“Non chiamatemi icona, mi imbarazza”: Sandra Milo si raccontava senza filtri

Dagli anni '60 al fianco di Fellini e Mastroianni a quando scoprì Instagram e osservava con curiosità le influencer. Intervista a Sandra Milo che - pur non volendo esser definita icona - lo è

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

Sandra Milo, la “Sandrocchia” del nostro Cinema, si è spenta a 90 anni. Ma la sua vitalità, simpatia, solarità resteranno immortali, come alcuni suoi film. Lo stesso calore ed entusiasmo che ci aveva travolti quando l’avevamo sentita durante la Pandemia e ci aveva raccontato dei suoi nuovi progetti, dell’amore per i suoi figli e di Federico Fellini.

Sexy ma elegante, eccessiva ma infantile, Sandra Milo ha interpretato nella sua lunghissima carriera molte donne diverse, rimanendo semplicemente se stessa. Dopo un brevissimo passato da modella che – come ci raccontava – le aveva regalato il soprannome “Milo”, era divenuta la musa di alcuni tra i più importanti registi italiani, in particolare Federico Fellini, che la rese un’icona grazie ai suoi capolavori e Giulietta degli Spiriti.

Con Fellini, Sandra ha avuto una delle più belle storie d’amore della sua vita. Non l’unica certo, ma di un’intensità difficile da replicare. Poi gli anni ’80, la relazione con Bettino Craxi, la militanza nel Partito Socialista e molta, molta televisione.

Non solo magia e riflettori, la vita di Sandra Milo le aveva presentato negli ultimi anni anche molti dolori, tra cui i problemi economici e i guai con il fisco. Eppure, Sandra era riuscita sempre ad affrontare tutto. E a rialzarsi, come tutte le grandi donne, sempre pronte a rimettersi in gioco. Come aveva fatto anche durante la quarantena del 2000, che l’aveva portata a scoprire Instagram, approcciato sempre a modo suo. Quando la avevamo contattata ci aveva raccontato questo e molto altro in una lunga chiacchierata “a distanza di sicurezza”, ma più vicina che mai.

La nostra intervista, realizzata ad aprile 2020.

Come si sente?
Io bene, per fortuna. Proprio in questi giorni ho iniziato a scrivere una piccola storia che parla di quando ero bambina. C’era la guerra, la fame, i bombardamenti, le sofferenze, ma poi è arrivato il 25 aprile, la Liberazione. Tutto è ricominciato in maniera fantastica per l’Italia: avevamo un entusiasmo, una voglia di riprendere e di riprenderci le nostre vite. Avverrà anche per noi, ricominceremo a costruire le vite che abbiamo lasciato in sospeso, le nostre famiglie e il nostro lavoro. Io lavoro da quando avevo dodici anni e mi manca molto, anche per la mia sussistenza. Quel poco che avevo messo da parte me lo hanno sequestrato e quindi ho bisogno di lavorare, come tutti.

Il mondo dello spettacolo sta vivendo un momento di particolare sofferenza.
Per fortuna non lo vedo in pericolo, perché l’uomo ha sempre avuto bisogno dell’arte e sempre ne avrà. Certo, è un settore che fatica in questo momento. Il Coronavirus ci ha colti tutti impreparati, ma non avremmo dovuto dimenticarci che questo rischio c’è sempre stato e sempre ci sarà. Mia madre si ammalò di influenza spagnola, un’epidemia che fece nel mondo cinquanta milioni di morti. Eppure vede, l’uomo si è sempre arrangiato e mai si è perso d’animo, ha trovato il modo per sopravvivere anche spiritualmente.

La sua fede la sta aiutando in questo momento particolare?
Molto, prego tutti i giorni e mi sento amata. Mi fa piacere crederlo, mi aiuta molto. Per me è una prova dura, ma poi penso a tutti quelli che hanno perso i loro cari senza potergli dare neanche un saluto o un addio. Dev’essere terribile per le persone morire da sole, senza chi hai sempre amato e ti è sempre stato vicino.

Grazie ai figli, lei ha superato molte difficoltà. Com’è Sandra Milo da mamma?
Sono la classica mamma italiana: i figli vengono prima di me. Non so cosa farei per loro, sono sempre molto protettiva nei loro riguardi, a volte anche sbagliando. Penso sempre che sarei molto felice se oggi potessi avere qui con me mia madre, perché la mamma è un punto di riferimento, un appoggio, un porto sicuro. E in un mondo così incerto come quello che viviamo in questo momento, è un valore immenso.

