Disturbi alimentari in gravidanza: quali sono i più comuni

Durante la gravidanza i disturbi del comportamento alimentare possono essere molto pericolosi sia per la mamma che per il feto in via di sviluppo, con esiti avversi anche gravi

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Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

Circa una donna su venti in gravidanza è a rischio di disturbi del comportamento alimentare (DCA) che sono pericolosi per la salute della madre e del nascituro. Perciò, screening precoci sono necessari al fine di intervenire subito per evitare comportamenti alimentari che potrebbero avere gravi conseguenze.

La gravidanza: una fase dinamica di trasformazioni e adattamenti

La donna in dolce attesa vive profondi cambiamenti non solo fisici ma anche emotivi e psicologici. L’organismo materno ha bisogno di adattarsi a questa trasformazione. In particolare, si assiste a cambiamenti per quanto riguarda la composizione corporea, il sistema nervoso e le abitudini alimentari. L’insieme di questi cambiamenti, a cui si sommano le preoccupazioni per il mantenimento di un peso adeguato, possono modulare un rischio individuale per disturbi psicologici, in particolare per i disturbi del comportamento alimentare.

Per chi soffre o ha sofferto di DCA, il periodo della gravidanza e quello del post partum è una fase molto critica in cui la fisiologica trasformazione delle forme corporee può o peggiorare patologie alimentari in atto, o indurle nelle donne predisposte. È noto che il disagio psicologico materno è accompagnato da cambiamenti metabolici e funzionali e può influenzare lo sviluppo fetale. Queste variazioni includono cambiamenti a livello del sistema nervoso autonomo, disturbi dei ritmi circadiani e cambiamenti comportamentali che possono influenzare la dieta e lo stile di vita materno. Infatti, si verificano profonde trasformazioni non soltanto fisiche che sono causate principalmente dall’alto livello di alcuni ormoni dello stress materno come il cortisolo, l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) e l’adrenalina.

I disturbi del comportamento alimentare in gravidanza

È interessante constatare che l’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) nelle donne in età fertile è più alta rispetto alle altre fasce di età, e che è al tempo stesso un fenomeno in crescita costante. Questo incremento nei paesi industrializzati è stato associato alla preoccupazione per la forma del corpo, a sua favorita dalla pubblicizzazione attraverso i mezzi di informazione, i social in particolare, di una certa specifica tipologia di modello fisico.

Infatti, i DCA sono un problema di salute pubblica con un alto impatto sociale e probabilmente sono sottostimati. L’incidenza dei DCA tra le donne europee presenta notevoli variazioni in base all’età, all’area geografica e all’origine etnica. Esistono diversi tipi di DCA ed i più frequenti secondo i dati ufficiali sono:

  • Anoressia nervosa: <1-4%;
  • Bulimia nervosa: <1-2%;
  • Binge eating disorder o disturbo da alimentazione incontrollata: 1-4%;
  • I disturbi alimentari sottosoglia: 2-3%.

La questione dei disturbi del comportamento alimentare è molto complessa da analizzare perché esistono effetti a breve termine ed effetti a lungo termine con delle conseguenze sulla madre e sul bambino che non sono semplici da identificare e valutare. È interessante riportare come i disturbi del comportamento alimentare non rappresentino soltanto un rischio per il bambino a breve termine. Infatti, possono influenzare lo stato di salute futura del bambino e la probabilità di sviluppare un disturbo alimentare loro stessi. Inoltre, i dati di cui disponiamo indicano alcune differenze tra i vari tipi di DCA. In particolare, le donne con disturbo da alimentazione incontrollata, durante la gravidanza introducono molte calorie e grassi attraverso la dieta. Differentemente, le donne con anoressia nervosa o bulimia nervosa o entrambe, hanno un modello simile di assunzione di nutrienti ma usano gli integratori alimentari come le donne sane.

