Depressione post partum: cos’è e come affrontarla

La depressione post partum colpisce il 20% delle mamme. Riconoscerne i sintomi e sapere come affrontarla è determinante per la salute. Ecco cosa dice la specialista.

Foto di Giorgia Marini

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Le gravidanze ed i parti non sono tutti uguali, non possono essere paragonati fra loro. Lo stesso vale per come si vive la maternità. Così accade che su tante donne in grado di raccontare solo esperienze positive, altre, il 15-20% delle mamme vivono uno stato di depressione post partum. Sapere quali sono i sintomi e come affrontare questo periodo durissimo, aiuta le mamme che si trovano in difficoltà ad uscirne fuori, evitando che si cronicizzi tale disturbo.

Vanno dette due cose, prima di avvalerci delle parole di un’esperta sul campo: noi donne siamo più esposte alla depressione; le mamme possono essere colpite da diversi tipi di disturbi dopo il parto, oltre alla depressione, ed in ogni caso chiedere aiuto è fondamentale.

C’è chi ha sempre desiderato diventare mamma e ci è riuscita subito; chi si è trovata costretta a fare i conti con un test positivo, senza averne gli strumenti emotivi ed economici; chi per rimanere incinta ha dovuto rivolgersi ad uno specialista. Solo per fare degli esempi sui fattori che possono influenzare l’esperienza della gravidanza prima e della maternità poi.

Ma, soprattutto, la maternità vera, quella della quotidianità, è molto diversa dall’immaginario collettivo. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, diversa dalla narrazione alla quale si è più abituate.

La gravidanza, prima di tutto, comporta ed apporta dei cambiamenti radicali nelle donne, e, lo stesso corpo, così segnato dall’evento meraviglioso, può diventare una causa di disagio. Le enormi fatiche, spesso in solitudine, che sottendono i primi mesi, colpiscono la psiche, senza che ce ne si renda conto.

Depressione post partum: qualche numero

Spesso sentiamo parlare di depressione post partum, ed è importante sapere di cosa si tratti, quali siano i sintomi e come affrontarla, per uscirne il prima possibile. Perché se ne può uscire, è importante sottolinearlo, chiedendo aiuto ad uno specialista.

Secondo la dottoressa Claudia Maspero, psicologa esperta perinatale, psicoterapeuta psicoanalitica dell’età evolutiva, “la gravidanza è un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti, non solo fisici ma anche psicologici. Molto importante, in questo periodo, è dare ascolto a ciò che si prova, perché ansia, tristezza, paura possono facilmente trasformarsi in veri e propri sintomi di depressione. La depressione in gravidanza non è necessariamente premonitrice di una depressione post partum, ma ne aumenta il rischio fino al 50%.

Secondo le stime dell’OMS, circa il 10-13% delle donne manifesta un disturbo mentale durante la gravidanza o il post partum, in prevalenza un disturbo dell’umore o disturbo d’ansia. Questa percentuale è ancora più alta nei Paesi sviluppati, raggiungendo il 15,6% durante la gravidanza e il 19,8% nel post partum. I disturbi dell’umore dopo il parto sono così distribuiti: 50-70% maternity blues, 15-20% depressione post partum, 0,1% psicosi puerperale”.

Depressione post partum

Differenza tra depressione e maternity blues

Il maternity blues, noto anche come baby blues non è sinonimo di depressione post partum. Se ne fa molta confusione, per questo merita di essere spiegata la differenza fra i due disturbi. Secondo la Maspero “il maternity blues o tristezza post partum è una sindrome transitoria che compare solitamente nei primi giorni dopo il parto, risolvendosi spontaneamente entro una settimana. Si manifesta con labilità emotiva (piangere facilmente), deflessione dell’umore (sentirsi giù di morale o inadeguati nel nuovo ruolo di mamma), ansia, irritabilità.

La depressione post partum, invece, esordisce generalmente dopo 3-4 settimane dal parto e la sintomatologia si manifesta verso il 4°-5° mese di vita del bambino, ma si può presentare fino a 12 mesi dopo il parto. Perché la depressione sia conclamata, la donna deve presentare, per almeno due settimane, umore depresso e mancanza di piacere ed interesse nelle abituali attività”.