I valori cambiano, ma la mamma resta un punto di riferimento. Anche la tv è cambiata molto negli ultimi anni: si ritrova in quella di oggi, decisamente meno elegante rispetto a quella del passato?
Non sono rimasta legata soltanto all’ombra del mio passato, sono molto proiettata nel presente. Vivo il momento per quello che è. Non lo discuto, lo accetto. Per questo, ho deciso qualche anno fa di mettermi in gioco e partecipare anche io ad un reality, “L’isola dei famosi”. Non si può vivere di rimpianti: se hai avuto un momento bellissimo, sei stata fortunata. Se il presente è questo va bene, dobbiamo solo viverlo.

Sandra Milo
1956, Festiva del Cinema di Venezia (Photo by Bob Hope/Mirrorpix via Getty Images)

Un passo indietro agli anni ’60 – però – me lo concederà, visto che è considerata un’icona di quegli anni. A proposito, cosa significa per lei essere un’icona?
Devo dire la verità che mi sorprendo sempre un po’ quando mi definiscono “icona”, come se fosse rivolto ad un’altra persona e non a me. Mi sento prima di tutto un essere umano, una mamma e una donna. Tutto il resto mi fa ovviamente piacere, ma mi stupisce e un pochino mi imbarazza. Ora che ho – da poco – aperto un profilo su Instagram, la gente mi scrive delle cose veramente amorevoli, tanto che mi commuovo a leggerle e mi sembra addirittura strano le dicano proprio a me.

A proposito di Instagram, come sta andando?
E’ un gioco che faccio assieme a mia figlia Azzurra, ci fa stare più unite in questo particolare momento. E’ nato davvero casualmente, grazie a questo personaggio dell’indovina Amuchina. In questo periodo mi sentivo così inutile: soldi non ne ho, non sono un medico, non sono neanche una donna giovane che possa prestare il suo aiuto a chi ne ha bisogno. Allora mi sono inventata questo personaggio con l’intento di regalare qualche sorriso alla gente. Può essere di conforto pensare che una donna alla mia età abbia ancora voglia di fare queste cose, dovrebbe essere da spinta anche per i giovani.

I giovani ci stanno anche troppo su Instagram, tutti che vogliono diventare influencer…
Le influencer sono a modo loro delle persone intelligenti che si sono ritagliate uno spazio e inventate un lavoro. Non so quanto durerà, ma non ha importanza, ne troveranno poi un altro modo di guadagnare. L’importante è creare.

Anche negli anni ’60 si creava, pur senza Instagram. Lo dimostrano i film che ancora oggi tutti apprezziamo: cosa le manca di quel Cinema?
Mi manca molto il metodo con cui si facevano i film, l’arte oggi è cambiata, ha tutto un altro valore. Come le dicevo prima, non si può vivere nel passato, non c’è più. Sicuramente si può ricordare come qualcosa di bello, prenderlo anche da esempio, però il cambiamento avanza. Pensi come questo virus ci ha cambiato la vita in così poco tempo. Tutto evolve e non si può dire se in meglio o in peggio.

Tra le attrici di oggi vede qualcuna che potrebbe essere considerata sua erede?
Claudia Gerini, Giulia Michelini, Cristiana Capotondi, ci sono molte brave attrici, di certo non mancano. Quello che manca oggi sono le occasioni: di film se ne fanno pochi e sempre di corsa, al risparmio, con gli sponsor.

E il concetto in sé di bellezza, quello com’è cambiato tra ieri e oggi?
In tutte le epoche la bellezza c’è sempre stata e si è sempre celebrata. Era un tipo di bellezza diverso rispetto ad oggi, adesso la bellezza è un articolo quasi da supermercato, che tutti possono ottenere. Lo fanno in tante, che pur non essendovi nate, sono capaci di trasformarsi in bellissime donne. E’ lo specchio dei tempi in cui l’immagine è importantissima, c’è una corsa alla cura della percezione visiva, a discapito dello spirito e della bellezza interiore.

Prima vi era però un’identificazione maggiore con l’aspetto fisico, una ragazza bionda non poteva essere anche intelligente…
Un tempo la donna bella non poteva permettersi il lusso di essere anche intelligente. Oggi, a parte quelle che si battono ardentemente per i diritti delle donne, le altre non è che se ne preoccupino molto. Curano molto il loro aspetto fisico, senza pensare che la bellezza non è più un valore, è ormai dappertutto.