Se la gestione sul piano emotivo della gravidanza può non essere semplice anche quando questa è programmata, è facile immaginare quanto possa essere difficile da affrontare per una donna con una pregressa o attiva storia di DCA che rimane accidentalmente incinta. Le donne che soffrono di anoressia nervosa hanno una considerevole perdita di peso corporeo fino ad avere l’amenorrea, definita come assenza di mestruazioni per almeno tre cicli consecutivi. Spesso, le donne che vivono questa condizione non usano contraccettivi pensando, per errore, che la scomparsa delle mestruazioni significhi assenza della fase ovulatoria e quindi impossibilità di concepimento. Al contrario, possono rimanere incinte senza avere le mestruazioni. In questi casi, lo stato di gravidanza è spesso molto difficile da accettare per i cambiamenti del corpo che produce e per i quali non si è preparati.

Tuttavia, se è vero che la gravidanza potrebbe esacerbare un disturbo del comportamento alimentare preesistente, al contrario, la preoccupazione della madre per il nascituro potrebbe essere un’opportunità per migliorare le abitudini alimentari.

Quanto sono comuni i disturbi del comportamento alimentare in gravidanza?

Fino al 7,5% delle donne incinte soffre di un disturbo del comportamento alimentare che è una grave malattia psichiatrica, legata alla percezione distorta del proprio corpo e all’insoddisfazione, caratterizzata da cambiamenti comportamentali e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e/o la forma del corpo. Queste malattie sono croniche e debilitanti e sono associate ad un aumento significativo dei tassi di mortalità.

Durante la gravidanza il 21,7 % delle donne soffre di depressione. Questo dato è stato associato ad esiti avversi fetali, ostetrici e neonatali ed è un fattore di rischio per la depressione post partum. È stato osservato che Il 50% delle donne in gravidanza soffrono di insonnia e si ritiene che possa essere un fattore importante in grado di condizionare il quadro depressivo. In particolare, si assiste ad un peggioramento della qualità del sonno e ad una riduzione del numero delle ore effettive di sonno, con la tendenza ad un peggioramento nel corso del terzo trimestre.

Nel post partum, la maggior parte donne nutrono un sentimento di insoddisfazione per il peso e la forma del corpo indipendentemente dalla presenza o meno di un disturbo del comportamento alimentare. Nel primo mese dopo il parto, il 75% delle donne è preoccupato per il peso e per la ritenzione idrica ed entro il quarto mese dopo il parto, il 70% delle donne sta tentando di perdere peso. Durante questo periodo, le donne riferiscono di praticare spesso una crescente restrizione alimentare, come ad esempio scegliendo di evitare completamente alcuni cibi e/o aderendo ad alcune rigide regole alimentari.

Perché i disturbi alimentari in gravidanza sono pericolosi

Purtroppo, la conoscenza dei disturbi alimentari in gravidanza è ancora limitata e la comprensione dei meccanismi è tutt’altro che ben definita. Tuttavia, c’è la certezza che i DCA possono avere un impatto negativo sull’evoluzione della gravidanza ed aumentare il rischio di esiti avversi. Ad esempio, la relazione tra anoressia e stato di gravidanza si ripercuote sulla sfera psicologica e fisiologica ed ha un impatto rilevante sia sulla madre che sul bambino, sia durante il parto e sia nel post partum. Infatti, il basso indice di massa corporea pregravidico (BMI) della madre è correlato a possibili esiti ostetrici negativi e possibili complicazioni della salute del futuro bambino.

È stato osservato che tutti i sottotipi di DCA materni sono associati ad un rischio doppio di  iperemesi (o vomito gravidico), di rischio maggiore di parto pretermine e di partorire neonati con microcefalia. Tra i DCA l’anoressia nervosa è quella a più alto rischio di gravi conseguenze. Infatti, è il rischio di anemia durante la gravidanza è raddoppiato e il rischio di emorragia ante partum è aumentato in caso di malattia attiva. Di seguito, sono riportati i principali esiti avversi:

  • Aborto spontaneo;
  • Parto pretermine;
  • Scarsa crescita fetale (ridotte dimensioni per l’età gestazionale);
  • Malformazioni;
  • Microcefalia;
  • Anemia da carenza di ferro.

