E’ possibile amare gli altri senza amare se stessi?

La convinzione che si può amare qualcun altro senza amare se stessi, ci fa vivere nella dipendenza e nel compromesso

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Massimo Vidmar

Psicologo, Psicoterapeuta

Uno dei primi messaggi che ci è stato dato fin da bambini, è che bisogna dare il nostro amore, le nostre attenzioni agli altri; fare per gli altri, donare agli altri. L’insegnamento dell’altruismo versus l’egoismo.

Questa nobile propensione d’animo è di base corretta. Ma, secondo me, anche molto fraintesa. Questo assioma generale delle relazioni umane, se preso alla lettera, rischia di farci dimenticare la premessa più importante:
“Se non amo me stesso, difficilmente riuscirò ad amare gli altri”.

Come posso dare agli altri qualcosa che non posseggo?
Nei miei corsi per far comprendere ai partecipanti la risposta a questa domanda, uso spesso una metafora: “immagina che tu sia un bicchiere e l’acqua dentro al bicchiere sia l’amore, il nutrimento. Nella visione tradizionale quello che va fatto è amare prima di tutto  gli altri, e quindi l’amore (l’acqua) che è dentro di te (il bicchiere), uscirà fuori per andare a nutrire gli altri. Più dai amore agli altri più il bicchiere si vuoterà, e spendendoti tanto per gli altri, arriverai fino all’esaurimento (alla fine il tuo bicchiere sarà vuoto). Nella prospettiva dell’ama te stesso, quello che ognuno può fare è dare nutrimento a se stesso, al proprio vero Sé. E allora questo bicchiere si riempirà. Più amiamo noi stessi, più diamo nutrimento ai nostri bisogni, seguiamo i nostri interessi, più il bicchiere si riempirà, e riempirà, e riempirà, fino a traboccare, e portare così l’amore (che abbiamo sviluppato nei nostri confronti) all’esterno”.

Più rispettiamo e amiamo noi stessi, più l’amore, senza particolare sforzo, in modo fluido e naturale, sarà a disposizione degli altri. E’ un cambiamento di prospettiva che non sempre viene compreso. Ma se non nutro questo profondo sentimento di rispetto per me, continuando a sentire il bisogno di “dover dare amore agli altri“, da un lato non avrò tempo e spazio per amarmi, dall’altro mi aspetterò che gli altri facciano lo stesso per me, ponendo le basi per un amore condizionato, un “amore come merce di scambio”.

La mercificazione dell’amore
Io amo te, ma senza accorgermene, inconsapevolmente, voglio da te qualcosa in cambio: anche tu devi amare me, altrimenti io mi sentirò svuotato (immagine del bicchiere d’acqua). Infatti accade spesso che quando una relazione finisce, quando una persona si allontana da noi, sentiamo il vuoto, perché fino a quel momento invece di pensare a nutrire e amare noi stessi, abbiamo impegnato tutto il nostro amore al di fuori di noi. La mancanza – che è normale che ci sia, ma transitoria e non disgregante – ci annienta.
Tale visione dell’amore non è conveniente, perché da un lato crea dipendenza (se tu non ci sei, io sto male), dall’altro è una sorta di contrattazione commerciale (io ti do il mio amore, quindi tu dammi il tuo).
Non si può certo dire che è amore incondizionato.

Come si costruisce l’amore condizionato
Ognuno di noi è un essere unico con le sue peculiarità, genuinità, autenticità. Possiede fin dalla nascita attitudini e talenti da offrire al mondo. Un bambino piccolo, anche se non lo sa spiegare, ha ben chiaro che prima di tutto dovrà dare sostegno a sé per potersi espandere e soddisfare i suoi bisogni fondamentali. Per questo necessita delle cure e dell’amore dei suoi genitori. Ma quando i suoi desideri non vengono accolti da loro, egli dovrà assecondarli, imparando così a soddisfare i desideri dei genitori per ricevere amore e attenzioni.

E, successivamente, metterà in atto questo meccanismo, con gli amici, gli insegnanti, al lavoro, etc. Inevitabilmente (ognuno a suo modo, con intensità diverse) tutti assorbiamo questo sistema di relazione e sviluppiamo la credenza che, se amo gli altri, loro ameranno me. Credenza che, mentre per un bambino è sopravvivenza, quando diventiamo adulti e sviluppiamo autonomia, non è assolutamente una necessità e, soprattutto, non corrisponde alla realtà. Da adulti, non abbiamo più bisogno degli altri; avremo invece il piacere di stare con gli altri, nella libertà di scelta, e sentiremo anche la voglia di starcene per conto nostro, in intimità con noi stessi.

Ma questo residuo, questa mancanza che si è originata quando eravamo bambini, è rimasta iscritta, senza che ce ne accorgiamo, profondamente in noi e sostiene la convinzione che non possiamo vivere senza gli altri, e quella che gli altri non possano vivere senza il nostro amore. Questo condizionamento può essere così radicato in noi da erodere la nostra autostima, sviluppare insicurezze, così da avere sempre bisogno della conferma, del sostegno, dell’approvazione degli altri.

E’ tuttavia possibile liberarci da tutto ciò

Come si fa ad amare se stessi
Nella mia esperienza professionale, spesso mi è capitato che “re-imparare” ad amare se stessi fosse il focus principale del lavoro con il cliente. La riconquista dell’amore per se stessi, della sicurezza e il rispetto per noi, non è infatti un obiettivo sempre così facile da attuare, soprattutto se il condizionamento subito nell’infanzia è molto strutturato. E’ quindi alle volte necessaria la giusta guida di un professionista esperto. Tuttavia, dato il taglio divulgativo dei miei interventi qui, voglio proporre alle lettrici degli stimoli per poter volersi bene:

  • Accettazione: non abbiamo bisogno di cambiare per ricevere l’amore degli altri, solo se gli altri ci accetteranno così come siamo il loro amore sarà incondizionato. Ancora più importante, e tante volte difficile, è che noi stessi ci accettiamo. Tuttavia questo è un passaggio fondamentale per darci amore. Prova a dirti “Io mi piaccio così come sono, ogni giorno di più. Mi piaccio e ho fiducia in me. Io mi amo. Posso credere in me“, e vedi come ci si sente a farlo. E poi, se c’è qualcosa che non ci piace di noi, la possiamo cambiare, ma passando prima per l’accettazione di quello che siamo ora.
  • Gratitudine: per sperimentare veramente l’amore che abbiamo per noi, è importante non andare nella mancanza, nella brama, nella ricerca di quello che ci manca dimenticando quello che abbiamo già. Quindi “Apprezza quello che già hai. Ringrazia per tutto che ciò hai. L’acqua per lavarti, l’elettricità che ti illumina, le gambe che ti fanno muovere, ringrazia per le persone che hai attorno”. E vedi come ti senti a farlo!
  • Integrare corpo, mente, emozioni: il benessere e la consapevolezza di Sé viene dall’integrazione della consapevolezza corporea, quella del proprio stato emotivo e la consapevolezza mentale (razionale ed intuitiva). Lo sviluppo armonico di queste 3 dimensioni aumenta il nostro senso di identità, ci avvicina allo spazio del cuore, accresce l’amore per noi stessi. Esistono numerose tecniche che facilitano questa integrazione: per es. tecniche di Rilassamento, Mindfulness, Meditazione, etc.