Neonati sempre in braccio: è una buona idea? Tutti i pro e i contro      

Mamme ad alto o a basso contatto. Ne hai mai sentito parlare? Tutto quello che devi sapere, quando prendi in braccio tuo figlio

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Tra gli argomenti più discussi tra i neogenitori, c’è quello che riguarda i pro ed i contro del tenere i neonati in braccio e se questo comportamento possa causare il rischio di viziarlo. Se dopo qualche anno, questo argomento, come quello dell’allattamento, ad esempio, ci fanno sorridere, è comprensibile che per chi è alla prima esperienza, il peso di questi temi sia diverso.

Ci sono neonati che vogliono stare sempre in braccio, e che piangono fino a quando non arrivino le coccole della mamma, mentre ci sono altri che non vanno per queste finezze, e che si tranquillizzano in braccio a chiunque. In entrambi i casi, i genitori si domandano se sia giusto o meno tenerli in braccio, ogni qualvolta manifestino tale desiderio.

In questo articolo faremo un po’ di chiarezza sul perché i neonati vogliono stare sempre in braccio, quali sono i pro ed in contro di assecondare questa loro richiesta e se esiste il rischio di viziarli.

Perché i neonati vogliono stare sempre in braccio

È necessario fare almeno due premesse prima di addentrarci sul perché i neonati vogliono stare sempre in braccio. La prima riguarda quel “sempre”.

È inequivocabile quanto per le mamme ed i papà che hanno in casa il primo bebè, il tempo con il figlio/a appaia sempre alternato. Ci sono mamme / papà che riferiscono di cullare il neonato per ore, senza riuscire a calmarlo. Quello che alcune ostetriche suggeriscono è di fare, in tali casi è di verificare l’ora in cui lo prendiamo in braccio per accertarsi di quanto tempo effettivo trascorra. Fatta la prova, molti/e saranno sorpresi della differenza tra la durata percepita e quella reale.

I grandi cambiamenti che hanno rivoluzionato la nostra vita, la profonda stanchezza fisica ed anche un po’ di scoramento legittimo, quando non riusciamo a rispettare la tabella di marcia che ci eravamo prefissate, giocano brutti scherzi. Fra i quali anche la percezione del tempo di fronte alle tante richieste di nostro figlio.

Sempre raccomandabile per noi mamme, anche alla luce di questo, se sentiamo di non star bene, è chiedere aiuto. Non sono poche le donne che si vedono colpite da depressione post parto o babyblues.

La seconda premessa, invece, riguarda la consapevolezza di chi vuole davvero essere preso in braccio e chi vuole prendere in braccio. Al di là dell’innegabile necessità di cullare il proprio neonato fra le braccia, ci sono genitori, nonni e zii, come anche amici di famiglia che sono quasi un appendice della nostra parentela,  che sgomitano per tenere in braccio il neonato. La tenerezza che ci trasmette un bambino/a piccolo è innegabile e si comprende che molti e molte vorrebbero tenerlo in braccio. Ma capita che lo si svegli pur di cullarlo, che lo si prenda dal passeggino, per passarlo di mano in mano, che si interrompano le prime pappe, perché tutti lo vogliono vedere da sveglio, e così via. Ecco che in casi come questi, sappiamo di essere noi a dover dire no ad un comportamento che risponde solo alle esigenze degli adulti e che non tiene conto di quelle del neonato.

Ora arriviamo al perché i neonati vogliono stare in braccio. La letteratura scientifica rileva che il contatto fisico faccia parte della nostra specie, in quanto animali sociali, e che dunque il contatto fisico come quello visivo, siano importanti per  un sano sviluppo.

Pensiamo come ci raccomandano, ad esempio, di guardare negli occhi il neonato, anche quando gli offriamo il biberon con il latte artificiale, al posto di allattarlo.

Pensiamo anche al gesto che viene fatto non appena il bambino/a è stato espulso: egli viene dato in braccio alla mamma, affinché ritrovi quel calore e quella tranquillità che aveva nella sua vita uterina. L’abbraccio della mamma è il nuovo nido per il neonato che improvvisamente si trova in un ambiente rumoroso, freddo, ed eccessivamente luminoso.

Il battito cardiaco del bambino, la respirazione e la sua temperatura corporea si regolano su quella della mamma, quando entrano in contatto con lei. Il neonato prima ed il bambino poi, quando vengono abbracciati, sentono le nostre stesse sensazioni: avvertiranno calma, serenità, riducendo eventuali forme di stress, paura, grazie alla riduzione del cortisolo da cui dipende lo stress.