L’importanza di una corretta assunzione di cibo

Arrivati a questo punto, sarà ormai chiaro perché assicurare i nutrienti necessari durante la gravidanza sia una questione di vitale importanza per scongiurare la comparsa di effetti negativi sullo sviluppo fetale. A tal proposito, le donne con DCA sono a più alto rischio di carenza di nutrienti e devono essere osservate speciali soprattutto per quanto riguarda l’apporto di micronutrienti.

È necessario iniziare dalla valutazione della qualità del cibo insieme a quella degli apporti nutrizionali e dell’aumento di peso gestazionale, anche in considerazione dell’aderenza a regimi dietetici quali vegetariani o vegani. In particolare, una donna in gravidanza affetta da DCA è un soggetto più fragile per cui è necessario valutare con più attenzione la variazione del peso gestazione, la presenza, ad esempio, di diabete gestazionale o di comportamenti disfunzionali come l’abuso di sostanze.

Scopriamo alcuni esempi di insufficienze nutrizionali dalle conseguenze importanti. Carenze di vitamine quali la B-2, la B-6 e la B-12; di colina, di betaina e di acidi grassi omega-3 possono essere associate a difetti del tubo neurale dei neonati. Altrettanto importante è garantire in gravidanza un corretto apporto di vitamina D perché non regola soltanto il metabolismo del calcio e la salute delle ossa, ma media diversi processi fisiologici. Infatti, la vitamina D è importante per il sistema immunitario, per la regolazione della proliferazione e della differenziazione cellulare, e per il metabolismo del glucosio.

Come affrontare i disturbi del comportamento alimentare

Fortunatamente, è interessante osservare come i comportamenti alimentari disfunzionali (le abbuffate e la dieta) sembrano migliorare sostanzialmente durante la gravidanza. In particolare, le donne con DCA potrebbero essere fortemente motivate durante la gravidanza a cambiare il comportamento alimentare a favore del loro bambino in via di sviluppo. Infatti, è stato osservato che durante la gravidanza le donne con una storia di DCA hanno di solito una dieta di qualità sufficiente e hanno maggiori probabilità di essere vegetariane. Inoltre, in caso di disturbo da alimentazione incontrollata si registra una riduzione sostanziale delle abbuffate.

In conclusione, è fondamentale identificare quanto prima la presenza di DCA nella madre al fine di preservare la salute psicologica ed evitare pericolose carenze nutrizionali in modo da sostenere una sana e fisiologica gestazione. Infatti, è consigliabile ricorrere ad un intervento precoce per la gestione delle donne in gravidanza con DCA attraverso un team multidisciplinare. In particolare, nel trattamento di pazienti con problemi più rilevanti, quali l’anoressia nervosa, che data la complessità delle possibili complicazioni potrebbe richiedere il ricovero nei casi più gravi. Infine, ulteriori studi sono necessari sia per garantire lo sviluppo ottimale del feto e sia per contribuire alla prevenzione intergenerazionale di DCA.

Fonti bibliografiche

  • “The effects of eating disorders in pregnancy on mother and baby: a review.” Arnold, Charlotte, et al. Psychiatria Danubinasuppl 3 (2019): 615-618.
  • “Eating disorders during gestation: implications for mother’s health, fetal outcomes, and epigenetic changes.” Sebastiani, Giorgia, et al. Frontiers in pediatrics8 (2020): 587.
  • “Eating disorders in pregnant and breastfeeding women: a systematic review.” Martínez-Olcina, María, et al. Medicina7 (2020): 352.
  • Association of Maternal Eating Disorders With Pregnancy and Neonatal Outcomes. Mantel Ä, Hirschberg AL, Stephansson O. JAMA Psychiatry. 2020 Mar 1;77(3):285-293. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2019.3664. Erratum in: JAMA Psychiatry. 2020 Jan 2;: PMID: 31746972; PMCID: PMC6902173.