Cause e sintomi della depressione post partum

Per parlare di depressione bisogna avere mancanza di interesse ed umore depresso, ma ci sono anche altri sintomi da tenere d’occhio, per diagnosticarla, come ci ricorda la dottoressa, e che siano presenti ogni giorno o quasi:

  • disturbo del sonno e/o dell’appetito;
  • iperattività motoria o letargia:
  • facile affaticabilità o mancanza di energia;
  • bassa autostima, senso di colpa, sentimenti di inadeguatezza;
  • ridotta capacità di concentrarsi;
  • pensieri ricorrenti di morte.

“Le cause della depressione post partum sono molteplici e coinvolgono diversi fattori:

  • Biologici: alterazioni del sistema serotoninergico o noradrenergico;
  • Fisici: stanchezza, alterazione del sonno; complicanze perinatali della madre o del bambino; storie di abuso o maltrattamento;
  • Psicologici: più a rischio è una personalità caratterizzata da bassa autostima o tendente al perfezionismo; chi ha vissuto esperienze luttuose, precedenti interruzioni di gravidanza; precedenti episodi depressivi; gravidanza non desiderata o non programmata;
  • Psicosociali: eventi di vita stressanti o negativi avvenuti durante la gravidanza; essere primipare, di giovane età; difficoltà nel rapporto di coppia; la scarsità o l’inadeguatezza di aiuto e sostegno”.

Conseguenze di una depressione non curata

Con la depressione non si scherza, per questo, è necessario sensibilizzare molto di più di quanto non si faccia. È bene essere presenti nella vita di una donna che ha appena partorito, non sottovalutare sintomi di eventuali disturbi o disagi ed evitare che si possa isolare. Nei periodi dopo il parto, non è raro che le mamme si sentano sopraffatte dalle tante cose da fare. Può capitare anche di cadere in uno stato di ansia per ciò che rimane incompiuto.

“Una depressione post partum non curata tende a cronicizzarsi, diminuendo nella madre la capacità di sintonizzarsi con i bisogni del piccolo e interferendo con il prendersi cura di lui in modo adeguato, divenendo così ostacolo per l’instaurarsi di una buona relazione mamma-bambino”.

Come affrontarla

La depressione non può essere affrontata da sole, senza aiuto. Ribadirlo più e più volte è fondamentale, per poterne uscire il prima possibile, e riprendersi la propria vita.

“Se i sintomi persistono ben oltre le due settimane, se si ha la sensazione di poter far del male a sé stesse o al bambino, se i sintomi di ansia e paura si manifestano con grande frequenza nell’arco della giornata, è importante rivolgersi a uno specialista. Sarà lo specialista a indicare la terapia più indicata: a volte è sufficiente un supporto psicologico, in altri casi potrebbe essere necessaria l’assunzione di farmaci, correttamente prescritti da uno psichiatra”.

Depressione, malattia antica

Ci si potrebbe domandare se la depressione che può colpire una mamma, dopo il parto, sia conseguente della rivoluzione del ruolo della donna-mamma, avvenuta negli ultimi anni o se essa sia un male antico, di cui non si parlava fino a poco tempo fa.

“La DPP non è nuova ma, come la maggior parte delle malattie mentali, è ancora avvolta da stigmi e pregiudizi. Nel perinatale, in particolare, sembra ancora poco pensabile che, all’arrivo di un figlio, si possano associare sentimenti di tristezza, ansia, depressione o inadeguatezza. Per questo è importante preparare i futuri genitori alla complessità del divenire mamma e papà: è un processo che coinvolge la coppia, un’esperienza complessa, unica ed imprevedibile. Infine, va detto che anche il 10% dei padri sperimenta una depressione post partum”.

Salvarsi da sole da questo male non è fattibile, fare le eroine, pensare che a noi non potrebbe mai capitare, non è la strada giusta. Come ci ricorda la Maspero bisogna  parlarne sempre il più possibile, anche per capire come aiutare chi soffre di depressione. Non bisogna mai chiudersi in sé stesse o chiudere gli occhi di fronte ad una situazione di sospetta depressione.