Come faccio a sapere se mio figlio mangia abbastanza

C’è chi si affitta una bilancia, per monitorare il peso del neonato, e chi si affida alle sole visite filtro. Con l’aiuto del pediatra, scopriamo quando dobbiamo preoccuparci della sua crescita.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Capire se nostro figlio mangi abbastanza non è di poca rilevanza, durante le sue prime settimane di vita, ed i primi mesi. Quando noi mamme veniamo dimesse dall’ospedale, non di rado, ci viene chiesto di tornare dopo qualche giorno, per fare una prima pesata e, a seconda di come sia andata e di altri fattori, possiamo essere richiamate altre volte. Capire se il nostro bambino mangi abbastanza è importante in quanto, se da un lato è fisiologico che il peso cali un pochino dopo il parto, è necessario che esso non scenda eccessivamente nelle settimane a seguire.

In ospedale, professionisti e professioniste sono al nostro fianco per darci indicazioni e sciogliere i nostri dubbi ma, una volta a casa, possiamo sentirci perse. Per evitare di sentirci sole, cerchiamo, anche durante i corsi preparto, di creare legami che saranno importanti duranti i primi giorni a casa.

Ancora di salvezza, tornate alla nostra quotidianità, è il / la pediatra di famiglia, la persona che per molti anni sarà il punto di riferimento per eccellenza. La figura del pediatra è dunque essenziale anche in questa fase iniziale, egli /ella sarà in grado di dipanare le nostre incertezze e consigliarci, qualora il neonato non mangi abbastanza.

Se siete neo genitori o comunque vi stiate domandano se dobbiate o meno preoccuparvi del peso del vostro bambino, il consiglio è quello di confortarvi con il professionista nel quale avete deciso di riporre la vostra fiducia. Noi, ci siamo rivolti al dottor Leo Venturelli dalla lunga esperienza di pediatra, per fare luce su un tema che suscita sempre non poche domande.

Come capire se i bambini mangiano abbastanza

Ci sono neonati che vengono allattati in modo esclusivo al seno della mamma. Neonati che si attaccano subito, tutt’altro che pigri e mamme che hanno la fortuna di non combattere con il proprio latte. Ci sono quelli che prendono sia il latte materno che quello artificiale e quelli che, invece, non vengono mai allattati. I fattori che influiscono su queste scelte sono tantissimi e noi mamme dovremmo imparare a vivere serenamente qualsiasi sia la strada che stiamo percorrendo, l’importante è tenere sempre un canale aperto con gli esperti.

Che il loro alimento sia il solo latte materno o meno, è importante capire se sia sufficiente quanto il neonato beva, per accertarsi che cresca il modo corretto. Ed è per questo che molti di noi  comprano o affittano una bilancia (alcune farmacie offrono questo servizio per pochi euro al giorno) o frequentano settimanalmente i consultori che, tra i tanti incontri e confronti fra neo genitori, danno anche la possibilità di fare le pesate.

Ma come facciamo a sapere se un bambino mangi in modo sufficiente e quanto deve crescere? Ecco cosa ci dice il dottor Venturelli. “Nei primi 3 mesi di vita, vale la regola di una crescita settimanale di circa 180 gr: meglio non scendere sotto i 150 gr, né esagerare con 300 gr a settimana. Quindi una pesata settimanale, durante i primi mesi, può essere un aiuto. Un parametro utile per il lattante, è trovare i pannolini sempre bagnati di pipì, questo è indice di buona introduzione di liquidi. Al momento delle pappe, l’incremento non è più costante e bastano 80 – 100 grammi per settimana, ma ormai il genitore si dovrebbe essere fatto un’ idea della crescita. Ovviamente se un piccolo cresce poco, sarà la valutazione col pediatra a dirimere dubbi e preoccupazioni”.

sapere quanto deve mangiare neonato
Fonte: iStock
Pesare il neonato

Quando preoccuparsi per il peso e cosa fare

Sappiamo che l’OMS consiglia l’allattamento esclusivo almeno sino ai 6 mesi di vita del bambino. Questo non vuol dire smettere a sei mesi: ogni mamma seguirà la propria strada e potrà allattare sino a quando lei ed il bambino ne abbiano voglia.

Con lo stesso svezzamento, infatti, la mamma può continuare ad allattare. Quando, intorno ai 4-5 mesi il bambino comincia a sperimentare nuove consistenze e nuovi sapori, le cose cambiano anche dal punto di vista della sua crescita.

Se il bambino non cresce a sufficienza si tratterà di vedere all’inizio se recupera, aumentando la frequenza delle poppate al seno, vedendo se il piccolo comunque sembra soddisfatto e normale nei suoi atteggiamenti. Se il latte è esclusivo al seno e se non cresce, il colloquio col pediatra potrà portare a scelte di integrazione col latte artificiale o a controlli ravvicinati. Quando invece un lattante cresce poco verso i 6 mesi, l’introduzione dei cibi solidi (le pappe) spesso è  la soluzione del problema, a patto di avere un bambino pronto al passaggio ad un’ alimentazione complementare”.

Sappiamo che, anche quando si tratta di svezzamento, non tutti hanno la stessa curiosità e sono pronti nello stesso momento ad accogliere tutta una serie di novità che vanno da nuovo alimento al nuovo modo di stare seduti a tavola. Cerchiamo, anche in questo caso, di vivere giorno per giorno, senza panico: spesso, le cose cambiano da un pasto all’altro e nostro figlio potrà sorprenderci, in ogni momento.

Ovviamente, valgono le regole base: non lasciare mai soli i bambini, mentre mangiano, anche per vigilare ed intervenire in caso di soffocamento e non metterli davanti a dispositivi, come cellulari, tablet e tv, al momento del pasto, in special modo.

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Fonte: iStock
Quanto deve mangiare il neonato

Svezzamento: come invogliare i più “pigri” a sperimentare

Noi adulti non siamo tutti uguali, non viviamo tutti le stesse tappe nello stesso momento. Questo avviene anche nei bambini. Lo abbiamo visto da quando sono venuti al mondo: alcuni sono più “dormiglioni”, altri sono più “vivaci”, alcuni imparano subito a star seduti o a gattonare, altri si prendono il loro giusto tempo. Non dobbiamo preoccuparci ma sostenere e monitorare.

Questo vale anche per il latte materno prima e per i cibi solidi poi: c’è il neonato che fa più resistenza e quello più vorace. Ecco come conclude Venturelli che, come vedremo, ci consiglia di vivere in prima persona in modo tranquillo, questa fase, per trasmettere serenità a nostro figlio.

“Al momento del passaggio ai cibi solidi il tutto deve avvenire in modo naturale, non forzato. Si passa alle pappe, o comunque ad un’ alimentazione non esclusivamente lattea, quando il piccolo apre volentieri la bocca all’arrivo di qualcosa da deglutire (e non da succhiare), quando sta bene seduto su un seggiolone, quando è curioso e guarda con l’acquolina in bocca l’avvicinarsi del cibo.
Se ci sono problemi, non bisogna forzare i tempi, ma incentivare a portare il cibo alla bocca, attraverso le stesse manine del piccolo: un broccoletto cotto a vapore, un pezzo di banana, un biscotto, durante i primi mesi, possono incoraggiare agli assaggi che il bambino può gradire meglio dei cucchiaini di pappa!  Se poi l’alimentazione è limitata a questi assaggi, si potrà successivamente somministrare il latte materno o artificiale come aggiunta. La pazienza, i buon senso, la tranquillità percepita, nel vedere comunque un bambino felice e allegro, dovrebbero essere la bussola per i genitori”.