Coppie bianche e sesso non penetrativo: capiamo meglio scelte e ragioni

Le coppie bianche vivono una sessualità senza penetrazione, a volte comunque soddisfacente e piacevole, ma non sempre in modo cosciente e volontario. Quando è un problema e come affrontarlo?

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Alfonsa Sabatino

Lifestyle e Sex editor

Da anni ricopre la professione di giornalista pubblicista e ufficio stampa, come freelancer. Di recente, sta esplorando il mondo dei podcast, per dare nuova forma ai suoi approfondimenti. Per DiLei si occupa di sessualità, benessere e lifestyle.

Bianco è il colore della purezza, candido, fermo: un non colore. Le coppie vengono definite bianche quando sono pure, appunto. Ma in che senso? Ogni persona vive la relazione a proprio modo: c’è chi mette il contatto, le coccole e la sessualità al primo posto; c’è chi invece darebbe priorità alle affinità intellettuali, alla progettazione condivisa, al dialogo; chi non può prescindere da un sesso appagante e chi invece ne fa naturalmente a meno, o aspetta il momento giusto. Ciascuna coppia vive infatti la sessualità in modo unico e speciale, ma è importante che ci sia condivisione e accordo. Abbiamo chiesto a Azzurra Carrozzo, sessuologa di Lecce, di spiegarci meglio le coppie bianche, cosa significa e quali sono le abitudini e ragioni di questa scelta.

Coppie bianche, cosa significa

“Le coppie bianche, o coppie che vivono un matrimonio bianco, sono coppie chiamate così in riferimento alla purezza del colore bianco, legata al valore della verginità. Le coppie bianche sono quindi coppie che non hanno “consumato” il legame, cioè che non hanno mai avuto un rapporto sessuale di tipo penetrativo. Questo non significa che non vivano una sessualità di altri tipi, considerando che il rapporto sessuale può essere anche non penetrativo”. Di fatto una sessualità non tradizionale ma comunque presente “le rende diverse dalle coppie che vivono unioni senza sesso, in cui – per scelta di uno o di entrambi – la sessualità non fa parte della vita di coppia”. Insomma, nonostante la non penetrazione, il rapporto e la sessualità delle coppie bianche può essere comunque soddisfacente e fantasiosa.

Possibili cause

Ma cosa porta le coppie a evitare la penetrazione in modo così assoluto? “La difficoltà ad avere un rapporto penetrativo può avere molteplici cause – continua la sessuologa -, dai problemi sessuali femminili (come la fobia o il dolore alla penetrazione), alle disfunzioni sessuali maschili (come la disfunzione erettile che non consente la penetrazione o come l’eiaculazione precoce ante portam, che avviene cioè prima dell’introduzione del pene in vagina)”. La presenza di queste difficoltà e patologie porta ad un circolo vizioso disfunzionale, ma non sempre la causa è di origine fisica o fisiologica.

Blocchi psicologici e non educazione

Oltre a ragioni organiche, da affrontare sul piano fisico, “questi sintomi sessuali spesso sono dovuti a motivi psicologici, a volte supportati anche dal contesto culturale di riferimento, come dall’educazione sessuale non ricevuta; dall’educazione religiosa; dalle cattive pratiche che portano a esperienze sgradevoli dei primi tentativi di approccio sessuale; dall’atteggiamento negativo verso i propri genitali; da problemi di dispercezione corporea e dai tabù sessuali”. In tutti questi casi ci crea un blocco che porta a vivere la sessualità e la penetrazione in modo non sereno, tanto da evitarla completamente.

Il sesso non penetrativo

C’è invece chi il sesso non penetrativo lo sceglie con gusto. Chiamato Outercourse, il sesso senza penetrazione ha anche dei pro poiché vede la riscoperta delle coccole, dei corpi, dei giochi, togliendo l’attenzione dai genitali. Apprezzatissimo tra i giovanissimi, ma anche nelle coppie stabili e di lunga data, questa forma non tradizionale di sessualità è adatta a chi deve porre rimedio a difficoltà sessuali, ma anche a chi cerca di sperimentare in modo diverso la sessualità, arrivando alla penetrazione magari dopo tempo e senza fretta.

Quando è un problema

Una situazione è problematica nel momento in cui la coppia o uno dei due la percepisce come problematica e non in senso assoluto. Se la coppia bianca decide in modo cosciente, consapevole e consenziente di evitare la penetrazione a favore di altre pratiche comunque soddisfacenti per entrambi, beh, il problema non esiste. La questione invece è da affrontare se c’è qualche ragione esterna e non voluta che rende la coppia bianca a tutti i costi, che sia una causa di tipo organico o psicologico. In questo caso c’è una rinuncia, che va riconosciuta e affrontata.

Affrontare il problema

Troppo spesso le coppie bianche si rivolgono allo specialista solo nel momento in cui desiderano avere un figlio, per cui risulta evidente la mancanza di penetrazione e eiaculazione interna. “In realtà sarebbe molto importante riconoscere che c’è un problema fin da subito, sapendo che non si è gli unici a viverlo e che è risolvibile, a volte anche molto velocemente. Nel momento in cui una coppia sente e riconosce di avere un problema mobilita moltissime risorse per poterlo risolvere. Altre volte invece si innescano dei circoli viziosi che rinforzano il problema stesso ignorandone le cause. Rivolgersi a uno specialista può essere un ottimo primo passo per una risoluzione anche rapida”. Quale professionista scegliere? “Ginecologo, sessuologo o andrologo sono professionisti che ci si aspetta lavorino in un’ottica multifattoriale, che si occuperanno di capire la causa o le cause del problema lavorando insieme con le strategie idonee”, afferma Azzurra Carrozzo.

Educazione e non prevenzione

“Come per qualsiasi tematica inerente la salute sessuale, la prevenzione si fa attraverso l’informazione e l’educazione sessuale. L’educazione ci permette di mettere in discussione le proprie credenze sulla sessualità, potendo quindi agire sia sulle cause psicologiche che culturali. Allo stesso modo l’informazione corretta consente di riconoscere un funzionamento che può diventare problematico, a partire dal presupposto che non si è né “unici” né “strani”. La buona comunicazione tra i partner poi è imprescindibile per identificare precocemente il disagio”.