Antonio Gramsci, politico: biografia e curiosità

Antonio Gramsci è stato il più importante politico del Novecento nonché fondatore e dirigente del Partito Comunista

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Martina Dessì

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Antonio Gramsci, fondatore e dirigente del Partito Comunista, è stato il pensatore di maggior rilievo del Novecento italiano. La sua attività si suddivide in tanti e diversi luoghi simbolo, a partire dalla Sardegna dov’è nato e ha frequentato il liceo. E ancora Torino, dove ha conosciuto la classe operaia e il Partito Socialista Italiano; Mosca, che l’ha visto entrare a far parte dell’esecutivo della III Internazionale e dove ha conosciuto sua moglie Julka Schucht e il carcere di Turi, nei pressi di Bari, dove ha scontato una parte della sua carcerazione e ha scritto la maggior parte di Quaderni, la sua opera più importante.

Gli inizi in Sardegna e Torino

La sua attività inizia prestissimo, in Sardegna, quando già al liceo scrive il suo primo articolo di giornale e lo pubblica su L’Unione Sarda, il maggiore quotidiano locale, grazie all’intercessione di professore che aveva immediatamente individuato le sue grandi potenzialità. A soli 20 anni, nel 1911, vince una borsa di studio e si trasferisce a Torino per iniziare gli studi accademici. Il giovanissimo Gramsci si trova davanti alla principale città industriale d’Italia dove arriva da socialista, dopo aver studiato Marx e aver letto L’Avanti!, il quotidiano di Partito. È però con l’incontro della classe operaia che il suo pensiero si trasforma e inizia l’impegno politico che avrebbe caratterizzato tutta la sua vita.

Così scriveva a sua moglie Julka, molti anni dopo: “Poi ho conosciuto la classe operaia di una città industriale e ho capito ciò che realmente significavano le cose di Marx che avevo letto prima per curiosità intellettuale. Mi sono appassionato così alla vita, per la lotta, per la classe operaia”.

In Piemonte inizia a scrivere per il settimanale Il Grido del Popolo, trasformando il giornalismo nella sua attività principale per molti anni. È anche il periodo delle prime esperienze della militanza socialista e dell’iscrizione alla sezione torinese del Partito. Entra inoltre a far parte della redazione dell’Avanti! e inizia con le conferenze tenute nei circoli operai. Cominciano inoltre a farsi sentire gli effetti della Rivoluzione Russa del 1917, che avrebbe determinato la conquista del potere da parte dei bolscevichi di Lenin. Ad agosto, il mancato approvvigionamento di farina a Torino comporta una violenta rivolta operaia con centinaia di feriti e molti arresti di dirigenti socialisti e operai.

Antonio Gramsci diventa quindi segretario della commissione esecutiva provvisoria della sezione di Torino e inizia ad avvicinarsi alla corrente di estrema sinistra del Partito guidato da Amadeo Bordiga. Nel 1917 pubblica La rivoluzione contro il “Capitale”, sempre sull’Avanti!, in cui sono presenti diversi elementi che dimostrano la sua personale visione del marxismo.

L’ordine nuovo e i consigli di fabbrica

Nel 1919 nasce L’ordine nuovo. Rassegna settimanale di cultura socialista. Con la pubblicazione del primo editoriale dal titolo Democrazia operaia, la rivista esprime la sua posizione in favore dei Consigli di fabbrica, versione nostrana dei soviet russi. Gramsci si oppone così alla corrente riformista del Partito e, insieme ai suoi, ritiene che in Italia fosse possibile una presa del  potere da parte della classe operaia. Prendono quindi parte a diversi consigli di fabbrica, sperando che si estendessero a tutta Italia e che gli operai si alleassero con i contadini: tra il 1919 e il 1920, il giornale diviene il principale punto di riferimento per gli scioperi, le lotte e il tentativo di rivoluzione che viene definito come biennio rosso.