Sandra Milo non è il suo vero nome: mi racconta come è nato?
Ero arrivata a Roma da poco e uno dei grandi fotografi dell’epoca mi fece un servizio alle cascate di Tivoli, nel quale ero ritratta coperta solo da qualche foglia. Un giornale di allora – che erano come la televisione oggi, potevano lanciare un personaggio in pochissimo tempo – pubblicò il servizio con questo titolo in copertina: “La Milo di Tivoli”. Proprio in quel periodo iniziai a diventare famosa in tutta Italia, allora decisi di tenermi il nome “Milo”. Mi ha portato fortuna e me lo sono tenuto.

Che ricordo ha di Marcello Mastroianni?
Era un attore meraviglioso e questo lo sanno tutti, ma era anche un uomo fantastico. Molto semplice, intelligente, colto, curioso, appassionato della vita e faceva tutto con una grande naturalezza. Eravamo molto amici, lui stava volentieri con me a parlare ma non abbiamo mai avuto nient’altro che una meravigliosa amicizia. Di lui le donne si innamoravano pazzamente, tutte tranne me: io non mi sono mai innamorata di lui.

Ma è vero che Fellini dovette spingere molto per averla in “8½”?
Sì, fu mio marito ad opporsi al mio ritorno sulla scena. Avrei dovuto recitare anche in “Amarcord”, ma all’ultimo dissi di no per i problemi in casa che avevo con mio marito e con i figli. Pensi che il produttore non voleva più fare il film. Alla fine presero Magali Noël al posto mio, ma le fecero vedere il provino che avevo fatto affinché somigliasse il più possibile a me. L’aveva fatta venire apposta a Roma dalla Svizzera il produttore, Franco Cristaldi. Lei si truccò e cercò di muoversi esattamente come me, riuscì proprio ad imitarmi.

Sandra Milo e Federico Fellini
Federico Fellini e Sandra Milo sul set di “Giulietta degli spiriti”, 1965 (Photo by Pierluigi Praturlon/Reporters Associati & Archivi/Mondadori Portfolio via Getty Images)

Come ha fatto a vivere per così tanti anni il ruolo di amante di Federico Fellini senza mai farlo notare sul set?
Siamo stati bravi, nessuno ci ha mai scoperti in così tanti anni, nonostante quello del cinema sia un ambiente insidioso che richiede molta attenzione.

Forse oggi sarebbe diverso, con tutti i cellulari e le fotocamere.
È probabile, ma non ho mai più vissuto una storia così.

Oggi cos’è per lei l’amore, Sandra?
E’ sempre stata la mia prima ragione di vita e sempre continua ad esserlo. Mi aiuta perfino nella salute, mi fa star bene. L’amore – quando c’è – sopravvive a gravi disagi, gli stessi che ho attraversato io nella vita. Però ti illumina talmente, che alla fine riesci a superarli.

Lei crede nell’amore in età matura?
Dipende, l’amore è in tante cose: c’è l’amore per gli animali, quello per i figli, l’amore per se stessi, l’amore per Dio. L’amore è infinito, ha tanti aspetti.

L’amore per la politica? Lei ha militato nel Partito Socialista ed è stata molto vicina a Craxi.
Io sono socialista da quando avevo 12 anni. Gli anni ’80 sono stati un periodo pieno di energia, di valori. Mi auguro che torni un periodo così per l’Italia, anche dal punto di vista creativo. Sono stati anni bellissimi, tutti gli italiani avevano anche due, tre lavori. C’è stato un boom economico ed è stato anche un momento di grande fioritura delle ideologie, me lo ricordo come un periodo fantastico.

Il futuro del nostro Paese come lo vede invece?
Penso che le cose dipendano da noi, se solo ci accorgiamo che ce l’abbiamo in mano e che abbiamo ancora tanto di belle da fare.

C’è qualcosa di cui ha paura?
No, le mie paure sono solo legate ai miei figli e ai miei nipoti. In questo momento abito con la più piccola, Azzurra. Ma Ciro e Debora non li vedo dai primi di marzo e così anche i nipoti, li sento solo al telefono. La prima cosa che farò appena sarà finita questa epidemia, andrò ad abbracciarli tutti.

E poi?
Tornerò a lavorare, subito dopo. Sono una donna instancabile.