Virna Lisi, l’attrice troppo bella per essere vera che disse no a Hollywood

Non aveva paura di nulla: di non lavorare, di invecchiare e in ultimo, nemmeno di morire

Con quella bocca può dire quello che vuole” si diceva di lei nella celebre pubblicità di un dentifricio ai tempi del Carosello. E con quella bocca Virna Lisi, nata Virna Pieralisi ad Ancona nel 1936, disse tantissimi no. Disse no a Hollywood che ne voleva fare l’erede di Marilyn Monroe, bambolona sexy bionda e svampita (“Le mie battute erano così stupide, ma così stupide che ancora non mi spiego il successo di Come uccidere vostra moglie”). A Frank Sinatra, che si innamorò di lei quando era già sposata. Al ruolo di protagonista in Barbarella, andato poi a Jane Fonda (“Non avevo voglia di mettermi le ali d’argento, la tutina e la parrucca”). Al ruolo di Bond Girl accanto Sean Connery in 007, Dalla Russia con Amore . A una vita che l’avrebbe tenuta lontana dall’amato marito Franco Pesci e dal  figlio Corrado.  A quei ritmi di lavoro troppo stressanti per colpa dei quali ne aveva persi altri due, di figli.

Spogliarsi troppo non serve mai: la vera ricchezza è possedere le cose e non mostrarle. (Virna Lisi)

L’attrice italiana “troppo bella per essere vera“, come si leggeva in un numero di Life che le dedicò la copertina, l’unica che abbia mai avuto una diva italiana, alternò sempre lavoro e momenti di stacco per dedicarsi alla famiglia. Salvo poi tornare al cinema per desiderio e insistenza di chi le stava vicino e capiva che con quel viso e quella bravura sarebbe stato uno spreco fare a meno di lei. Fu il marito a insistere che tornasse a lavorare dopo il matrimonio, i produttori che la vollero fortemente a Hollywood e che continuarono a farla lavorare in produzioni americane, ma in Europa, dopo che dagli Usa fece armi e bagagli per tornare in Italia e rescisse un contratto milionario con la Paramount pagando una salata penale. Perché Virna, in realtà, mise sempre gli affetti privati al primo posto, davanti al lavoro, e se continuò a lavorare fu proprio grazie alla sua immensa bravura e bellezza.

Non aveva paura di niente,Virna. Di diventare brutta (“Ho cercato di imbruttirmi tutta la vita perché della bellezza non me ne è mai fregato niente. Che meriti hai per il tuo aspetto?”), di invecchiare , di non lavorare, perché comunque la sua vita al di fuori dei riflettori era piena e gratificante. Di dire sempre quel che pensava: “Lo so che mi odieranno, ma non me ne frega niente. Mi sento libera. Il peggio che mi può capitare è che qualcuno non mi parli più. Non mi pare grave e forse è persino un contrappasso meritato”.

In ultimo, non ebbe paura nemmeno di morire. Quando scoprì di avere un cancro ai polmoni, un anno dopo aver perso il marito,  disse all’amato figlio Corrado: “Stai sereno, perché se non ce la faccio e vado di là sto con papà, altrimenti rimango con voi, ed entrambe sono opzioni che mi piacciono”».

Dagli anni ’80 e ancor più nei  ’90 e 2000 Virna divenne la signora delle fiction, dopo aver lavorato coi registi più importanti, da Pietro Germi, “Forse il più grande regista italiano: un solitario, un eretico, un genio”, che nel 1966 le regala un grandissimo successo con Signore & Signori. Poi Steno, Monicelli, Lattuada, Samperi, Amelio. E con attori del calibro di Jack Lemmon (”Adorabile”), Tony Curtis (“Circondato sempre dalle sue lacche”), Frank Sinatra, Anthony Quinn, William Holden, David Niven, Yul Brinner e Richard Burton.

Tra gli  italiani, ha recitato con Totò (“Un confusionario terribile”), Tognazzi (“Davvero simpatico”) e il suo preferito, Mastroianni: “Amavo la sua semplicità. Marcello era il mio preferito. Si metteva lì, recitava, aspettava le gamella con le polpette della madre e poi nelle pause pomeridiane dormiva felice”.

Nella sua lunga carriera ha ricevuto sei Nastri d’argento, un premio per la migliore interpretazione femminile a Cannes, quattro David di Donatello, di cui due alla carriera. Era Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.Tra le sua passioni, oltre alla famiglia e al cinema, c’erano i fiori, il mare, la cioccolata, “Se fosse un peccato, sarei dannata”.

Nell’aprile del 2014 era  tornata a recitare sul set di Cristina Comencini, regista che la amava molto e che l’aveva già diretta in Và dove ti porta il cuore, nel 1996 e Il più bel giorno della mia vita, nel 2002.  Il film, Latin Lover, era stato finito di girare in estate. Virna è morta nel sonno, il 18 dicembre 2014, a Roma, poco più di un anno dalla scomparsa del marito Franco Pesci. Un lungo grande amore durato 53 anni. «Tra Virna e Franco è stato un amore veramente straordinario, soprattutto in questo mondo del cinema, che è un mondo pericoloso, in cui bisogna stare sempre attenti a tutto», ha detto di loro il famoso addetto stampa Enrico Lucherini.