La fondazione del Partito Comunista

Con il Partito Socialista ormai diviso al suo interno, Antonio Gramsci – con la componente comunista di cui faceva parte – costituisce il Partito Comunista d’Italia guidato da Amadeo Bordiga con il sostegno dell’Internazionale e di Lenin. È il 1921 e, dopo il Congresso di Livorno, il Fascismo sta prendendo sempre maggior potere. Ai pochi iscritti del primo congresso dei Fasci di combattimento si aggiungono quelli provinciali, mentre lo squadrismo reprime con violenza molte organizzazioni operaie, in particolare quelle del Nord. All’inizio, non ricopriva ruoli di rilievo all’interno del Partito.

L’incontro con la moglie Julka Schucht

Nel 1922, Antonio Gramsci raggiunge Mosca per rappresentare il Partito Comunista d’Italia nel comitato esecutivo della III Internazionale. Entra così a far parte dell’esecutivo dell’Internazionale comunista ma si ammala presto e viene ricoverato in sanatorio per diverso tempo. A Mosca incontra Eugenia Schucht, figlia di un esule antizarista e successivamente sua sorella Julka della quale si innamora e sposa. Da lei ha due figli, il primogenito Delio e Giuliano, che non ha mai conosciuto perché nato nei primi mesi della sua prigionia. Nel frattempo, Bordiga viene arrestato mentre Gramsci si sposta a Vienna per sostenere il Partito da vicino e che iniziava a soffrire.

Torna in Italia solo nel 1924 a seguito dell’elezione a Deputato e quindi con l’immunità parlamentare. Il Partito Comunista si proponeva così di opporsi al Fascismo ma tra il ’25 e il ’26 molti dei dirigenti vengono arrestati. Gramsci finisce in prigione l’8 novembre 1926 e, due anni dopo, viene condannato a 20 anni di reclusione perché giudicato colpevole di insurrezione, cospirazione, incitamento all’odio di classe e alla guerra civile. Trascorre i primi anni a Turi ma, viste le sue gravi condizioni di salute, viene trasferito in casa di cura a Formia dove muore nel 1937.

Le opere

Opere scritte durante la prigionia

  • Lettere dal carcere – 1926-1937. La prima edizione parziale, del 1947, contiene 218 lettere;
  • Quaderni del carcere – iniziati l’8 febbraio 1929, definitivamente interrotti nell’agosto 1935. La prima pubblicazione è di Palmiro Togliatti con Felice Platone che si occuparono dell’edizione complessiva delle opere di Gramsci.

La nascita in Sardegna e la malattia

Antonio Sebastiano Francesco Gramsci nasce ad Ales il 22 gennaio 1891 da Francesco e da Giuseppina Marcias, di lontana discendenza ispanica. I suoi genitori si sono conosciuti a Ghilarza nel 1883 e solo dopo un anno nasce il primogenito Gennaro. Successivamente, la famiglia si trasferisce ad Ales, dove vengono al mondo Grazietta, Emma e Antonio. Nel 1891, il padre diviene responsabile dell’Ufficio del Registro di Sorgono e qui traslocano. Nascono altri tre figli: Mario, Teresina e Carlo. Tutti insieme si trasferiscono a Ghilarza e qui decidono di stabilire stabilmente.

Intorno ai due anni, Antonio Gramsci si ammala di morbo di Pott o spondilite tubercolare che gli causa deformazione ossea e compromissione della crescita in altezza. Non era infatti più alto di 150 cm. La famiglia è però convinta che la deformità fosse dovuta a una caduta. Ha inoltre sofferto di crisi emorragiche, una delle quali verso i quattro anni che viene trattata in modo maldestro, peggiorando la sua situazione clinica.

Nel 1931 inizia a soffrire di arteriosclerosi e, in seguito alla condizione di detenzione, ottiene una cella singola dove riesce a lavorare meglio. Nel 1935 viene trasferito presso la clinica Quisisana di Roma, dove viene operato per un’ernia grazie alla cognata Tatiana, che copre interamente le ingenti spese mediche. Muore il 25 aprile 1937 in seguito a un’emorragia cerebrale che gli è stata fatale.