Candida e alimentazione: cosa mangiare e cosa evitare

La candida è un fungo presente nel cavo orale ma capace di colonizzare anche altri distretti. È possibile limitarne la crescita tramite l’alimentazione

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Roberta Martinoli

Medico Nutrizionista

Dopo una Laurea in Scienze Agrarie e un Dottorato di Ricerca in Fisiologia dei Distretti Corporei, consegue una Laurea in Scienze della Nutrizione Umana e in Medicina e Chirurgia.

Cos’è la candida?

La candida è un fungo saprofita normalmente presente nel cavo orale ma capace di colonizzare anche altri distretti. La sua crescita oltre i limiti fisiologici è tenuta a bada dalla presenza di microrganismi in grado di competere con il fungo. È quello che succede a livello vaginale dove l’abbondanza di lattobacilli (in particolare di Lactobacillus crispatus) modula il valore del pH (che sarà tendenzialmente acido) creando un ambiente sfavorevole alla crescita di Candida.

Lo stesso discorso vale anche per l’ambiente intestinale. Il microbiota intestinale può fungere da serbatoio di funghi patogeni opportunisti, come ad esempio specie appartenenti al genere Candida. In talune condizioni, funghi appartenenti al genere Candida possono prendere il sopravvento, divenire dominanti e rappresentare, quindi, un fattore di rischio per numerose patologie, sia a carico dell’apparato gastrointestinale che dell’intero organismo, soprattutto quando vi è una compromissione della barriera mucosale (ndr. ovvero dello strato protettivo che impedisce al contenuto acido dello stomaco di entrare a contatto diretto con i tessuti dello stomaco). In particolare, alterazioni della comunità fungina sono state riscontrate nel contesto di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), adenomi colorettali, complicazioni ospedaliere post-chirurgiche, infezione da Clostridium difficile, obesità, diabete mellito di tipo 1 e disordini di varia natura in individui immunocompromessi (come malattie ematologiche e infettive).

La sovraccrescita della candida è spesso la conseguenza dell’assunzione di antibiotici. L’antibiotico crea, infatti, uno squilibrio nell’assetto della flora batterica sia a livello vaginale che a livello intestinale. A seguito di questo evento la Candida non ha più competitor che ne limitano la crescita.

Sintomi

La fioritura della candida può comportare la comparsa di diversi sintomi, locali e sistemici. Tra questi vanno citati:

  • nausea;
  • gonfiore addominale (meteorismo) con alterazione dell’alvo (dalla stipsi alla diarrea);
  • manifestazioni cutanee come l’eczema e i rash;
  • stanchezza (astenia);
  • infezioni ricorrenti a carico delle vie urinarie (cistiti, uretriti);
  • irritabilità e variazioni repentine del tono dell’umore;
  • ansia e depressione;
  • dolori articolari migranti (è la situazione in cui ora fa male un gomito, ora un ginocchio, ora una spalla).

Esistono diverse specie di candida nel nostro organismo ma solo 15 possono essere causa di infezioni. Tra questi la più frequente è senza dubbio Candida albicans.

Fattori che favoriscono l’infezione da candida

Diversi sono i fattori che possono favorire la crescita di Candida. Tra questi vanno citati:

  • dieta particolarmente ricca in carboidrati e in zuccheri semplici;
  • elevato consumo in alcool;
  • elevato livello di stress;
  • squilibrio della flora batterica intestinale, condizione alla quale ci riferiamo con il termine di disbiosi;
  • uso di estroprogestinici e di antibiotici;
  • diagnosi di diabete mellito;
  • sistema immunitario compromesso (anergia del sistema immunitario, immunodepressione).

Per chi si trovi a vivere una di queste condizioni è fondamentale adottare un regime alimentare e uno stile di vita adeguati.

Candida e dieta

La dieta per la candida è stata proposta per la prima volta al grande pubblico attraverso il libro The Yeast Connection: A Medical Breakthrough di William G. Crook. Il libro è uscito negli Stati Uniti nel lontano 1983 e da allora non è stato possibile dimostrare scientificamente la valenza di questo tipo di approccio. Ciò nonostante, su una base puramente empirica, questa dieta si è diffusa e si è dimostrata utile nel risolvere le candidosi in associazione al trattamento farmacologico (a base di antimicotici come il miconazolo, il cotrimazolo, il fluconazolo). Si tratta di una dieta che esclude:

  • zuccheri semplici;
  • glutine;
  • bevande alcoliche;
  • latticini.

Allo stesso tempo si incoraggia il consumo di vegetali non amidacei e di alimenti naturalmente privi di glutine. L’esclusione del glutine sarebbe giustificata dal fatto che questo complesso proteico promuove in alcuni soggetti la comparsa di uno stato infiammatorio pur in assenza di celiachia. Con riferimento a questa condizione si parla di intolleranza al glutine non celiaca. Vale la pena sottolineare il fatto che, prima di escludere qualsiasi alimento dalla propria alimentazione, è bene sentire il parere del medico che saprà decidere in base ad un ben preciso iter diagnostico.

Sempre su base puramente empirica si ritiene che una dieta ricca in zuccheri semplici (com’è tipico della dieta occidentale o Western diet) porti ad un’aumentata crescita di Candida albicans.

In generale si consiglia di modificare le proprie abitudini con gradualità e di impiegare qualche settimana per passare da una dieta a prevalente apporto in grassi saturi e in zuccheri semplici a una ricca di alimenti vegetali non amidacei.

Alimenti sì

Qui di seguito viene riportata una lista degli alimenti che è consigliabile mangiare in chi soffre di candidosi:

  • frutta a basso contenuto in zuccheri: limone, mirtilli, ribes;
  • vegetali non amidacei: asparagi, cavoletti di Bruxelles, broccoli, sedano, cipolla, spinaci, zucchine, pomodori;
  • cereali privi di glutine: riso, miglio, amaranto, quinoa;
  • proteine di elevato valore biologico: pollo, uova, salmone, tacchino;
  • grassi di derivazione vegetale: avocado, olive, olio extravergine di oliva, olio di sesamo, olio di lino;
  • tra i latticini: burro ghee, kefir o yoghurt;
  • frutta oleosa: noci, nocciole, mandorle, cocco o semi di lino;
  • spezie: aglio, zenzero, origano, rosmarino, paprica, timo;
  • aceto di mele tra i condimenti;
  • dolcificanti quali stevia, eritritolo, xilitolo;
  • bevande non contenenti caffeina: tè verde, caffè di cicoria, latte di mandorla, latte di cocco.

Alimenti no

É consigliabile invece limitare il consumo dei seguenti alimenti:

  • frutta ad elevato contenuto di zuccheri: banana, datteri, uva sultanina, uva fresca e mango;
  • cereali contenenti glutine: frumento, orzo, avena, kamut, segale;
  • salumi e pesce di allevamento;
  • alcuni condimenti ottenuti a seguito di processi di raffinazione: olio di canola, olio di soia, olio di girasole e margarina;
  • salse come il ketchup e la maionese;
  • dolcificanti ed edulcoranti: aspartame, agave, zucchero di canna, sciroppo di glucosio fruttosio ottenuto tramite passaggi industriali dal mais;
  • arachidi, anacardi, noci di pecan e pistacchi;
  • bevande contenenti caffeina e dolcificanti;
  • additivi alimentari quali i nitrati e i solfati.