Che fine ha fatto Oliviero Diliberto

Oliviero Diliberto è stato ministro della Giustizia prima di lasciare la politica italiana e dedicarsi ad altre attività all’estero

Foto di Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

Giornalista

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv prevalentemente di cronaca, politica, economia e spettacolo.

Oliviero Diliberto è stato ministro della Giustizia, deputato per quattro legislature e militante nel Partito Comunista Italiano prima e nel Partito della Rifondazione Comunista poi. Risulta tra i fondatori del Partito dei Comunisti Italiani, di cui ha ricoperto la carica di Segretario nazionale. Dal 2008 ha iniziato ad allentare il suo impegno nella politica attiva fino a lasciarla definitivamente dal 2014. Sparito dai radar italiani, si è ricostruito una nuova carriera in Cina.

La carriera politica di Oliviero Diliberto

Oliviero Diliberto nasce a Cagliari il 13 ottobre del 1956, nella stessa città si laurea in Giurisprudenza e ottiene una borsa di studio per la Scuola di Perfezionamento in Diritto romano e Diritti dell’Oriente Mediterraneo dell’università Sapienza di Roma. A 13 anni inizia la militanza politica studentesca, avvicinandosi al Partito Comunista Italiano. Nel 1974 si iscrive alla FGCI, il ramo giovanile del partito comunista. Nel 1991, allo scioglimento del PCI, confluisce in Rifondazione. Dal 1994 al 1995 dirige il settimanale del Prc “Liberazione”. Nel frattempo diventa deputato dal 1994 per quattro legislature fino al 2008. Nel 1998 lascia il PRC, nell’ambito della scissione che ha portato alla nascita del PdCI, in quanto contrario alla decisione di Bertinotti di sfiduciare il governo Prodi. Alle elezioni politiche del 2006 è capolista del suo partito in tutte le circoscrizioni per la Camera, ricevendo un nuovo mandato parlamentare dalla maggioranza di esse.

Due volte ministro della Giustizia

Oliviero Diliberto, nel corso della carriera politica, ricopre per due volte la carica di ministro di Grazia e Giustizia nel governo D’Alema I e nel governo D’Alema II, complessivamente dall’ottobre del 1998 all’aprile del 2000. Durante questo periodo è protagonista dell’istituzione ufficiale del GOM, il corpo speciale della polizia penitenziaria, e di un “Ufficio per la garanzia penale”, con compiti “informativi” riguardo ai detenuti, affidato al gen. Ragosa del Sisde. Si occupa anche del caso Silvia Baraldini riuscendo a ottenere il rimpatrio dell’italiana residente negli Stati Uniti e condannata per complicità in azioni di associazione sovversiva , affinché potesse scontare in Italia il resto della pena carceraria comminatale negli USA. Il provvedimento per il caso Baraldini era stato a lungo invocato da molti, soprattutto nell’area dei simpatizzanti della sinistra, per la sproporzione tra reati accertati e pene comminate, ma avversato da altri, e dunque ha acceso polemiche specie negli ambienti politici di destra.

L’attività politica fino al 2008

Concluso l’incarico come ministro, Oliviero Diliberto è eletto segretario nazionale del PdCI e diventa l’unico leader della sinistra che si richiama esplicitamente alla storia politica del Partito Comunista Italiano e alla figura di Enrico Berlinguer. Si distingue inoltre per il suo impegno nel sostenere movimenti pacifisti e si oppone ad alcune missioni militari italiane, ritenute funzionali alle mire espansionistiche degli Stati Uniti,come quella in Iraq. Nel 2004 si presenta alle elezioni europee e ottiene il maggior numero di preferenze nella circoscrizione centro ma decide di restare alla Camera dei deputati lasciando il posto al parlamento europeo a Umberto Guidoni. Nel 2006 viene eletto consigliere comunale di Roma, carica che lascia subito dopo per non accumulare incarichi istituzionali. Nel novembre 2007 è l’unico dirigente comunista italiano ad andare a Mosca, per le celebrazioni in onore del 90º anniversario della rivoluzione d’ottobre. Guida inoltre il suo partito all’adesione alla confederazione della sinistra, La Sinistra Arcobaleno, con PRC, Verdi e Sinistra Democratica. Il 7 marzo 2008 rinuncia a ricandidarsi alla Camera per lasciare il posto di capolista in Piemonte a Ciro Argentino, operaio della Thyssen Krupp e dirigente locale del partito.

L’attività extraparlamentare di Oliviero Diliberto

Il politico ha sempre ritenuto necessaria una riunificazione dei due maggiori partiti comunisti: PdCI e PRC, fatto che avviene per le Elezioni Europee del 2009. La lista non riesce però a superare la soglia di sbarramento per meno di un punto percentuale e non ottiene quindi candidati eletti. Dopo tale sconfitta Diliberto rassegna le dimissioni da segretario, che vengono respinte. Nel novembre 2010 è tra i promotori del 1º Congresso della FdS, Federazione della Sinistra, soggetto politico che avvicina nuovamente PdCI e Rifondazione ad altre forze della sinistra per creare un nuovo soggetto politico che possa tornare a contare nel paese. Tra il febbraio e l’aprile 2011 scrive, insieme a Fausto Sorini e Vladimiro Giacché, il libro “Ricostruire il partito comunista – Appunti per una discussione”. Alle elezioni politiche del 2013 è candidato al Senato della Repubblica come capolista della lista Rivoluzione Civile nella regione Emilia-Romagna a sostegno del candidato premier Antonio Ingroia. La lista non supera lo sbarramento, Diliberto non viene eletto e rassegna di nuovo le dimissioni da segretario del PdCI. Nel 2014 fa parte della Direzione nazionale del Partito Comunista d’Italia che viene sciolto due anni dopo per dare vita al Partito Comunista Italiano. In questi anni, Diliberto lascia la politica attiva per dedicarsi all’insegnamento.

Che fine ha fatto Oliviero Diliberto

Oliviero Diliberto è professore ordinario di Diritto romano e Preside presso la Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma. In passato è stato anche docente di Diritto romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Cagliari, sua città natale. Come esperto di diritto romano ha pubblicato ricerche sulla “cura furiosi” e sull’”episcopalis audientia”. Attualmente è anche Chair Professor presso la Zhongnan University if Economics and Law di Wuhan in Cina. Da un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, starebbe insegnando diritto romano alla Cina con l’obiettivo di aiutare il governo di Xi Jinping ad adottarlo nel proprio codice civile. Sempre nella stessa intervista ha rivelato una curiosa vicenda riguardante la scrivania di Palmiro Togliatti al ministero della Giustizia. Diliberto ha raccontato di averla ritrovata negli scantinati. Al termine dell’incarico, Oliviero sarebbe stato sostituito dal leghista Roberto Castelli che, secondo l’allora ministro in pectore Marcello Pera, avrebbe dichiarato che al suo arrivo l’avrebbe fatta bruciare. Così Diliberto chiese a un funzionario di assegnarla a un ignaro magistrato britannico di collegamento che lavorava in via Arenula. Quando poi fu nominata ministro Paola Severino, telefonò a Oliviero per sapere dove fosse finita e lui gliela fece ritrovare. Il politico ha anche rivelato di essere diventato comunista nel 1969 quando è rimasto folgorato da dei volantini distribuiti dai militanti per strada che promuovevano l’idea che si potesse cambiare i mondo e ha ammesso di essere felice d’essere rimasto fedele agli ideali della sua gioventù.