Amedeo Nazzari, attore: biografia e curiosità

Amedeo Nazzari è stato un grandissimo attore del cinema italiano. Ha lavorato con i migliori registi e conquistato il pubblico con oltre 80 film

Foto di Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

Giornalista

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv prevalentemente di cronaca, politica, economia e spettacolo.

Amedeo Nazzari è stato uno dei più grandi attori del cinema italiano, soprattutto negli anni in cui la cinematografia del Bel Paese era ammirata e stimata in tutto il mondo. Con oltre 80 film e la direzione di alcuni dei migliori registi come Alberto Lattuada, Dino Risi, Sergio Corbucci, Federico Fellini e Mario Monticelli, ha conquistato un pubblico vastissimo che lo ricorda nei ruoli di eroe popolare, uomo dalla voce profonda e personaggio in fuga. Proprio grazie al film di Lattuada, “Il bandito”, in cui ha recitato con Anna Magnani, l’attore sardo ha ottenuto il Nastro d’argenti come miglior attore protagonista. La carriera e cosa sapere su Amedeo Nazzari.

Le origini di Amedeo Nazzari

Amedeo Nazzari è nato il 10 dicembre del 1907 a Cagliari da Salvatore Buffa, proprietario di un pastificio e da Argenide Nazzari. Il vero nome è infatti Amedeo Carlo Leone Buffa, mentre prenderà il nome d’arte dal nonno materno che si chiamava appunto Amedeo Nazzari. Alla morte del padre, quando aveva 6 anni, la madre si trasferisce con lui e le sue sorelle a Roma. Nella Capitale studia in un collegio di padri salesiani e, attraverso le prime recite scolastiche, si appassiona al teatro e ai palcoscenici, arrivando ad abbandonare in seguito gli studi d’ingegneria per diventare attore. L’esordio da professionista è nel 1927 con la compagnia di Dillo Lombardi, per passare negli anni successivi a compagnie più importanti come quelle di Annibale Ninchi, di Memo Benassi e di Marta Abba. Qualche anno dopo, nel 1935, l’attrice Elsa Merlini gli offre una parte ad Amedeo nel film “Ginevra degli Almieri”. Ma la pellicola non ha successo e Nazzari torna a teatro. Non passa neanche un anno che un’altra attrice intuisce le doti dell’interprete sardo. Questa volta si tratta della grandissima Anna Magnani, all’epoca ancora giovane artista emergente e moglie del regista Goffredo Alessandrini. È lei a convincere il marito ad affidare una parte a Nazzari in “Cavalleria. Questa volta, la prestanza fisica dell’attore, arricchita dal fascino della divisa, nel ruolo del tenente Solaro, contribuisce non poco al successo del film che, presentato alla Mostra del Cinema e poi proiettato in tutte le sale d’Italia, fu uno dei maggiori incassi del 1936.

Il successo di Amedeo Nazzari

Nel 1938 recita in uno dei suoi film più famosi: “Luciano serra pilota”. Anche in questo caso indossa la divisa e viene diretto sempre da Alessandrini. La pellicola è un altro successo e Nazzari diventa un volto noto. Tutti lo vogliono e all’attore arrivano tantissime offerte di lavoro. In questo periodo nasce però anche la fama di personaggio scomodo e poco docile, probabilmente a causa delle continue discussioni con i produttori per intervenire sui dialoghi dei film e per suggerire cambi di sceneggiatura non previsti nei copioni. Lavora ancora con Alessandrini per il quale interpreta il protagonista in “Caravaggio, il pittore maledetto”. Per il ruolo, nel 1941, alla IX Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, riceve dalle mani del Conte Volpi la Coppa del Ministero della cultura popolare come miglior attore. La consacrazione definitiva arriva con il film successivo “La cena delle beffe”, un dramma in costume che si svolge nella Firenze medicea e diretto da Alessandro Biasetti.

I film del dopoguerra e i melodrammi

Altri film importanti della carriera di Nazzari sono “Un giorno nella vita” di Biasetti, in cui l’attore sardi interpreta un capo partigiano e “Il bandito” di Alberto Lattuada che gli fa ottenere il Nastro D‘Argento come miglior attore. Affianca poi Irasema Dilian in “la figlia del capitano” di Mario Camerini e recita con alcuni attori emergenti come Vittorio Gassman e Silvana Mangano. Amedeo Nazzari è anche ricordato per il dramma popolare “Catene”, diretto da Raffaello Matarazzo e con Yvonne Sanson. Il film viene premiato da un enorme successo di pubblico al botteghino e dà il via a una lunga serie di pellicole strappalacrime seguitissime per tutta la prima metà degli anni ’50. L’attore sardo, sempre con la Sanson e diretto da Matarazzo, diventa l’uomo dei melodrammi recitando in “Tormento”, “i figli di nessuno”, “Chi è senza peccato”, “Torna!”, “L’angelo bianco” e “Malinconico autunno.

I ruoli impegnati, la Tv e la morte

Tra gli anni ’50 e ’60 lavora con grandissimi registi in ruoli di rilievo. È un coraggioso magistrato napoletano che si oppone alla camorra in “Processo alla città” di Luigi Zampa, poi un ufficiale contro i briganti in “Il brigante di Tacca del lupo” di Pietro Germi, e fa il verso a se stesso nelle parti di un divo in decadenza in “Le notti di Cabiria”. Quando si apre la stagione della commedia italiana, Nazzari rifiuta di interpretare questo tipo di copioni e inizia ad apparire sempre meno al cinema. Negli anni ’60 si sposta in Tv dove è protagonista dei rifacimenti televisivi di due dei suoi film più celebri: “La cena delle beffe” e “La figlia del capitano”. Compare in diversi programmi come “Settevoci” e “Studio Uno” e conduce “Gran premio”. Gira alcuni spot e prende parte alla miniserie “La donna di cuori”. Negli anni ’70 una grave forma d’insufficienza renale lo costringe a sottoporsi settimanalmente a dialisi. Il 5 novembre del 1979 muore nella clinica Villa Claudia di Roma per un collasso cardiorespiratorio.

Curiosità e vita privata

Nel 1957 Amedeo Nazzari sposa Irene Genna, un’attrice italo-greca, dalla quale un anno più tardi ha la figlia Maria Evelina, anche lei attrice. Pochi mesi dopo la morte del padre, Evelina ha il primo figlio Leonardo. Riguardo alle curiosità sull’attore sardo, grazie a un timbro di voce profondo e virile e a una buona dizione, Nazzari è uno dei pochissimi attori italiani della sua epoca a non essere mai stato doppiato. È stato membro della massoneria. Ha detto no alla proposta di Hollywood di girare un film con Marilyn Monroe per la difficoltà di recitare in inglese: si trattava di “Facciamo l’amore”. In “La cena delle beffe” l’interprete sardo pronuncia la sua battuta più celebre: “e chi non beve con me, péste lo cólga!”, che ripetuta da tutti, esasperando l’accento sardo del protagonista, diventerà col tempo un tormentone. Chiamato in Argentina per un film, rifiuta la parte di un italiano criminale e corrotto perché non vuole diffamare il suo paese. La notizia arriva a Evita Peron che, dopo essersi fatta illustrare il copione, prende le difese dell’artista e gli offre di rimanere nel Paese per conoscere alcune famiglie di emigrati italiani.