Cure palliative e terapia del dolore: cosa sono e perché servono

Cure palliative e terapia del dolore non sono la stessa cosa. L’esperta spiega quali sono le differenze e a cosa servono

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Ci sono molte malattie associate a dolore cronico, tra cui i tumori, ma anche patologie benigne come cefalee e affezioni muscolo-scheletriche. D’altronde, il dolore, soprattutto in alcune situazioni, può avere ripercussioni anche importanti sulla vita sociale e personale dell’individuo, per via dell’impatto che esso può avere a livello fisico e psicologico. In questi contesti si inseriscono, in modo differente, le cure palliative e la terapia del dolore.

Con il supporto della Dottoressa Gabriella Galluccio, Geriatra e Terapista del dolore, vediamo dunque cosa sono le cure palliative e la terapia del dolore e in cosa si differenziano tra loro.

Differenze tra cure palliative e terapia del dolore

Le cure palliative e la Terapia del Dolore sono due discipline completamente differenti, seppur spesso vengono confuse nell’opinione comune.

Terapia del dolore

«La terapia del dolore comprende l’insieme degli interventi diagnostici e terapeutici finalizzati alla soppressione e al controllo del dolore; nella maggior parte dei casi, si tratta di dolore cronico, spesso refrattario alle terapie d’uso comune», spiega la dottoressa Galluccio.

Cure palliative

«Le cure palliative comprendono tutti quegli interventi, diagnostici, terapeutici e assistenziali, rivolti al paziente affetto da malattia a prognosi infausta, soprattutto in prossimità del fine vita. Oltre al paziente, le cure palliative si preoccupano di fornire supporto psicologico, sociale e spirituale all’intero nucleo familiare. Il trattamento del dolore è spesso uno degli interventi richiesti ma, non è un requisito fondamentale per accedere al servizio».

Le cure palliative, dal latino pallium, ovvero mantello/protezione, come sancito dalla Legge n.38/2010, sono un diritto del malato e sono gratuite. Non hanno lo scopo di ritardare o di accelerare il momento della morte, piuttosto di assistere e supportare – sotto tanti aspetti – il paziente e i suoi cari.

In questo senso, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), definisce le cure palliative come “un approccio che migliora la qualità di vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza”.

È possibile accedervi attraverso una Rete di cure palliative, ovvero l’insieme delle attività di cure palliative che vengono erogate negli ospedali, presso il proprio domicilio, ma anche in strutture residenziali, ovvero gli hospice. Questi ultimi, sono luoghi in cui il paziente viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita, potendo contare su un supporto medico e psicologico.

La procedura di accesso alla rete locale di cure palliative non è la stessa per tutte le Regioni; ad ogni modo, si può fare riferimento innanzitutto al proprio medico di base, come anche alla propria ASL o alle varie associazioni di volontariato.

Perché servono?

La terapia del dolore è finalizzata al controllo del dolore cronico, resistente alle comuni terapie farmacologiche, di natura oncologica o non oncologica. Il dolore cronico può essere considerato come un fattore stressante, che impatta negativamente sulle capacità funzionali dell’individuo, limitandone spesso l’attività lavorativa e la capacità di svolgere i normali atti della vita quotidiana, divenendo pertanto fonte di invalidità e disabilità psico-fisica. Trattare il dolore cronico consente quindi di migliorare la qualità di vita dell’individuo», continua la dottoressa Galluccio.

«Le Cure Palliative hanno come obiettivo l’assistenza e il miglioramento della qualità di vita del paziente affetto da malattia incurabile. Per tale motivo, alle prestazioni medico-infermieristiche, si associano quelle:

  • riabilitative;
  • psicologiche;
  • nutrizionali;
  • di supporto sociale e spirituale», spiega l’esperta.

A chi sono rivolte?

«La terapia del dolore è rivolta a tutte le persone che soffrono di dolore cronico. Il dolore può essere causato da una qualunque patologia; non pensiamo solo al dolore oncologico ma anche a quello indotto da patologie molto comuni, quali artrosi, ernia del disco, nevralgia trigeminale o post-erpetica, emicrania.

Le Cure palliative sono rivolte ai pazienti affetti da malattia incurabile, laddove si renda necessario una gestione multidisciplinare con presa in carico globale del paziente e del suo nucleo familiare», conclude l’esperta.

In generale, quindi, le cure palliative possono rivolgersi ai pazienti in fase terminale come anche a coloro che ricevono terapie, come la chemioterapia, finalizzate a migliorare la qualità di vita, sempre nel rispetto della loro volontà. La terapia del dolore, d’altro canto, viene eseguita in strutture specializzate ad opera di un team medico che individua la strategia terapeutica più funzionale per il paziente.

In caso di dubbi, in presenza di diagnosi importanti o di dolore cronico, è bene chiedere il parere del proprio medico di base o quello di uno specialista.