Alto e basso contatto: cosa vuol dire

Non appena divenute mamme, sentiamo parlare di società ad alto o a basso contatto. Ma cosa vuol dire? Le società a basso contatto, sono quelle in cui non viene supportata la mamma a tenere il neonato in braccio o in fascia, ma piuttosto ella viene sollecitata a metterlo in culle, passeggini o sdraiette e a non prenderlo in braccio a richiesta. La nostra società, certamente per aiutare le donne a riprendere la propria vita professionale, ma anche quella sociale, in parte può definirsi a basso contatto. Certamente è comprensibile come certi strumenti ci aiutino a ritornare, in parte, alla vita di prima, ma è anche vero che potremmo farlo con un aiuto esterno, come ad esempio una doula, come anche con un supporto più presente ed attivo da parte del partner.

I bambini delle società ad alto contatto, secondo le ricerche, soffrono meno di coliche, sono meno aggressivi e piangono meno. Costoro sono spesso portati nelle fasce, che vengono usate come mezzo di trasporto sostitutivo del passeggino. Le fasce  porta bebè aiutano gli adulti a gestire meglio le proprie faccende, ad evitare dolori di schiena, ed i bambini, cullati dentro, sono certamente più tranquilli e dormono meglio.

Neonati in braccio
Fonte: iStock
Pro e contro del tenere i bambini in braccio

Benefici del tenere i neonati in braccio

Prima abbiamo parlato delle coliche, e potremmo cominciare da questo aspetto per elencare i benefici del tenere in braccio i bambini. Sappiamo che, nei primi mesi di vita, moltissimi neonati soffrono di colichette. Il miglior rimedio per alleviare questi fastidi sembrerebbe proprio cullarlo, in braccio, con il corpicino del piccolo a pancia in giù.

Tenere in braccio il neonato, o anche nelle fasce, aiuta il piccolo a sentirsi protetto, ricordiamoci che per molto tempo egli non avrà percezione di essere un soggetto indipendente rispetto alla propria madre. Affrontare il mondo esterno, anche a livello visivo, attaccato alla mamma, gli offrirà protezione, rassicurazione e fiducia.

Fino a quando sarà possibile prenderlo fra le braccia, accoglierlo nella sua richiesta, lo aiuterà anche sotto l’aspetto dell’autostima. Sappiamo che se egli esprime un bisogno (con il pianto ) e noi lo accogliamo, il bambino crescerà con la certezza che le sue richieste non sono ignorate. Viceversa,  far piangere un bambino fino a quando non si arrenda, al fine di insegnargli ad essere indipendente, non è visto di buon occhio da quasi l’unanimità degli esperti di settore. Il risultato che si rischia è che si radichi in lui l’idea che nessuno gli presti attenzione anche quando abbia necessità.

La fiducia che i bambini devono costruirsi, quella verso se stessi e quella verso il mondo esterno, si forma proprio sul soddisfacimento dei bisogni comunicati con gli strumenti che si possono mettere in campo. In prima fase sarà sempre il pianto.

Neonati in braccio
Fonte: iStock
Pro e contro del tenere i bambini in braccio

Tenere in braccio i figli: contro

Esiste davvero un lato opposto della medaglia? La risposta è dipende. Se parliamo di bambini “grandicelli” che vengono presi in braccio ogni qualvolta non vogliano camminare, quando fanno qualche capriccio, o anticipandone la richiesta, si potrebbe parlare di “contro”.

Nel senso che se un bambino esprime un disagio o una necessità che noi non ascoltiamo, e lo prendiamo in braccio per non farlo insistere,  il risultato sarà quello di calmarlo all’inizio, senza accoglierlo davvero. Quindi, il problema, non è tenerlo in braccio in sé, ma il non ascoltarlo nei suoi bisogni.

Ma dal punto di vista del “vizio”, cioè il temere che tenendolo in braccio si alimenti un vizio, non ci sono evidenze scientifiche che lo dimostrino. Per cui non possiamo annoverare il vizio, tra i contro del tenere i braccio un neonato.

Tenere in braccio un bambino però sappiamo che, a volte, non corrisponda a ciò che vogliamo davvero. Siamo stanche, assonnate, nervose e capita, soprattutto all’inizio, di non avere la forza fisica e psicologa di cullarlo. In questi casi, non è una buona idea tenerlo in braccio per forza. Facciamolo fare al papà, ad esempio, o a chi è accanto a noi durante le prime fasi.

I benefici di abbracciare nostro figlio sono radicati in uno stato d’animo positivo ed accogliente. Se non ce la facciamo, non dobbiamo sentirci in colpa ma solo delegare. Del resto, nostro figlio/a ha bisogno di noi quanto del nostro partner.