintomi più lievi, per poi proseguire con una fase intermedia (in cui i segnali sono più importanti), fino a uno stadio avanzato con quasi totale perdita delle capacità di interazione con l’ambiente esterno.

Cause dell’Alzheimer

«Non si conoscono ancora le cause che provocano lo sviluppo dell’Alzheimer, ma negli ultimi venti anni si è scoperto il ruolo di una proteina, la beta-amiloide, il cui accumulo nel cervello è responsabile della morte neuronale. Insieme a questa proteina, è altresì importante l’accumulo dei neurofilamenti e di conseguenza, per effetto di entrambi, la diminuzione dei contatti tra i neuroni», precisa il Professore Caffarra.

Fattori di rischio dell’Alzheimer

«La correzione dei fattori di rischio può in parte ridurre l’incidenza della demenza e quindi anche della M. di Alzheimer. Tra questi ricordiamo:

  • le malattie cardiovascolari;
  • l’ipertensione;
  • il fumo;
  • il diabete;
  • i traumi cranici;
  • un’eventuale storia di depressione;
  • l’uso continuativo di benzodiazepine (una classe di farmaci);
  • la sordità;
  • l’inattività fisica;
  • l’isolamento sociale».

Complicanze dell’Alzheimer

Trattandosi di una malattia neurologica degenerativa, l’Alzheimer può procurare diverse complicanze, soprattutto in fase avanzata. Si possono ad esempio riscontrare nel soggetto problemi di deglutizione: se non attentamente assistita, la persona può aspirare il cibo che potrebbe finire nei polmoni e causare possibili infezioni.

Si possono poi riscontrare complicazioni a livello comportamentale, comuni in molti pazienti, tra cui l’agitazione. In generale, il paziente va incontro a un declino fisico generale con problematiche che possono interessare diversi distretti del corpo, fino ad arrivare alla necessità di un’assistenza continua.

Diagnosi dell’Alzheimer

Una diagnosi di demenza di Alzheimer avviene attraverso l’esecuzione di diversi test come:

  • esami del sangue, del liquido spinale, delle urine;
  • tac cerebrali, risonanze magnetiche, tomografia, per escludere altre possibili cause dei sintomi;
  • quelli volti a valutare la capacità di dialogo, di risoluzione dei problemi, di memoria.

Il medico inoltre, può porre domande per comprendere meglio i sintomi e indirizzare il soggetto verso uno specialista, ad esempio un neurologo.

Aspettative di vita dell’Alzheimer

I pazienti con Alzheimer possono arrivare a vivere fino a 8-10 anni dopo aver ricevuto la diagnosi. Tuttavia, si tratta di un’indicazione generale, poiché l’aspettativa di vita varia da persona a persona. Questa malattia presenta un decorso piuttosto lento e spesso, i primi segnali di disturbi cognitivi possono comparire anche diversi anni prima che venga diagnosticata.

Una diagnosi precoce può aiutare molto il paziente (e i suoi familiari) a trattare la sintomatologia, ma anche ad avere una buona qualità di vita negli anni successivi e a ricevere il giusto supporto in termini di trattamenti.

Come trattare l’Alzheimer

«Da circa venti anni, la malattia dell’Alzheimer viene trattata con farmaci sintomatici, come gli anticolinesterasici e la memantina. Quindi, non c’è una cura vera e propria, come avviene, ad esempio, con il diabete. Negli ultimi anni però, i progressi della scienza hanno portato a produrre molti farmaci sperimentali ad attacco sull’amiloide, ma nessuno è risultato efficace. Ci sono poi anche i trattamenti psicosociali, molto efficaci, che riguardano l’aspetto comportamentale e cognitivo. Dunque, stimolano l’attività cognitiva e di conseguenza, l’allenamento a carico della memoria, dell’attenzione, del linguaggio. Inoltre, hanno una capacità altrettanto efficace di rallentare l’evoluzione della malattia», conclude l’esperto.

Prevenzione dell’Alzheimer

Il primo passo per prevenire lo sviluppo dell’Alzheimer è agire sui fattori di rischio. Ecco quindi cosa fare:

  • restare in movimento, ovvero fare una passeggiata all’aria aperta tutti i giorni, praticare uno sport tenendo conto della propria preparazione fisica;
  • seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, riducendo il consumo di alimenti raffinati o ricchi di sale e zucchero aggiunto o contenenti grassi trans. Piuttosto, è bene puntare su frutta, verdura, mirtilli, legumi, frutta secca, pesce, limitando il consumo delle carni rosse. Questo favorirà anche la buona salute del cuore;
  • mantenere in allenamento il cervello, eseguendo esercizi mentali mirati;
  • fare attività di gruppo che favoriscano la socialità.

Dunque, uno stile di vita sano e socialmente attivo, può contribuire a prevenire lo sviluppo dell’Alzheimer. Tuttavia, se si notano segnali come quelli descritti sopra, il consiglio è di parlarne il prima possibile con il proprio medico.

Fonti bibliografiche